Angelo Branduardi – Alla Fiera dell’Est: il vero (e sorprendente) significato [VIDEO]

Fiera
Credits: Angelo Branduardi / YouTube
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Tutti conosciamo a memoria la sequenza di Alla Fiera dell’Est di Angelo Branduardi. Ma ve ne siete mai domandati il vero significato? Eccolo spiegato

Alla fiera dell’est, per due soldi / Un topolino mio padre comprò / E venne il gatto, che si mangiò il topo…” Lo sapete tutti come fa poi, vero? Non occorre aver vissuto per forza negli anni ’70, all’era dei grandi cantautori, per conoscere questo celebre ritornello cantato da Angelo Branduardi.

Ma vi siete mai domandati quale significato abbia realmente la “catena” a matrioska che si dipanda nel corso del famoso brano folk del 1976, allungandosi sempre di più una sequenza evidentemente metaforica? Perché, e ca va sans dire, chiaramente il musicista milanese non ha certo scelto immagini causali per la sua cantilena.

Ebbene, oggi vi raccontiamo tutto per filo e per segno. La primissima cosa da sapere è che il brano non è esattamente originale, ma è ispirato ad un canto pasquale ebraico dal titolo Chad Gadya. Traduzione: un capretto. Infatti è il capretto, e non il topolino, che nel testo originale viene comprato per due zuzim (due soldi) dal padre del narratore.

Tutte le immagini che seguono ricorrono quindi a comporre una sorta di storia del popolo di Israele, a partire dal capretto che richiama l’agnello pasquale, con il cui sangue in Egitto gli israeliti marchiarono le loro porte, come ricorderete, per sfuggire alla decima piaga che afflisse gli abitanti di quelle zone secondo i testi sacri.

L’agnello (o il capretto) rappresenta quindi la salvezza di Israele e, come tale, personifica quel popolo stesso. Da lì, ripercorriamo la storia di queste genti perennemente perseguitate, in un meccanismo continuo di “pesce grande mangia pesce più piccolo”, risalendo tramite varie immagini a tutte le popolazioni, regni o imperi che nei secoli hanno sottomesso gli israeliti o causato loro sofferenza.

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