Franco Battiato è stato uno dei cantautori (ma potremmo dire artisti) più importanti della novecento italiano, rappresentando un caso unico difficilmente catalogabile. Battiato inizia infatti la sua carriera nella musica leggera, per virare ben presto sulla musica sperimentale e avanguardistica (in particolare i primi dischi, Fetus e Pollution).
La svolta arriva nel 1979 con l’album L’era del cinghiale bianco. Qui troviamo per la prima volta alcune delle caratteristiche che faranno di Battiato il simbolo della musica italiana che tutti conosciamo. Il cantante siciliano unisce ai testi autoriali una musica sempre più tendente al pop: sono gli anni del disimpegno. Battiato tende infatti a eludere l’impegno politico che domina la canzone d’autore in quegli anni.
Sono anni segnati da forti proteste, anche in campo musicale, con i celebri “assalti” per interrompere i concerti e i “processi” ai cantanti rei di non impegnarsi politicamente.
La voce del padrone
Nel 1981 esce La voce del padrone, il maggior successo commerciale di Franco Battiato. Dopo le esperienze di L’era del cinghiale bianco e Patriotsil cantante continua sulla scia del successo, creando canzoni dalle melodie orecchiabili e dai testi decisamente importanti.
Uno dei brani più belli e che ha resistito al tempo è senza dubbio Bandiera bianca, un canto di protesta contro tutto e tutti. Il brano è un chiaro esempio dello stile di Battiato: dal suo citazionismo tendente al colto allo stile sferzante nella critica.
Ecco l’analisi di un testo chiave nella storia della musica italiana.
Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare.
Franco Battiato inizia con un’evidente citazione al Mr. Tambourine Man di Bob Dylan. La “voglia di scherzare”, di leggerezza, è finita. Gli anni ’60, le proteste e i movimenti di quegli anni sono finiti, ed è dunque ora di “rimettersi la maglia”. I tempi, però, stanno per cambiare, in un’altra citazione a Dylan, questa volta aThe Times They Are a-Changin‘.
Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.
Con questa frase Battiato cita il famoso brano di Alan Sorrenti, ma criticando l’ossessione dell’età moderna verso il denaro.
Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali. E avete voglia di mettervi profumi e deodoranti siete come sabbie mobili tirate giù uh uh.
Qui Battiato si lancia contro la politica, specialmente verso i programmi televisivi di scontro politico molto in voga in quegli anni.
C’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero.
In questo noto verso il cantante fa una forte autoironia. Battiato era solito infatti, in quegli anni, portare degli occhiali da sole neri (anche di notte).
Uh! com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano.
Qui la citazione è più difficile. Battiato si riferisce al patetismo delle canzoni sanremesi, in particolare al prototipo Son tutte belle le mamme del mondo di Giorgio Consolini, peraltro già parodiata da Francesco Guccini in Di mamme ce n’è una sola dell’album Opera buffa.
Quante squallide figure che attraversano il paese, com’è misera la vita negli abusi di potere.
Battiato critica la società e gli abusi di potere, nella politica come nel mondo del lavoro.