La seconda strofa ripete la parte relativa al ciclo litigio-sonno-colazione, ma rivela una rottura nell’equilibrio. Il litigio erompe ancora, più violento che mai; la colazione come soluzione calmierante ottiene un effetto opposto, portando la ragazza a tossire via il suo rancore (tremendo per lui come colpi di arma da fuoco) e ad attaccare con rabbia l’altro, fino a ferirsi.
“She bruises, coughs, she splutters pistol shots Hold her down with soggy clothes and breezeblocks She’s morphine, queen of my vaccine My love, my love, love, love (La la la la)“
“Lei si ferisce, tossisce, farfuglia colpi di pistola Trattenerla con vestiti bagnati e blocchi di cemento Lei è morfina, regina del mio vaccino Amore mio, amore mio”
Ma attenzione: potrebbe essere lui a procurare dei lividi a lei (bruises sono tipicamente i lividi e le contusioni sul corpo derivanti da un’aggressione fisica). Ce lo suggerisce il ritorno dell’immagine dei blocchi di cemento, associata ad un bisogno della presenza della donna che funga, come un antidolorifico o un vaccino, per l’uomo da condizione essenziale per la sua stessa esistenza (e resistenza).
Ecco perché non può lasciarla andare e non gli rimane altra scelta. Il finale è terribile e ci viene svelato da un ultima frase inedita inserita nella ripetizione della prima strofa: “Germolene, disinfettare la scena”. Il germonele è un antisettico che il nostro lui (un assassino, a questo punto) utilizza per disinfettare la scena del delitto ed eliminare tracce e impronte.
“Please don’t go, please don’t go I love you so, I love you so Please don’t go, I’ll eat you whole I love you so, I love you so, I love you so“
“Per favore non andare, per favore non andare Io ti amo tanto, io ti amo tanto Per favore non andare, ti mangerò intera Ti amo tanto, tanto, tanto”.
La parte conclusiva, musicalmente concitata, descrive il compiersi del delitto. Mentre uccide l’amata l’uomo ripete tra sé, quasi spasmodicamente: “Non andare, ti amo tanto”. E fa quindi in modo, in una maniera terrificante, che lei non possa andare da nessuna parte. Mai più.
Non è finita. In un altro riferimento a Where the Wild Things Are, l’omicida inizia a ripetere le parole “Ti mangerò intera”. Nel romanzo questa è poco più che una frase fantasiosa da filastrocca, ma qui richiama un gesto estremo di cannibalismo che, ancor più dell’assassinio stesso, consenta all’uomo di riappropriarsi dell’amore della ragazza (e del suo corpo) in maniera definitiva e stomachevole.