Da sempre il mondo dei videogiochi è arricchito da una pletora di leggende metropolitane e fantasie terrificanti, spesso infondate. Spesso. Nel caso di Sonic The Hedgehog, e specialmente del videogioco del 1993 Sonic CD per Sega CD Genesis, la verità sta un po’ a metà strada. Perché la terrificante schermata di test che vedete qui sotto esisteva davvero.
Per accedervi, una volta inserito il gioco, si doveva digitare una sequenza di tasti che in effetti sembra un po’ una specie di codice da incubo, per via della sua peculiarietà. Giù, giù, giù, sinistra, destra, A. Una volta giunti alla schermata di test audio vera e propria (prevista ed ufficiale), bisognava poi digitare FM no. 46, PCM no. 12, DA no. 25, e premere start.
Ed ecco… questa cosa. Indefinibile. L’elemento più distrurbante, inutile nasconderlo, è la ripetizione sullo sfondo di figure che ricordano vagamente quella di Sonic ma in viso sembrano più una delle maschere demoniache dei samurai giapponesi, come Jin Sakai o Yoshimitsu di Tekken.
Non aiuta il colore blu su sfondo violetto, e c’è poi il messaggio della scritta in giapponese: “Il divertimento è infinito con Sega Enterprises.” Firmato, attenzione, Majin: che in giapponese vuol dire nientemeno che… diavolo. Pensiamo al Majin Bu di Dragon Ball. Per completare l’effetto creepy, in sottofondo si odono le risate distorte dell’antagonista del gioco, il dr. Robotnik (Eggman).
Tremendo, ma di che cosa si tratta esattamente? Prima di tutto, sarebbe “solo” un easter egg, per quanto rivisto oggi certamente appaia tremendo. E Majin sarebbe stato solo il soprannome d’infanzia del game desinger Masato Nishimura. Nessun messaggio dall’aldilà o dall’inferno, quindi.
E nemmeno, come si è creduto per anni, una schermata anti-piracy. Nel corso degli ultimi anni e con la cultura di Internet la curiosità attorno a questa dimenticata immagine del 1993 si è diffusa sempre più, dando luogo (com’è comprensibile, vista la sua natura perlomeno “bizzarra”) a voci e dicerie a non finire.
Compresi vari creepypasta, che alcuni di voi ricorderanno essere storie da incubo spesso ambientate nel mondo dei videogiochi e che coinvolgevano temi grotteschi e disturbanti, così chiamate per essere copiate e incollate in giro per ogni angolo della rete. Oggi non sono più così diffusi.
In ogni caso, questa famosa “scary test screen” o “creepy test screen”, come viene ancora oggi variamente chiamata, non è nient’altro che una specie di scherzo “di cattivo gusto”, diciamo così. Che per i programmatori giapponesi dell’epoca, evidentemente, sembrava divertente. Oggi potrebbe farci venire gli incubi.