I 10 Film Neo-Noir migliori di sempre [LISTA]

Personaggi sinistri, luci e ombre, omicidi scottanti, asfalti roventi, dialoghi esilaranti: il neo-noir in 10 titoli indimenticabili.

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05) The Killer (1989) – John Woo

The Killer (1989), John Woo, neo-noir d'azione

Durante uno scontro a fuoco, il killer Ah Jong (Chow Yun-fat) acceca inavvertitamente la cantante Jennie (Sally Yeh). Mosso dai sensi di colpa, l’uomo decide quindi di accettare un lavoro rischioso per pagarle un trapianto oculare, nella speranza di restituirle la vista. Una volta compiuta la missione, però, Ah ha alle calcagna la polizia e subisce un attentato. Qualcuno lo ha tradito…

Prodotto da Tsui Hark, altro nome autorevole nel panorama del cinema action orientale, The Killer è un neo-noir che fonde sapientemente azione e sentimenti. In particolare, Ah Jong è ricalcato sull’immagine di Jef Costello, protagonista dell’influente noir francese Le Samourai (Jean-Pierre Melville, 1967). Seppur meno freddo, anche Ah, come Jef, è un assassino esistenzialista, ossia dotato di un proprio codice e di una propria morale.

Onore, amicizia e sentimento sono i temi principali del film. L’incidente scatenante è il senso di colpa misto ad attrazione di Ah nei confronti della cantante Jennie. Quest’ultima, a sua volta, incarna l’innocenza e la bellezza in un mondo dominato da odio, tradimento e violenza. Il rapporto di amicizia che si instaura tra Ah e l’ispettore Li (Danny Lee), invece, suggerisce due aspetti. Innanzitutto, chi è buono è destinato a rimanere tale anche se intraprende un percorso sbagliato; poi, buoni o cattivi che siamo, il destino è uguale per tutti.

John Woo mette in scena concitate sequenze d’azione con una maestria senza pari. Dopo aver accumulato la tensione, il regista la rilascia con inseguimenti mozzafiato in auto e barca e sparatorie sapientemente coreografate. Inoltre, reduce da A Better Tomorrow, (John Woo, 1986), Chow Yun-fat si riconferma come un’icona del genere action.

06) Le iene (1992) – Quentin Tarantino

Le iene (1992), Quentin Tarantino, neo-noir atipico

Un gruppo di otto rapinatori tenta un grosso colpo in una gioielleria. Il colpo, però, fallisce e Mr. Brown (Quentin Tarantino) muore, mentre Mr. Blue (Edward Bunker) e Mr. Blonde (Michael Madsen) scompaiono. Mr. Orange (Tim Roth), gravemente ferito, è accompagnato da Mr. White (Harvey Keitel) in un rifugio provvisorio. Gli altri sopravvissuti si radunano quindi con White per vederci chiaro: pare esserci una spia tra loro…

Neo-noir atipico, come tutta la filmografia del regista, Le iene rappresenta lo splendido esordio cinematografico di Quentin Taratino. Questi elabora una vera e propria dichiarazione di poetica: destrutturazione narrativa, dialoghi esilaranti per costruire la tensione, situazioni grottesche, fiumi di sangue e sottili citazioni cinematografiche.

A proposito di queste, citiamo a esempio The Blues Brothers (John Landis, 1980) e A Better Tomorrow II (John Woo, 1987) per i vestiti. Lo stallo alla messicana, invece, deriva da Il buono, il brutto, il cattivo (Sergio Leone, 1966), mentre la scena dell’orecchio da Django (Sergio Corbucci, 1966). I punti salienti della trama, infine, ricalcano fortemente la sinossi di City on Fire (Ringo Lam, 1987). Ma come sempre è una grande sfida riconoscere tutti i rimandi.

Tarantino dirige un cast stellare di attori già affermati o esordienti. Tra questi segnaliamo Harvey Keitel, nello stesso anno protagonista di un altro significativo neo-noir, Il cattivo tenente, di Abel Ferrara. La fotografia spetta ad Andrzej Sekula, che affiancò Tarantino anche in Pulp Fiction (1994) e firmò anche cult come American Psycho (Mary Harron, 2000). L’eclettica colonna sonora vanta tracce appartenenti all’infanzia del regista.

Atmosfere che troviamo anche nel successivo Pulp Fiction, che continua il discorso iniziato da Le iene e che lancerà Tarantino definitivamente nell’olimpo del cinema americano.

07) Sydney (1996) – Paul Thomas Anderson

Sydney (1996) - Paul Thomas Anderson

Un uomo di nome Sydney (Philip Baker Hall) decide di prestare soccorso economico a un ragazzo rimasto senza soldi (John C. Reilly). John, questo il nome del giovane ormai alle strette, acconsente a seguire i consigli del primo, che si rivela un giocatore d’azzardo professionista. Una puntata dopo l’altra, il ragazzo inizia a racimolare una somma di denaro sempre maggiore. Ma perché Sydney vuole aiutarlo?

Sydney, che in italiano ha mantenuto il titolo di lavorazione originale, è l’ispirato esordio alla regia di Paul Thomas Anderson. Il film deriva dal cortometraggio diretto dallo stesso regista nel 1993, Cigarettes & Coffee, con Kirk Baltz e Philip Baker Hall. Il nome Sydney deriva dal personaggio interpretato da quest’ultimo in un precedente film, Prima di mezzanotte (Martin Brest, 1988).

Sia nei temi che nello stile, Sydney porta con sé in particolare due topoi della poetica del regista. Il primo e più importante è la presentazione di personaggi sinistri per cui è impossibile provare empatia perché privi di una morale definita. A ciò poi si accompagna anche l’assurdità, spesso sfociante nel surreale, di talune situazioni. Il secondo, invece, è il ruolo da “genitore adottivo” assunto da alcuni personaggi nei riguardi dei protagonisti della filmografia del regista.

Stilisticamente, Paul Thomas Anderson comincia già a utilizzare le poetiche panoramiche e carrellate che danno quel tocco di magia tipico della propria poetica. Seppur distintiva, comunque, la messa in scena ammicca particolarmente al cinema di Scorsese (Casino uscì l’anno prima). Degna di nota è anche la colonna sonora, soprattutto per la suggestiva traccia Clementine’s Loop, che Anderson riutilizzerà in Boogie Nights (1997) e Magnolia (1999).

08) Rainy Dog (1997) – Takashi Miike

Rainy Dog (1997) - Takashi Miike

Yūji (Shō Aikawa) è uno yakuza che sta scontando il proprio esilio a Taipei, vivendo come killer a chiamata. Un giorno, mentre l’uomo sta avendo una crisi esistenziale, due eventi cambiano per sempre la propria vita: una chiamata e un incontro. La prima gli annuncia che il suo boss è morto e che il suo ritorno in Giappone è impossibile. Il secondo, invece, riguarda un bambino muto che sembra essere suo figlio.

Rainy Dog è il secondo capitolo della Black Society Trilogy, aperta da Shinjuku Triad Society (1995) e chiusa da Ley Lines (1999). Dopo aver dichiarato la propria poetica nel primo titolo, Takashi Miike riduce la violenza e si sofferma sulla lontananza dal paese natio. Si tratta di un tema molto caro al regista, il quale lo utilizza per narrare il disagio esistenziale dell’uomo contemporaneo.

Yūji, interpretato magistralmente dal noto attore giapponese Shō Aikawa, esprime in maniera esplicita in voice over la propria condizione di cattività. Questa è ulteriormente simboleggiata dalla incessante pioggia, in presenza della quale il killer non lavora. Alimenta poi l’atmosfera malinconica e asettica la relazione tra Yūji e il figlio, raccontata in modo freddo e distaccato dal regista giapponese. Non esistono sentimenti nel nomadismo contemporaneo.

Takashi Miike delinea maggiormente il proprio stile, prediligendo angolazioni assurde e a tratti claustrofobiche e inquadrature lunghe. La messa in scena del regista è infatti fortemente teatrale. Il fotografo Li Yi-xu predilige colori spenti, rendendo Rainy Dog un nubiloso neo-noir giapponese. Infine, la frase finale del film, «Io sarò sempre qui. Quando sarai grande, vieni in cerca di vendetta.», venne ripresa da Quentin Tarantino nella saga di Kill Bill.

09) Collateral (2004) – Michael Mann

Collateral (2004) - Michael Mann

Max Durocher (Jamie Foxx) lavora come tassista notturno per mettere da parte il denaro necessario a mettersi in proprio. Una notte, uno strano passeggero di nome Vincent (Tom Cruise) gli offre 500$ per accompagnarlo tutta la notte. Inizialmente riluttante, Max decide poi di accettare l’offerta. Ma poco dopo scopre la vera identità di Vincent…

Nonostante ci si potesse aspettare Heat – La sfida (1995) tra i grandi titoli del neo-noir, riteniamo Collateral più vicino al genere. Il primo, infatti, ha un’impronta più poliziesca e action, mentre quest’ultimo è un neo-noir metropolitano puro. La città di Los Angeles rappresenta una sorta di cupa gabbia entro la quale i ruoli di cacciatori e prede tendono a confondersi.

Protagonisti delle vicende sono Tom Cruise, nel ruolo dello spietato killer Vincent, e Jamie Foxx, in quello dell’intimorito tassista. Nella notte delle vicende, nonostante le apparenze, entrambi condividono lo stesso fine: sopravvivere. Entrambi hanno una propria etica, ma solo una delle due è destinata ad arrivare al giorno successivo. Chiunque sia, una cosa è certa: entrambi hanno offerto un’interpretazione eccellente.

Michael Mann continua la sperimentazione tecnica con il digitale già iniziata con il film Alì (2001). Le riprese notturne permettono al regista di ottenere una luce altrimenti impossibile con la pellicola. Inoltre, la camera a mano suggerisce un taglio documentaristico, come ad affermare che la situazione narrata può avvenire a chiunque. Oltre a Foxx, merita una nomination all’Oscar anche il sapiente montaggio di Jim Miller e Paul Rubell.

10) Non è un paese per vecchi (2007) – Joel e Ethan Coen

Non è un paese per vecchi (2007), Joel e Ethan Coen, neo-noir da Oscar

Texas, 1980. Dopo essere messo in stato di fermo, uno spietato assassino (Javier Bardem) elimina l’agente che lo tiene in custodia e fugge. Intanto, durante una battuta, un cacciatore (Josh Brolin) si imbatte in uno scenario in cui si è da poco consumata una strage. Raggiunto l’ultimo uomo, deceduto mentre cercava di scappare, il cacciatore si appropria della sua borsa, contenente un lauto bottino…

Vincitore di 4 premi Oscar, Non è un paese per vecchi è uno dei film di punta dei fratelli Coen. I due registi abbandonano i toni fortemente grotteschi cui hanno abituato lo spettatore per dirigere un’opera profondamente cupa e drammatica (come peraltro già fatto con Fargo, altro titolo imperdibile del duo). Si tratta di un neo-noir fortemente contaminato da tratti western, come dimostrano l’ambientazione, i costumi e le numerose scene con armi da fuoco.

Il film si focalizza soprattutto su tre personaggi. Il più iconico è senza dubbio Anton Chigurh, assassino disturbante e spietato armato di pistola abbattibuoi; per la sua interpretazione Javier Bardem meritò un Oscar. Alla sua totale apatia si oppone quella dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones), ligio al proprio codice d’onore e colmo di sensi di colpa. Il terzo, nonché protagonista, è Llewelyn Moss, interpretato da Brolin; costui paga molto cara la sua impulsività nell’appropriarsi di denaro sporco per cambiare la propria vita.

Per enfatizzare il contrasto come elemento cardine del film, i fratelli Coen e il fotografo Roger Deakins ambientano l’oscurità delle vicende alla luce del sole. Inoltre, la minimale colonna sonora di Carter Burwell, le cui sperimentali melodie sono quasi impercettibili, alimenta la desolazione delle aride terre texane.

+1) Drive (2011) – Nicolas Winding Refn

Drive

Chiudiamo con un film più “recente”, ma già diventato un autentico cult tra gli appassionati del genere e non.

Los Angeles. Uno stuntman (Ryan Gosling) alterna la sua attività da pilota e meccanico a quella di guidatore per le rapine. Il ragazzo dal nome sconosciuto è il migliore di tutta la città. Le cose però cambieranno quando si innamorerà della vicina di casa (Carey Mulligan), soprattutto quando il marito, uscito di prigione, gli chiederà un favore che stravolgerà le loro vite.

Drive è uno dei più grandi successi di un autore decisamente atipico come Nicholas Winding Refn. Qui il regista firma un film dai forti tratti noir, che plasma però nei suoi ritmi compassati alternati ad autentiche esplosioni di azione e violenza. Una crudezza che mette in mostra la brutalità dell’essere umano, opposta alla dolcezza e all’amore.

Ottime le interpretazioni di Ryan Gosling e Carey Mulligan, a cui si va ad aggiungere un sempreverde Ron Perlman, Christina Hendrix e Bryan Cranston in un ruolo splendido. Indimenticabile anche la colonna sonora, le cui note affiancate alle immagini di una Los Angeles oscura (ma anche luminosa in certi tratti) creano un connubio perfetto tra visivo e audio.