I 10 Film Neo-Noir migliori di sempre [LISTA]

Personaggi sinistri, luci e ombre, omicidi scottanti, asfalti roventi, dialoghi esilaranti: il neo-noir in 10 titoli indimenticabili.

Javier Bardem, Non è un Paese per vecchi
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In generale, il neo-noir parte dal noir classico ma innova i temi, lo stile e la componente visiva. Per esempio, il noir guidava lo spettatore alla costruzione di un rapporto con l’eroe o antieroe protagonista. Il neo-noir, invece, intende dissuadere il pubblico dal costruire qualsivoglia relazione con i personaggi dei film appartenenti al genere.

Non è un caso che il neo-noir si sia sviluppato principalmente alla fine degli anni Sessanta, agli inizi della New Hollywood. I principali temi trattati sono, infatti, crisi di identità, problemi di memoria e impatto della tecnologia sulla società. Quest’ultimo tema è inoltre legato alla componente visiva, che faceva largo uso delle innovazioni date dal colore e dalle lenti anamorfiche.

Considerando quindi quanto detto, possiamo passare finalmente alla selezione di film, con una dovuta premessa. Abbiamo selezionato film imprescindibili, alternando loro però anche titoli meno noti o spesso non considerati. Potete tranquillamente prendere quella che sta per cominciare come un’indicazione “per iniziare” con i 10 (+1) titoli che abbiamo reputato migliori, cercando di espandere il più possibile il nostro raggio di ricerca per decadi e regioni.

01) Il lungo addio (1973) – Robert Altman

Il lungo addio (1973), Robert Altman, neo-noir satirico

L’investigatore privato Philip Marlowe (Elliott Gould) viene svegliato nel cuore della notte dalla propria gatta affamata. Dopo essersi recato al supermercato per comprarle il suo cibo preferito, si presenta da lui il suo migliore amico, Terry Lennox (Jim Bouton), in cerca di un passaggio per Tijuana. Dopo averlo accompagnato, Marlowe torna a casa. Ma due agenti di polizia sono lì ad aspettarlo…

Il lungo addio è un neo-noir fortemente dissacrante nei confronti degli stereotipi di Hollywood e del personaggio del detective. Da sempre caratterizzato in maniera eroica, inflessibile e solenne, il sarcastico Philip Marlowe interpretato da Elliott Gould appare sull’orlo della goffaggine. Decadente, sporco e sempre con la sigaretta in bocca, l’eroismo di Marlowe sembra ormai non avere più posto nel declino dei valori americani.

Leigh Brackett firma la sceneggiatura, tornando a un film sull’investigatore dopo averlo già caratterizzato in Il grande sonno (Howard Hawks, 1946), uno dei simboli del noir. Godendo di notevole libertà artistica e interpretando la controcultura veicolata dal regista, l’autrice sfida la critica, soprattutto nel controverso finale. Brackett, infatti, richiama esplicitamente e rovescia gli archetipi del “viaggio” e dell'”eroe”, rendendo quest’ultimo vulnerabile e selvaggio.

La messa in scena di Robert Altman si sposa con la fotografia di Vilmos Zsigmond per ricreare uno scenario crepuscolare. Le tonalità spente si uniscono a molteplici riprese di immagini riflesse, mentre i movimenti del dolly stuzzicano il voyerismo dello spettatore. John Williams firma la colonna sonora del film, composta da più variazioni di sole due tracce.

02) Chinatown (1974) – Roman Polański

Chinatown (1974) - Roman Polański

Los Angeles, 1937. L’investigatore Gittes (Jack Nicholson) viene assoldato da una donna che si identifica come Evelyn Mulwray per dimostrare l’infedeltà del marito. Una volta rintracciato l’uomo, ingegnere capo al Dipartimento per l’acqua e l’energia elettrica, Gittes immortala il suo comportamento fedifrago e le foto vengono pubblicate. Ma al rientro in ufficio la committente non è più la stessa persona…

Oltre al precedente film di Altman, Chinatown è l’altro importante film che rilanciò il noir, un genere allora al tramonto. Oltre all’ambientazione a fine anni Trenta, nel cast è presente John Huston, regista di quella che è considerata l’opera prima del noir americano, Il mistero del falco (1941). Il suo decadente personaggio rappresenta esattamente il declino del genere, destinato a cedere il passo al neo-noir.

La sceneggiatura originale, premiata con un Oscar, nacque dalla penna di Robert Towne. Quest’ultimo scrisse pensando appositamente a Jack Nicholson come protagonista e a Roman Polański come regista per la sua cinica e tetra visione degli Stati Uniti. Durante la lavorazione, però, Towne e il regista ebbero divergenze sul finale, che poi fu tragico secondo il volere di Polański, ancora scosso dall’omicidio della moglie Sharon Tate. Il finale negativo, poi approvato da Towne, rispecchia maggiormente il disilluso sentimento degli anni Settanta.

Roman Polański riordinò la sceneggiatura per fare in modo che Gittes venisse a conoscenza delle varie verità nello stesso momento del pubblico. Il regista prese inoltre parte diretta nel film nel ruolo dell’uomo che taglia il naso dell’ispettore. Accrescono la dimensione crepuscolare del film anche la fotografia di John A. Alonzo, che ricalca quella dei film degli anni Quaranta, e la colonna sonora jazz di Jerry Goldsmith.

03) Taxi Driver (1976) – Martin Scorsese

Taxi Driver (1976) - Martin Scorsese

Travis Bickle (Robert De Niro) è un giovane reduce dal Vietnam, da cui è stato congedato nel 1973. A causa dell’insonnia che lo affligge, il ragazzo decide di lavorare come tassista notturno, cercando di colmare anche la propria solitudine. Ma il viaggio nel degrado di una New York in preda alla criminalità lo porterà a una violenta presa di coscienza…

Come riassumere in poche righe uno dei film più influenti della storia del cinema? L’opera trae ispirazione dall’esistenzialismo di Sartre e dagli scritti di Camus, oltre alla reale storia di Arthur Bremer, che nel 1972 attentò alla vita del candidato democratico americano George Wallace. Taxi Driver è stato scritto in un momento depressivo da Paul Schrader, anche importante regista di film neo-noir come Hardcore (1979) e Lo spacciatore (1992).

A sua volta, anche l’eredità del film fu immensa: basti pensare a Seul contre tous (Gaspar Noé, 1998) e Combat shock (Buddy Giovinazzo, 1986). Gran parte del lascito del film è dovuto al personaggio di Travis Bickle, controverso simbolo di un disagio sociale che accomuna le generazioni successive. E Robert De Niro è perfetto nell’interpretare l’emblema dell’inno al fallimento capitalistico.

La suggestiva scrittura di Schrader trova un compimento nella messa in scena di Martin Scorsese, a ragione uno dei maggiori registi di sempre. Le carrellate, l’uso del colore, i primissimi piani e i giochi di luci e ombre sono diventati iconici nella storia del cinema. Per non parlare di scene come quella dello specchio e della TV, ripresa pari pari nel neo-noir italiano L’odore della notte (Claudio Caligari, 1998).

04) Blade Runner (1982) – Ridley Scott

Blade Runner (1982), Ridley Scott, neo-noir cyberpunk

Los Angeles, 2019. Gli umani hanno creato a loro immagine i Replicanti per lasciare loro le attività più pesanti, ma con un ciclo di vita di 4 anni. Uno di loro, Roy Batty (Rutger Hauer), ha radunato una squadra di androidi per ribellarsi al sistema di schiavitù imposto. Sulle loro tracce si mette Rick Deckard (Harrison Ford), un ex-agente dell’unità speciale “Blade Runner”…

Abbiamo parlato già di Blade Runner nell’articolo sui migliori film del 1982, non a caso aperto proprio da quest’ultimo. Impossibile però non citare anche qui un gioiello del genere, che rilegge le atmosfere del noir anni Quaranta in chiave fantascientifica e distopica. I temi classici come lo smarrimento dell’antieroe e i giochi di luci e ombre incontrano i neon, la musica elettronica e inquietanti personaggi cyberpunk.