Grandissimo cult degli anni ’90, I soliti sospetti appare come un miscuglio di generi. Il risultato è splendido e la visione rimane impressa nella memoria dello spettatore.
Un gruppo di pregiudicati è fermato dalla polizia di Los Angeles per un crimine non commesso. Successivamente, vengono manipolati da un potentissimo quanto misterioso boss, di nome Keyser Soze, per compiere un ultimo lavoro. I truffatori sono infatti in debito con lui. Ma la sua identità mefistofelica sembra sfuggire alla loro conoscenza, fino al ribaltamento finale.
Il film mostra la bravura di Singer nel creare un’opera volutamente sporca, ricca di tensione e adrenalina. Un film che non si fregia di attori stupendi e una fotografia patinata, al contrario fa della sua veridicità un punto di forza. Montaggio e musica contribuiscono ad accrescere il ritmo che esplode nel colpo di scena finale. Indimenticabile l’interpretazione di Kevin Spacey.
12) Gosford Park, 2001, Robert Altman
Il re della coralità Robert Altman porta il suo stile anche nei gialli all’inglese. L’autore americano, con Gosford Park, conferma la sua capacità di innovare e di spaziare tra i generi.
L’ambientazione è topica: siamo nella tenuta di campagna di un ricco lord inglese. 1932, William McCordle è un industriale viscido e donnaiolo. Invita alcuni amici per una battuta di caccia, mettendo in mostra un numero spaventoso di inservienti. McCordle è solito abusare delle donne della sua servitù, lasciandosi dietro una scia di figli illegittimi. Quando viene ucciso nel suo studio, lo spettro dei sospettati si rivela ampio.
Omaggio ad Agatha Christie, rivisitato in chiave personale. L’analisi del mistero e la descrizione sociale del mondo aristocratico viaggiano in parallelo. L’omicidio arriva infatti oltre la metà del film. Il ritmo è equilibrato e lo sguardo si posa con grande attenzione sui personaggi, descritti minuziosamente. La sceneggiatura impeccabile di Julian Fellowes (creatore di Downton Abbey) vinse un meritato Oscar. Un indubbio capolavoro, che porta la firma del grande Altman.
13) Zodiac, 2007, David Fincher
Un altro thriller divenuto cult.Zodiac rappresenta la quintessenza della poetica fincheriana. Questa volta un giallo reale, una parentesi inquietante della cronaca americana. Si tratta infatti del Killer dello Zodiaco, attivo per certo a San Francisco tra gli anni sessanta e settanta.
Adattamento del romanzo di Robert Graysmith, vignettista del San Francisco Chronicle all’epoca degli eventi. Egli, infatti, (interpretato da Jake Gyllenhall) visse la storia in prima persona, seguendo le indagini della polizia e del giornale. La battaglia per portare avanti la sua ossessione per il killer e la sua vita privata è descritta nel film.
Un giallo sicuramente atipico, senza colpevole, poiché la polizia americana non arrivò mai a una soluzione. In ogni caso, Fincher sfoggia una regia perfetta, pulita e dal ritmo costante, con qualche picco di tensione. L’atmosfera rimane tesa, mentre fotografia e musiche fanno il resto. L’opera monumentale, di 2 ore e 40 minuti, segna indubbiamente l’apice della (sempre ottima) carriera del regista di Seven.
14) Prisoners, 2013, Denis Villeneuve
Prisoners è il primo grande successo di Denis Villeneuve, che ha visto così decollare la propria carriera.
La narrazione è ambientata nella provincia americana, cara a questo genere di film sin dai tempi di Twin Peaks. Durante la festa del Ringraziamento due famiglie, i Dover e i Birch, si riuniscono per onorare la ricorrenza. Le rispettive figlie piccole (Anna e Joy) scompaiono nel nulla. Le indagini della polizia si collegano a bambini scomparsi decenni prima con prassi simili. A indagare per conto suo è anche Keller Dover, il padre di Anna, alla ricerca di giustizia privata. Ma la soluzione è la più inaspettata e il colpo di scena colpisce duro come il dramma di cui è portatore.
La regia di Villeuve è sontuosa e si muove perfettamente nella storia come uno sguardo interno. La fotografia di Roger Deakins è magistrale nello scontro eterno tra uomo e natura, intesa come forza dominatrice, come pulsione animalesca. Un’opera immortale da riscoprire e collezionare.
15) Omicidio a Crooked House, 2017, Gilles Paquet-Brenner
Abbiamo dovuto aspettare il 2017 per vedere in sala una delle migliori storie di Agatha Christie, Omicidio a Crooked House. Alla regia Gilles Paquet-Brenner, regista dell’ottimo Dark Places. Alla sceneggiatura abbiamo ancora Julian Fellowes, una garanzia.
Siamo infatti nella campagna inglese, il magnate di origine greca Aristide Leonides muore nella sua tenuta. Della sua numerosa famiglia sono tutti sospettabili dell’omicidio. Sophia Leonides, la nipote, ingaggia l’investigatore privato, nonché sua vecchia fiamma, Charles Hayward.
La messa in scena è molto curata, con una fotografia dal taglio espressionista. Come ogni giallo di questo tipo che si rispetti, la concentrazione sui personaggi e sui loro segreti diviene centrale. Enorme anche in questo caso il cast che comprende Glenn Close, Gillian Anderson e Terence Stamp.
+1) Cena con delitto, 2019, Rian Johnson
Cena con delitto è un grandissimo successo del 2019 di Rian Johnson, di cui attendiamo con ansia il sequel, in arrivo a fine anno.
Alan Trombey (Christopher Plummer), autore di romanzi gialli, ha creato un impero con la sua casa editrice. Il giorno del suo compleanno decide di tagliare tutti i ponti. Vuole estromettere le “sanguisughe” della sua famiglia dalle sue rendite. Si sente più vicino a Marta (Ana De Armas), la sua infermiera. Quella notte muore. A indagare sull’accaduto sarà Benoit Blanc (Daniel Craig), investigatore privato di fama mondiale.
Johnson ha sicuramente “studiato”. Si trova a proprio agio nella gestione degli elementi del genere. L’omaggio ad Agatha Christie è lampante, ma anche ad alcuni titoli citati sopra, quali Gosford Park. Getta inoltre uno sguardo disincantato sull’America contemporanea, attraverso una regia elegante e dinamica.
Un film che ci sentiamo di includere come punto extra nella nostra selezione, che potrebbe rivelarsi un cult sulla lunga distanza e che sembra aver donato nuova linfa ad un genere (quello del giallo classico) piuttosto spento nel cinema mainstream di oggi.
La serie – Omicidio a Easttown, 2021, Craig Zobel
La serialità rappresenta ormai un’estensione del cinema. Può vantare una sequela di titoli di grande livello. È il caso di Omicidio a Easttown, serie HBO con protagonista una Kate Winslet perfettamente in parte.
Siamo a Easttown, un sobborgo di Philadelphia dove la miseria dilaga e l’eroina ha spezzato la vita di molte famiglie. Nel quartiere già da un anno è scomparsa una ragazza. Una mattina un’altra ragazza viene trovata morta. Mare (Kate Winslet) deve scoprire la crudele verità che si cela dietro l’omicidio. Insieme, deve fare i conti con una vita privata distrutta e superare il lutto del figlio.
Una serie intensa e allo stesso tempo avvincente e ricca di suspense. Craig Zobel, regista di tutti gli episodi, porta la tensione al massimo fino al pathos della puntata finale. Riesce inoltre a condurre un’attenta analisi antropologica sui personaggi, tantissimi, descritti con grande cura. La provincia americana è uno di questi e mostra ancora una volta il suo volto struggente.