I gialli continuano a esercitare il maggior fascino sullo spettatore contemporaneo. Il mistero e l’omicidio sono temi universali e senza tempo. Lo si può riscontrare nelle più recenti produzioni, per quanto venga goffamente definito un genere obsoleto. Questo ha infatti mutato forma, trovando nuove applicazioni. Ha sfondato i propri paletti per abbracciare le ultime modalità dello storytelling. Ha deragliato mescolandosi con i più disparati generi: costruire una trama gialla non esclude una narrazione drammatica, comica o grottesca. Si possono esprimere tematiche sociali, politiche e culturali.
In inglese spesso chiamato whodunit (letteralmente “chi è stato”), il giallo classico si è imposto soprattutto nelle produzioni televisive, dove regna indiscusso. Ma nel mondo del cinema ci sono autori che riportano questo genere agli antichi fasti, inserendo la propria poetica.
Con questa lista si intende fornire una serie di consigli per riscoprire un genere cinematografico attraverso le sue produzioni migliori, del passato e del presente. Abbiamo inoltre deciso di selezionare un unico film per autore, per poter spaziare maggiormente. Non mancheremo però di citare le opere più interessanti dello stesso autore.
1) Dieci piccoli indiani, 1945, René Clair
Che René Clair sia un grande maestro del cinema classico è indubbio. Ma Dieci piccoli indiani è il meno citato della sua filmografia. È tratto dal meraviglioso libro omonimo di Agatha Christie, nome ricorrente in questa lista.
Un eterogeneo gruppo di individui viene invitato anonimamente in una villa arroccata su un’isola deserta. Uno dopo l’altro sono accusati di aver commesso atroci nefandezze. Dopo i primi omicidi, gli ospiti cominciano ad accusarsi l’un l’altro in un climax che troverà soluzione solo nello splendido finale.
La storia è resa con mano esperta seguendo pedissequamente le pagine del romanzo. René Clair riesce a rendere onore alla grande scrittura di Christie trasformandola in immagini. I personaggi sono delineati con grande perizia. Nonostante la breve durata, è presente quella dose di ironia che rende ancor più piacevole la visione.
2) Testimone d’accusa, 1957, Billy Wilder
Billy Wilder non ha bisogno di presentazioni e Testimone d’accusa ne conferma la grandezza.
Anche in questo caso l’ispirazione è Agatha Christie, il racconto omonimo del 1925.
La trama vede il signor Vole, interpretato da Tyrone Power, costretto a difendersi, accusato dell’omicidio di una vedova di mezza età. Nel cast anche Marlene Dietrich e Charles Laughton.
La soluzione finale arriva solamente negli ultimi cinque minuti di film, in un’esplosione drammatica degna del teatro greco.
Inutile dire che la regia di Wilder è impeccabile nel descrivere un dramma umano carico di disperazione. Unisce però una discreta dose di umorismo grazie al personaggio dell’avvocato-detective Wilfrid Robarts. Il piano tecnico mostra un’evidente cura certosina e sfoggia un bianco e nero sensazionale.
3) Psycho, 1960, Alfred Hitchcock
Per questa lista era difficile quale film del maestro selezionare. La scelta è ricaduta probabilmente sul più magistrale, nonché iconico: Psycho. Ci sentiamo però almeno di nominare altri titoli imperdibili (e che non avrebbero certo sfigurato nella lista) del Maestro del brivido come La finestra sul cortile, Il delitto perfetto, La congiura degli innocenti, La donna che visse due volte e Intrigo internazionale.
Il film non presenta il percorso classico dei gialli. Lo si potrebbe descrivere, con un termine caro ai nostri tempi, destrutturato.
L’inizio del film assomiglia a una commedia, quando la protagonista è presentata al pubblico nella sua completa normalità. Vira poi verso il thriller, quando Marion Crane decide di commettere un furto. Infine, il giallo, dopo l’omicidio. Hitchcock sembra mostrarci subito la soluzione, ma ci inganna. Il giallo, infatti, contiene in sé un altro giallo, in un sistema a matrioska.
Sulla perfezione stilistica dell’opera si è disquisito ampiamente. Con Psycho Alfred Hitchcock riesce a condurre lo spettatore dove vuole. Lo irretisce per guidarlo verso la propria idea di moralità e di cinema stesso. Un capolavoro immortale che continua a ispirare generazioni di registi.
4) Sei donne per l’assassino, 1964, Mario Bava
Il giallo-thriller occupa un posto di rilievo nella tradizione nel cinema italiano. Ispirazione per generazioni di registi internazionali (ricordiamo l’amore di Quentin Tarantino), Mario Bava lanciò interi filoni. A lui si deve la creazione del gotico italiano, della space opera e dei gialli all’italiana con Sei donne per l’assassino.
L’ambiente che ospita l’opera è quello dell’alta moda. Nell’atlier di Massimo e della contessa Cuomo, una modella, Isabella, viene uccisa. La ragazza conosceva un segreto inconfessabile che trascrive sul proprio diario. Questo si trasforma in oggetto del desiderio da parte dell’assassino. Segue una serie di omicidi di altre modelle, che si trovano in possesso delle confessioni di Isabella.
Il film, con i suoi archetipi (la serie di omicidi, il volto coperto dell’assassino, gli ambienti lussuosi) codifica un genere. L’uso del colore in Bava raggiunge un barocchismo che diverrà segno distintivo del regista. La suspense è costante e rende il film un capolavoro del genere.