Dune di Denis Villeneuve è stato uno dei grandi mattatori dell’ultima edizione dei premi Oscar. Il film si è infatti aggiudicato ben 6 Academy Awards (qui tutti i vincitori) tra i quali quello per la colonna sonora scritta dall’immenso Hans Zimmer. Il grande compositore non era tuttavia presente al Dolby Theatre di Los Angeles durante la premiazione ed anzi, non l’ha neanche seguita in televisione. Come infatti documentato lui stesso sui social, si trovava ad Amsterdam in tour con la sua orchestra e stava beatamente dormendo quando le sue figlie Annabel e Zoe lo ha svegliato per dirgli di aver vinto.
In un altro post Zimmer ha poi ringraziato tutti per questo ennesimo riconoscimento della sua leggendaria carriera.
Chi altro ha un pigiama così? – ha esordito scherzando. Se non fosse stato per voi e per la maggior parte delle persone straordinarie in questa stanza, questo non sarebbe mai successo – ha poi proseguito Zimmer parlando ai musicisti che si sono radunati nella hall dell’hotel per festeggiare con lui. Se non fosse stato per tutti i musicisti di questa band, tutti i musicisti della mia vita che mi hanno dato la fiducia per andare a fare queste cose questo non sarebbe accaduto
Questo ottenuto con Dune è il secondo premio Oscar della carriera di Hans Zimmer. Il primo lo ottenne nel 1994 per la meravigliosa colonna sonora de Il Re Leone. Questo divario temporale tra i due premi, ben 28 anni, ha permesso al composito di stabilire il record per il divario più lungo tra le vittorie per la miglior colonna sonora.
In una recente intervista con Deadline, Zimmer ha detto che per realizzare la colonna sonora del film, lui e il suo “team di musicisti SWAT” hanno incontrato un mondo di un futuro lontano che ha dato loro la licenza di “immaginare e costruire strumenti e inventare strumenti” da zero, armeggiando con note musicali che “in realtà non esistono” come parte del vocabolario convenzionale e “ritmi che erano umanamente impossibili da suonare”.
In termini di invenzione di nuovi suoni per il film, Zimmer ha detto che si trattava di “ritmi generati dalla macchina” accuratamente realizzati in concerto con abili sintetizzatori come Kevin Schroeder e Howard Scarr. Un’altra componente del processo, per Zimmer, è stata quella di prendere uno strumento orchestrale come il violoncello di Tina Guo e trasformarne il suono in qualcosa di simile a un “corno da guerra tibetano”, che si addice all’universo singolare del film.