Il metal old school rivive nella versione metal (e parodistica) dei Foo Fighters chiamata Dream Widow
I Dream Widow sono una band? Sono i Foo Fighters? Non proprio, ma partiamo dall’inizio. Nel 2022 è uscito un film horror comedy intitolato Studio 666 e che, l’avrete già indovinato, vede come protagonisti proprio Dave Grohl e i suoi vecchi compari. Solo che non sono i Foos ad interpretare la storia, ma una band metal fittizia di inizio anni ’90, di nome appunto Dream Widow.
La scelta del periodo non è casuale: è l’epoca d’oro del black metal, genere che Grohl e i suoi ri-esplorando nei suoi tratti più classici in questo album di otto canzoni inedite. C’è tutto quello che un metallaro vecchio stile potrebbe apprezzare, a patto di dimenticarsi per un momento chi sono i musicisti dietro a questi brani.
Certo, l’impronta dei Foos si tradisce sempre e di fatto diverse composizioni lasciano filtrare vari momenti “melodici” che ci riportano più ad un heavy metal leggero come quello dei Saxon o ai primi esperimenti thrash inizio anni ’80. Ma non si può negare che l’esperimento sia riuscito e che il gruppo americano, dopo la fantasia disco dei Dee Gees, si sia goduto anche questa strana parentesi metal.
Il disco è uscito in effetti come accompagnamento/commento del film sopracitato (che del resto non ha ricevuto buone accoglienze), ma questo non toglie che l’originalità e la freschezza dei brani si sente e si apprezza. Agli appassionati di metal più scettici consigliamo specialmente i sapori doom di Becoming, e la lunga cavalcata epic di Lacrimus dei Ebrius (titolo in latino immancabile!).