Bloccare l’informazione libera, in Russia, potrebbe presto equivalere a bloccare Wikipedia. Ma c’è chi prende le contromisure
Ormai sembra solo questione di tempo: prima Facebook, Instagram e gli altri social occidentali. Poi Wikipedia, l’enciclopedia online che per sua stessa definizione e da oltre vent’anni è libera e invita al contributo di tutti. Come sappiamo parliamo di un corpus di conoscenze user-generated, sottoposte chiaramente a fact-checking ma liberamente consultabile e fruibile da chiunque.
Proprio questo sembra spaventare il Cremlino, comprensibilmente, in particolar modo per ciò che riguarda la voce proprio dedicata alla Guerra in Ucraina (qui); che del resto, in Russia, non si può nemmeno chiamare ufficialmente “guerra”. Chiaro il fastidio di Putin e i suoi, che ad inizio mese hanno intimato all’enciclopedia di censurare la voce, ottenendo un secco rifiuto.