Alessandro Cattelan, dopo l’esperienza non del tutto positiva in Rai con il programma Da grande, torna con un nuovo format prodotto da Netflix. Una semplice domanda è infatti il suo nuovo “programma”, a metà tra la serialità tipica di Netflix e qualcosa di più televisivo.
Nella sua ultima fatica Cattelan tenterà di rispondere alla “semplice” domanda posta da sua figlia: come si fa ad essere felici? Il conduttore inizierà quindi un viaggio sulle tracce della felicità, affiancato da ospiti differenti in ogni puntata.
Ecco la nostra recensione di Una semplice domanda, disponibile in streaming su Netflix.
Alessandro Cattelan : una semplice domanda, la trama
Quello proposto da Cattelan è un format decisamente televisivo. La serie (o sarebbe meglio dire programma?) conta 6 episodi, in cui il presentatore, affiancato da personaggi famosi, tenta di dare una risposta alla domanda iniziale.
Da Roberto Baggio a Elio, saranno molte le “lezioni di felicità”, le ricette e le filosofie con cui entreremo in contatto, con la consapevolezza che ogni vita e storia darà una risposta diversa
Una ricerca non certamente semplice, quella che ci accompagna per i 6 episodi.
La recensione
Di “ricerche di felicità” sul grande e piccolo schermo se ne sono viste molte. Si potrebbe quasi dire che la maggior parte delle azioni che compiamo (e per riflesso compiono i personaggi nei film) siano indirizzati verso questo obiettivo, tanto semplice quanto difficile da determinare e sempre sfuggevole.
Alessandro Cattelan prova a rispondere con un format che si trova a metà strada tra il suo amato late night (ma on the road) e un programma seriale con una struttura più ampia ed un filo rosso che unisce le varie puntate.
Una scelta che a tratti spiazza, e che ci rende difficile catalogare con precisione il lavoro di Cattelan.
Tralasciando il problema di definizione, però, ne esce un prodotto originale, in cui il conduttore piemontese tiene banco con la sua storia, le sue paure e le sue passioni, attraversando l’Italia intervistando alcuni personaggi famosi.
Così, in pochi minuti ci troviamo catapultati in casa Baggio, o ancora incontriamo Gianluca Vialli, Elio, Geppi Cucciari, Paolo Sorrentino, Francesco Mandelli e molti altri, ognuno con la propria storia e la loro idea di felicità.
Un grande amore televisivo
Una semplice domanda parla soprattutto ad un pubblico molto ben definito, ovvero quello degli spettatori a cavallo tra i 30 e i 40 anni, gli stessi di Cattelan. I personaggi, così come i riferimenti culturali e molte battute fanno parte proprio di quel bagaglio culturale, di quelli “nati negli anni ’80”.
È evidente l’amore di Cattelan verso l’universo televisivo, che raggiunge i massimi livelli nell’intervista a Roberto Giovalli, direttore della programmazione delle reti Mediaset per molti anni. Si crea così una sorta di cortocircuito, mentre un conduttore che si è fatto le ossa in un talk parla e fa riferimenti alla televisione in un programma su Netflix.
Il suo porsi al centro funziona a tratti, specialmente in quelli più comici, mentre in altri l’artificio narrativo è fin troppo evidente e stucchevole. Le interviste sono invece molto belle, dinamiche, che difficilmente avrebbe potuto realizzare in questa maniera in uno studio di posa.
Una semplice domanda è un esperimento comunque piuttosto riuscito, ma che cerca di semplificare troppo alcune questioni non certo semplici. La questione religiosa, ad esempio, trattata con un brillante espediente parodico, potrebbe non convincere chi cerca un approccio più “profondo” ad una domanda per nulla banale.
Resta comunque un prodotto interessante, arricchito dalle testimonianze raccolte durante il viaggio (fisico e metaforico) del suo artefice, che si conferma uno dei personaggi televisivi (se ormai questa etichetta ha senso per lui) migliori usciti negli ultimi anni.
Alessandro Cattelan : una semplice domanda, il trailer
Ecco il trailer di Alessandro Cattelan : una semplice domanda, che, vi ricordiamo, potete trovare in streaming su Netflix.