Ci siamo presi il nostro tempo per completare una run a Elden Ring, giocare per diverse e ora siamo pronti a parlarvi dell’ultimo lavoro di casa From Software nella sua interezza. Non ci saranno ovviamente spoiler per quanto riguarda la trama o i Boss in game. Cercheremo solo di spiegarvi perchè questo gioco non ci ha convinti del tutto. Ma andiamo con ordine.
Cosa fondamentale da premettere è che non stiamo assolutamente bocciando il gioco. Si tratta di uno dei titoli migliori dell’anno, in grado di catturare giocatori con i più svariati background. Tuttavia, da veterani dei giochi di From, ci siamo trovati più di una volta a storcere il naso. Partiamo tuttavia dai molti punti di forza del titolo.
L’open World di Eldend Ring: l’innvoazione che ci piace
In questo Elden Ring From Software ha voluto abbandonare la propria confort zone per lanciarsi in un’ardua missione: creare un gioco che rispetti tutti i canoni con i quali da anni la casa giapponese abitua i suoi fan ma che si sviluppi in una sconfinata mappa open world. E bisogna dire che in questo il titolo è pienamente riuscito.
Il mondo di gioco è immenso, pieno di decine e decine di mini doungeon che permettono di trovare oggetti, salire di livello, affrontare boss e mini boss e quant’altro. La cavalcatura disponibile fin dall’inizio e evocabile in ogni momento fornisce ai giocatori la possibilità di non annoiarsi mai e di riusicire ad attraversare grandi porzione di mappa in tempi non esagaratamente lunghi.
Il fast travel, utilizzabile con un semplice click dal menu riduce i tempi morti ulteriormente, permettendo a chiunque voglia procedere in modo spedito nella trama di poterlo fare.
Tuttavia non è tutto oro quel che luccica. L’open world è si un’autentica boccata d’ossigeno al gameplay dei giochi souls, ma non sempre diverte quanto dovrebbe. La lore, come spesso succede nei giochi From, è criptica e dunque l’ordine nel quale seguire la storia non è chiaro fin da subito. Se questo nei precedenti titoli From non è mai stato un problema, in Elden Ring può diventarlo. Troppe volte ci siamo trovati a vagare senza meta per la mappa, sconfiggendo centianaia di nemici in decine di dougeon, senza sapere dove andare. Sebbene le ambientazioni siano mozzafiato, spesso girare per zone uguali per ore nella speranza di capire dove andare con l’ansia di essersi persi un’informazione fondamentale per proseguire correttamente può creare sconforto. Provare per credere.
Il combat system e il gameplay di Elden Ring
Squadra che vince, come si suol dire, non si cambia. From Software è perfettamente consapevole che il combat system dei suoi souls sia da sempre il punto di forza dei suoi giochi. Dunque in questo Elden Ring la casa giapponese ha voluto riproporre, in modo quasi identico, quanto visto nell’esperienza di Dark Souls.
Certo, la possibilità di saltare, l’utilizzo delle ceneri e, soprattutto, il combattimento a cavallo, è un’innovazione notevole per il gameplay. Tuttavia in moltissimi casi ci sembrerà di star giocando un DLC della vecchia saga in quanto armi, moveset di queste, tattiche e quant’altro sono quasi sempre identiche.
Se pensiamo che negli utlimi giochi, Sekiro e Bloodborne prima di lui, From aveva provato con successo a creare un combat system simile ma allo stesso tempo unico e perfettamente riconoscibile, Elden Ring torna sui sentieri già precedentemente battuti. Non è necessariamente un difetto. Tuttavia in un’opera così gigantesca, curata e attesa, ci saremmo aspettati almeno qualche novità in più. Inoltre, cosa non secondaria, c’è una differenza assolutamente insostenibile tra il combattimento a cavallo e quello a terra.
Quest’ultimo è classico dei souls. Complesso, difficile, strategico. Tuttavia una volta saliti sul fido Torrente diventeremo delle autentiche macchine da guerra. La rapidità raggiunta dal destriero è insostenibile per praticamente qualsiasi avversario, cosa che facilita in modo esagerato combattimenti che avrebbero potuto essere decisamente più difficili. Inoltre questa “facilitazione” rende molto più difficile affrontare lo stesso nemico in un’altra situazione nella quale non è possibile richiamare il cavallo. Volete una prova tangibile? Provate ad affrontare un Drago in groppa a Torrente e poi a piedi. La prima volta lo abbetterete in modo quasi elementare; la seconda probabilmente verrete spazzati via. Un gap davvero insostenibile a tratti.
Nemici, Boss e livello di difficoltà
Un mondo così gigantesco richiede un numero di nemici a dir poco spropositato. Questi sono tanti, vari, divertenti. Tuttavia la necessità di popolare un così alto numero di zone si traduce in un riutilizzo smodato degli stessi bot posti in luoghi anche lontanissimi tra loro. Si tratta, è vero, di una mappa enorme e interconnessa. Tuttavia ritrovarsi ad affrontare doungeon esteticamente simili con gli stessi nemici rischia di ridondare e annoiare un giocatore che si trova sperduto in mondo così immenso e che deve affrontare ancora e ancora e ancora gli stessi nemici. Forse una mappa più piccola con meno ripetizione di nemici e zone (vedi chiese o rovine varie) troppo simili tra loro avrebbe aiutato la causa.
Discorso simile va fatto per i Boss. In Elden Ring questi sono in numero davvero massiccio. I principali sono bellissimi, curatissimi in tutto. Estetica, storia, moveset e quant’altro. Tuttavia ce ne sono molti altri ripetuti svariate volte in diversi punti. Con qualche piccolo cambiamento certo, ma in ogni caso dovremo affrontare lo stesso Boss svariate volte. Ancora una volta, forse fare qualcosa di ridotto avrebbe aiutate al risultato finale.
Parlando infine del livello di difficoltà, questo è davvero troppo eterogeneo. Ci sono zone, nemici, boss che vengono spazzati via senza il minimo problema. Falceremo orde di avversari senza sudare, quasi scherzando. Tuttavia arrivano momenti (la minor parte in realtà), magari dopo 2-3 ore nelle quali abbiamo vinto ogni battaglia scherzando, di totale agonia. Boss mastodontici, zone così piene di nemici da diventare insostenibili, sempliici bot con una vita spropositata e in grado di farci danni ingenti. Da una zona all’altra, distanti pochi passi, ci troveremo in condizioni radicalmente diverse di gioco. Di nuovo, non si tratta di difetti oggettivi, ma la nostra personale esperienza è stata influenzata negativamente da questo tipo di dislivello.
Direzioen artistica e conclusioni
Elden Ring è sicuramente l’opera magna di From Software. Dal punto di vista artistico Hidetaka Miyazaki ha dato fondo a tutta la sua esperienza e alle sue passioni. Ci sono scorci, momenti, zone, che vi lasceranno senza fiato. Sebbene spesso gli assett e le ambientazioni sembrano essere prese dai giochi precedenti, è indubbio che il lavoro per amalgamare il tutto e creare un mondo unico e credibile abbia dato via ad uno di quei giochi che faranno scuola per i prossimi anni.
In conclusione, questo gioco ha davvero tutto quello che possiate volere. Forse ha troppo. Nemici, boss, zone, oggetti, NPC. Il mondo è pieno di ogni cosa si possa immaginare. Tuttavia troppe volte, specialmente se siete amanti dei vecchi giochi di From, vi troverete ad affrontare una fastidiosa sensazione di Déjà vu. Spesso vi sembrerà di aver visto o provato in passato cose che dovrebbero essere nuove e autentiche.
Se da una parta la mappa gigante è un punto di forza indubbio, dall’altra trovare mini doungeon scollegati dal mondo, spesso simili tra loro, nei quali affrontare una manciata di nemici, recuperare pochi oggetti e proseguire ripetendo da capo decine di volte la stessa cosa alla lunga può stancare. La narrazione infine criptica tipica dei giochi From non si amalgama perfettamente con il gameplay, lasciando molte volte i giocatori speduti e sensa alcuna informazione sul dove andare. L’open world è sicuramente un’innovazione intelligente e interessante, ma questo non dovrebbe confondere e smarrire così spesso.