E si arriva all’internet. Molti dei fenomeni degli ultimi anni, come era inevitabile, sembrano aver perso la matrice comune del palco e del cabaret: la base sono ora i video amatoriali, la candid camera, tutto quanto possa far brodo con i pochissimi mezzi offerti dai proto-social. Il pubblico, però, risponde, quanto e più di quanto non faccia con i colleghi dell’ondata precedente.
L’esempio più clamoroso (e finora quasi mai ripetuto) in questo senso, resta l’Italiano Medio di Maccio Capatonda – tra i pochissimi ad aver portato a compimento la transizione da Youtube al cinema in via non soltanto indolore, ma addirittura sorprendente.
Seppur lontano da casi-limite come quello di Me Contro Te, nel 2015 l’abruzzese trovò comunque il modo di mobilitare in massa i fan dei propri video – operazione ancor più complessa se considerati i ripetuti fallimenti cui tanti colleghi andarono incontro nello stesso periodo (e che vedremo in seguito).
Addio Fottuti Musi Verdi – Francesco Capaldo (2017)
A proposito di progetti ambiziosi e transizioni social-cinematografiche fallite, gli amatissimi Jackal hanno cercato forse il tutto per tutto più tracotante nel comunque non esaltante campionato dei comici youtuber al cinema.
Tre anni prima della comparsata nella prima edizione di Lol, il gruppo napoletano era andato all in con un progetto che, per visione e ambizione, si colloca obbiettivamente un piano sopra il corrispettivo di Maccio Capatonda (ma che dire dei Pills, Il Terzo Segreto di Satira, Frank Matano….).
Addio Fottuti Musi Verdi ha in realtà sofferto più di altri il cambio di medium, dimostrando una certa difficoltà del collettivo nell’identificare un pubblico preciso: indecisi tra le bambinate per piccolissimi e l’amarezza dei trentenni che sono, i Jackal si muovono in una terra di nessuno funzionale allo sketch da tre minuti, meno per i biglietti da otto euro. Il The World’s End italiano? Anche meno.
Tonno Spiaggiato – Matteo Martinez (2018)
Piaccia o non piaccia (ma anche queste distinzioni perdono efficacia di fronte a fenomeni di questo tipo), il percorso professionale di Frank Matano rimane encomiabile. Partito dai prank al parco più infami, il casertano si è negli ultimi anni ritagliato un ruolo da intrattenitore a tutto tondo, saltando da uno schermo all’alto, affinando mano a mano una maschera comica sempre più personale.
I contributi maggiori restano in realtà quelli da grande spalla: è il caso ad esempio del successo da case study del Fuga di Cervelli di Ruffini, che ne certificò la commerciabilità in ottica industriale. Al momento di lanciarsi nel proprio “film della vita”, Matano non sembra invece essere riuscito a sfuggire all’invisibilità di molti suoi coetanei.