In seguito a un incidente automobilistico, le vite di tre persone sono destinate a incontrarsi e scontrarsi. Octavio (Gael García Bernal) intende fuggire con la cognata scommettendo negli incontri clandestini di cani. Daniel (Álvaro Guerrero) abbandona la propria famiglia per trasferirsi da Valeria (Goya Toledo), con esito drammatico. El chivo (Emilio Echevarría), invece, sopravvive facendo il sicario.
Iñárritu divide il film in tre capitoli, ognuno dedicato a uno dei tre personaggi. Ciascuno condivide la compagnia di un cane, animale emblematico all’interno di Amores perros. Octavio, proveniente dai bassifondi della società, intende racimolare dei soldi per fuggire facendo partecipare il proprio cane a incontri clandestini. Il cane di Valeria, caduto in un buco nel pavimento, simboleggia la situazione di cattività fisica della donna. El chivo, invece, tenta di curare il cane di Octavio una volta salvato dall’incidente.
Le tre situazioni appartengono a sfere sociali diverse. El chivo vive quasi come un senzatetto, Octavio ha una casa molto umile ma più dignitosa, Daniel e Victoria condividono un sontuoso appartamento. Mentre i primi due intendono fuggire da una società chiusa in se stessa, gli altri due vengono paralizzati dall’incidente di lei. Fuga, lealtà e criminalità sono, quindi, i temi portanti del film.
Il regista impiega largamente la camera a mano, simbolo di una società in bilico e in costante tensione. La grana per nulla patinata del film disturba soprattutto nelle scene più cruente. Il montaggio è spesso ossimorico e contrappone scene d’amore a sprazzi di violenza. La colonna sonora appartiene al due volte premio Oscar Gustavo Santaolalla, collaboratore assiduo del regista.
12) La tigre e il dragone (2000), Ang Lee
Cina, 1779. Il guerriero Li Mu Bai (Chow Yun Fat) è intenzionato ad abbandonare il combattimento e torna a Pechino prima di ultimare le proprie meditazioni. Il maestro informa l’amica e collega Shu Lien (Michelle Yeoh) di voler regalare la propria spada leggendaria, “Destino Verde”, a un ricco abitante di Pechino. Ma durante la notte l’arma viene trafugata…
Tra i maggiori incassi del 2000, La tigre e il dragone ha contribuito alla rinascita del wuxia. Si tratta di un genere squisitamente cinese accostabile al “cappa e spada” occidentale, ma con protagonisti eroi tradizionali del Paese. Il film offre diversi riferimenti a maestri e scuole di arti marziali, ognuna con una propria tecnica di combattimento. Gli eroi sono anche in grado di librarsi in aria e scalari ripidi muri, avvicinandoli molto ai nostri eroi della mitologia.
Il film rivisita la questione di genere che caratterizza il wuxia, che ha fino ad allora vantato eroi quasi esclusivamente maschili. L’opera attribuisce grande importanza tanto a Shu Lien quanto a Jen Yu (Zhang Ziyi). Quest’ultima in particolare è approfondita nella propria psicologia e nel proprio lato umano, in quanto è anche protagonista di una storia sentimentale. Il film riesce infatti a narrare una storia d’onore e amore aggiungendo una massiccia dose d’azione, equilibrando tutte le componenti.
Ang Lee mette in scena con incredibile maestria le numerose sequenze di inseguimenti e combattimenti. Gli effetti speciali di Rob Hodgson, dalle spettacolari scintille scaturite dalle lame ai voli acrobatici degli attori, restituiscono appieno lo spirito del wuxia. La fotografia di Peter Pau e le scenografie di Tim Yip, entrambe da Oscar, calano lo spettatore nella Cina moderna e costruiscono uno dei kolossal più maestosi della storia del cinema.
13) Le follie dell’imperatore (2000), Mark Dindal
Kuzco è un giovane imperatore viziato, egoista e irrispettoso. Un giorno, il sovrano convoca Pacha, il capo di uno dei villaggi sudditi, per sfrattarlo in modo da costruire al suo posto la piscina imperiale. Ma quando Kuzco licenzia la sua consulente storica, Yzma, questa medita una vendetta. In combutta con l’aiutante Kronk, la donna tenta di avvelenare il sovrano, che però si trasforma in un lama…
Con Le follie dell’imperatore la Disney torna sul genere comico per cercare di attirare nuovamente il pubblico al botteghino, dopo due film serie con incassi insoddisfacenti. Nonostante ciò, anche il nuovo film della casa ha inizialmente registrato guadagni al di sotto delle aspettative (pur comunque alti). Però, le critiche positive e il successo registrato nell’home video hanno contribuito ad annoverare l’opera tra i migliori 10 film della Disney.
La casa di produzione americana si tiene quindi su un tono più leggero per regalare un’esperienza piacevole per tutta la famiglia. Non manca però una certa profondità, derivata dalla critica al potere e ai vizi umani come l’egoismo e il classismo. Concorre a donare lustro al film uno stile d’animazione a tratti sperimentale, soprattutto nell’uso del colore.