Le 10 migliori sceneggiature di sempre [LISTA]
5) Umberto D., Vittorio de Sica (Cesare Zavattini), 1952
Non può passare inosservata l’immensa carriera di Cesare Zavattini, sceneggiatore protagonista della stagione neorealista italiana.
La sceneggiatura è uno degli elementi più importanti dei film. Ecco le 10 migliori di sempre secondo la Scimmia.
Non può passare inosservata l’immensa carriera di Cesare Zavattini, sceneggiatore protagonista della stagione neorealista italiana.
Nel 52′ De sica gira forse il suo capolavoro, Umberto D., a cui seguirà una forte polemica nazionale sul neorealismo e la sua idea di Italia.
Zavattini firma una delle migliori sceneggiature (a nostro giudizio la migliore), perfetta nel suo minimalismo e nella sua essenzialità. Svuota le giornate dell’anziano signore e del suo cane per raccontare la sua drammatica storia.
Un lavoro per sottrazione, esattamente all’opposto di altri titoli in lista, in un approccio che si sviluppa lontano da Hollywood nel dopoguerra e che segnerà le filmografie europee (ma anche in parte asiatiche, come vedremo)
Tutte le collaborazioni di Zavattini con De Sica, ma anche (in rappresentanza dell’Italia) l’opera di Age&Scarpelli, Ennio Flaiano e Mario Monicelli (e tutta la commedia all’italiana).
Il Padrino (ma il discorso vale anche per il secondo capitolo) ha rappresentato una delle vette più alte dell’esperienza della New Hollywood.
Il capolavoro di Francis Ford Coppola si è servito dell’ottimo romanzo di Mario Puzo, che ha contribuito anche alla stesura della sceneggiatura, per girare il suo capolavoro.
La scrittura di Puzo e la regia di Coppola hanno contribuito a definire uno standard nel cinema dell’epoca, soprattutto per i gangster movie che sarebbero arrivati in seguito. La cura per la sceneggiatura è evidente, specialmente nel secondo capitolo della saga.
La narrazione del giovane Vito, opposta a quella del “contemporaneo” Michael è una delle soluzioni più evidenti ed efficaci. Un film monolitico che non spreca una scena e che farà scuola per molti anni.
Apocalypse Now (tratto dal Cuore di tenebra di Conrad) dello stesso Coppola, ma anche Il cacciatore (Michael Cimino), Quei bravi ragazzi, Toro scatenato e Taxi Driver (Martin Scorsese, ma importante anche la notevole influenza di Paul Schrader).
3) Chinatown, Roman Polański (Robert Towne), 1974
Torniamo ai tempi della Nuova Hollywood per uno dei film più amati (e una delle sceneggiature che rasentano la perfezione).
Roman Polański firma la regia di uno dei film più importanti degli anni ’70, che attinge a piene mani dal noir e l’hard boiled dei decenni passati con un Jack Nicholson straordinario.
Merito del grande successo è senza dubbio (anche) la sceneggiatura di Robert Towne, vicina allo stile di Raymond Chandler. Il personaggio del detective Gettes è continuamente sballottato e le sue intuizioni stravolte, in una perdita della centralità dell’investigatore e del suo senso intuitivo.
Il film contribuisce inoltre alla rinascita del genere, in quello che più avanti verrà chiamato neo-noir, attraverso una delle migliori sceneggiature di quegli anni e che influenzerà molto il genere.
Valgono le stesse de Il padrino. Aggiungiamo però anche il lavoro di Stanley Kubrick (Dottor Stranamore e Arancia Meccanica su tutti per l’eccellente rielaborazione dei materiali di partenza tipica dell’autore).
Quella di Quarto potere è una delle sceneggiature più discusse della storia del cinema. Ormai da decenni la disputa sulla sua effettiva paternità riempie i discorsi e le invettive dei critici. A partire dalla famosa querelle di Pauline Kael, non è chiaro (e probabilmente mai lo sarà) chi abbia dato il contributo fondamentale.
Resta il fatto che Orson Welles e Herman “Mank” Mankiewicz hanno firmato una delle migliori sceneggiature della storia del cinema. La storia vagamente ispirata dalla vita di Hearst è un espediente per raccontare la storia esemplare di una vita, o meglio sull’impossibilità di farlo.
Con una costruzione che fa ampio uso dei flashback (e della loro relativa incompletezza e frammentarietà), il ritratto di Kane risulta spezzettato, a tratti indecifrabile e incompleto, in quello che è uno dei progetti più ambiziosi (e riusciti) da parte di un visionario come Welles.
Borges, in una recensione non del tutto entusiasta, definì il film un “labirinto senza centro”. La sceneggiatura di Mank e Welles stordisce lo spettatore, unico depositario della risposta che arrovella i giornalisti all’indomani della morte del magnate.
Un film indimenticabile, che unisce una delle regie più innovative dei suoi tempi ad una sceneggiatura di grandissimo livello, che si esaltano a vicenda continuamente.
Casablanca è per molti l’esempio più fulgido del sistema produttivo della Hollywood classica. Il film rappresenta infatti uno dei punti massimi, artistici e produttivi, dell’esperienza hollywoodiana, sintetizzando i discorsi sul divismo e le metodologie di produzione in maniera eccellente.
Il film si basa ovviamente su una sceneggiatura di altissimo livello, che raggiunge forse la perfezione formale (almeno per i nostri standard). Casablanca è davvero un oggetto così interessante da meritare approfondimenti ancora oggi, a 80 anni dalla sua uscita.
L’impianto narrativo è sorretto dalle magnifiche prestazioni di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, in un film a cui è davvero difficile trovare un difetto.
La loro storia d’amore, unita al dramma della guerra, è destinata ad essere ancora a lungo materiale di studio per tutti gli sceneggiatori (non a caso in Story di McKee è preso più volte ad esempio tramite lunghi brani di sceneggiatura) che si avvicinano al mestiere.
Chiudiamo con alcune delle migliori sceneggiature dall’epoca della Hollywood classica, che valgono anche per Quarto potere: Eva contro Eva (Joseph L. Mankiewicz), Il buio oltre la siepe (Robert Mulligan), Via col vento (Victor Fleming),