Il Covid sta pian piano allentando la morsa sul mondo e la vita sta tornando lentamente alla sua normalità . Tuttavia alcuni settori faticano a riprendere terreno dopo la Pandemia. Uno dei più martoriati dal virus, parlando dell’Italia, è sicuramete quello del cinema. Se infatti nel resto d’Europa le persone sono tornate normalmente in sala, da noi si registrano un drammatico calo delle presenze.
Anec, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, parlando con Ansa ha portato i dati di quella che sta diventando a tutti gli effetti una vera emergenza settoriale.
Mancano all’appello dai dati Cinetel che monitorano il mercato italiano ben 500 schermi su i circa 3600 che abbiamo, riferiti a 1300 strutture. Andiamo verso un drammatico -20% e se non si prendono provvedimenti presto l’esercizio è a rischio e pure il settore – ha detto il Presidente Mario Lorini. Sono urgenti iniziative strutturali di sostegno, prima fra tutte la definizione ‘dinamica’ della finestra tra la distribuzione in sala e sulle piattaforme, 90 giorni potrebbe essere un primo fondamentale passo e poi c’è bisogno di una road map certa e condivisa sui passi da fare per cambiare rotta
Se si guarda gli incassi, i dati rivelati sono a dir poco brutali. Nel 2021 infatti, rispetto agli ultimi anni pre- pandemici, si è perso oltre il 70% degli incassi. Malissimo poi se si guarda nel dettaglio al nostro cinema. In questo periodoifnatti, delle 353 uscite, 153 erano prodotti in Itaiia e la quota di incassi è stata intorno appena al 20%, concentrata poi su soli 5 titoli.
Luigi Lonigro, presidente di Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali), ha spiegato il problema relativo allo streaming, aggiunto:
Oltre che presidio culturale le sale sono un presidio industriale, ne va del lavoro di tanti e se continua l’emorragia si chiude. Lo spettatore – riflette Lorini – è disorientato: dal tanto prodotto, dall’offerta ridondante delle piattaforme, per questo crediamo che mettere ordine sia fondamentale. Eravamo già vicini ad un accordo, pensiamo che 90 giorni tra l’uscita in sala e la programmazione sulla piattaforma siano un passo iniziale
L’unico strumento è l’esclusività . La sala di colpo ha perso questa sua prerogativa e solo un intervento politico forte può cambiare e cose. I legislatori devono decidere con i fatti se la sala è un presidio forte o no, produttivo, economico e sociale. Occorre la volontà politica di salvaguardare questo luogo fisico, e regole subito