I Bastille tornano con un indie pop futuristico che per paradosso suona un po’ datato. Ma se sono le hit che cercate, qui le trovate
I Bastille tornano con un altro grande album indie pop, Give Me the Future, in un’epoca nella quale l’indie pop di può dire quasi morto (e anche di futuro è molto difficile parlare). Dan Smith e compagni si avventurano in una coraggiosa tracklist composta di inni pop digitali che sembrano venire dal 2018 o 2019, reiterando la loro ricerca di suoni emotivi, coinvolgenti e, perché no, commerciali.
Peccato che il panorama attorno a loro sia completamente mutato. Fare indie pop del genere nel 2022 o in questi anni, come hanno fatto gli Imagine Dragons l’anno scorso e come hanno “tentato” anche i Coldplay, comporta grandi rischi. Il rischio è di suonare come relitti di un’epoca d’oro ormai trascorsa, che il virus ha distrutto per lasciare spazio alle nuove generazioni del neo-grunge armate di chitarre.
In effetti, il retro-futurismo e i panorami computeristici che costituiscono la “lore” di questo album troverebbero ben più posto nel panorama di tre o quattro anni fa. Revival anni ’80, vaporwave, suoni plastici ed elettronici ovunque. Give Me the Future suona quindi, paradossalmente, un po’ come un album che di futuro ha poco o nulla.
Detto questo, ciò non toglie che i Bastille sappiano fare indie pop e farlo bene. Rimangono tra i nomi principali del genere in questo periodo; e, specie per quanto concerne le classifiche, in pochi sanno porsi in maniera più accattivante di loro. Lo provano brani come No Bad Days e Shut Off the Lights, praticamente perfetti e adatti a feste in spiaggia come ad ascolti solitari.
Nella tracklist spiccano anche le canzoni Distorted Light Beam, Back to the Future e Club 57; mentre, ad interrompere un po’ il ritmo ci pensano l’intermezzo affidato a Riz Ahmed e un paio di altri interludi tematici. In conclusione: è vero che il disco, come nelle intenzioni della band, vorrebbe riflettere “la stranezza di vivere in un’era che sembra fantascienza”; ma non è detto che ci riesca fino in fondo.
Un’impressione del genere si coglie molto di più, per esempio, in un lavoro come Simulation Theory dei Muse (2018). Per apprezzare alla meglio Give Me the Future, che un brutto album non è e nemmeno sfigura nella discografia dei Bastille, ciò che bisogna fare è scordarsi il tema portante e godersi le melodie che i quattro sfornano sempre eccellentemente. In questo modo, piacerà tre volte di più.