Tra diversi amari divorzi e un periodo in caduta libera per i Genesis (che nel corso degli anni ’90 terminano effettivamente la loro carriera discografica) Collins compare anche come compositore ed interprete delle canzoni di film Disney quali Tarzan (1999) e Koda, Fratello Orso (2003). I più lo ricordano anche nella sua apparizione in GTA: Vice City Stories.
Ci potrebbe essere molto altro da dire su di lui, ricordando per esempio i numerosi problemi di salute con i quali convive da anni e che gli rendono difficile l’ultimo, attualmente in corso, tour con i Genesis. Ma tra tante cose che si possono richiamare sulla sua figura, non mancano mai critiche quando non sberleffi e aperte prese in giro.
Molti, per esempio, considerano imbarazzante la sua performance con i Led Zeppelin al Live Aid, nel 1985. David Bowie ha deriso la propria carriera negli anni ’80 come il suo “periodo Phil Collins”. La sua canzone sui senzatetto, Another Day in Paradise, è stata criticata come esempio di ipocrisia e di retorica inessenziale.
Il cantante è stato accusato di essere un evasore fiscale, di sposare posizioni politiche conservatrici e, fatto noto, di aver terminato uno dei suoi matrimoni via fax. Si tratta però per la maggior parte di dicerie, sfoghi di critici ed ascoltatori che, semplicemente, negli anni si sono stufati di lui e di quanto se ne parlava.
Negli anni ’80 in particolare Collins è diventato, suo malgrado, simbolo di una tendenza “pop” e commerciale della musica impegnata (quella dei Genesis, tanto per cominciare), testimoniata del resto dalla deriva stessa del sound da lui stesso proposto. Tendenza che lo ha condotto al prog alla new wave e dal synth ad un soul nostalgico che, fino al suo ultimo cover album, Going Back (2010, anche il suo ultimo album al momento), davvero sembra non aver nulla da dire.
Sarà poi quel carattare ingombrante da istrione, quel pavoneggiarsi un po’ da prima donna, quel voler spettacolarizzare sé stesso e la musica che propone. Per molti, certo, in lui si ritrova non solo il declino dei Genesis ma anche un po’ tutta la “morte” del rock anni ’70 e del prog in particolare. Sarà tutto questo, ma una cosa è certa: piaccia o non piaccia, Phil Collins è e rimane una leggenda. Forse una leggenda un po’ antipatica, ma sempre una leggenda.