#CancelSpotify sta iniziando a far discutere e coinvolgere altri musicisti come Joni Mitchell
Tutto è iniziato con Neil Young. Ora anche una sua collega eccellente, Joni Mitchell, ha deciso di unirsi a #CancelSpotify. Ma di che cosa si tratta, esattamente? Per ora è impossibile parlare di un movimento e anche di una tendenza come quella di Cancel Culture. Più che altro, si tratta di una forma di protesta nei confronti della piattafora di streaming musicale che sempre più utenti e musicisti abbracciano.
La cosa è partita quando qualche giorno fa Neil Young, il leggendario cantutore canadese, ha chiesto che la sua musica venisse rimossa da Spotify. E per un motivo preciso: la piattaforma ospita in esclusiva il popolarissimo podcast di Joe Rogan, chiamato The Joe Rogan Experience. Un personaggio da noi poco noto, ma famosissimo negli Stati Uniti.
Costui, già da tempo noto per le sue posizioni complottiste e no-vax, ha ospitato nel suo podcast il virologo Robert Malone, il quale ha parlato di una psicosi di massa riguardo a ciò che sta accadendo in America con i vaccini, paragonando la situazione a quella della Germania nazista.
Neil Young ha avuto la poliomelite nel 1952, tre anni prima che i vaccini per curare la malattia fossero disponibili
Neil Young, che dei vaccini è fermo sostenitore dato che da bambino è sopravvissuto per miracolo alla poliomelite, ha deciso di rfiutarsi di condividere la piattaforma con qualcuno che diffonde idee del genere. E ha detto: “Sto attivamente cancellando tutta la mia musica disponibile su Spotify, il prima possibile”.
“Lo faccio perché Spotify diffonde false informazioni sui vaccini, causando potenzialmente la morte di quelli che ci credono. Possono avere Rogan o Young. Non entrambi“. E Spotify ha scelto Rogan, rimuovendo infatti il catalogo del cantautore dalla piattaforma. Ma la reazione, del pubblico, degli utenti di Internet e dei colleghi musicisti, è stata feroce.
In molti sono subito accorsi a mostrare il loro apprezzamento per Young, come l’ex-compagno di band David Crosby o anche Sebastian Bach, cantante degli Skid Row. Ora, una nuova azione simile alla sua è stata intrapresa da Joni Mitchell, altra figura leggendaria del folk anni ’70 e vicina a Young (era anche la compagna di Graham Nash e per CSN&Y scrisse la famosa canzone Woodstock).
Ora anche la maggior parte della discografia di Joni Mitchell è stata rimossa dalla piattaforma (dipende da chi detiene i diritti su quali parti del catalogo), e sembra solo questione di tempo prima che altri musicisti leggendari seguano l’esempio. I sostenitori di Rogan invocano il diritto alla libertà di espressione, sostenendo che se pur discutibile il suo podcast deve poter essere ascoltato.
Su questo Young ha detto: “Supporto la libertà di espressione. Non sono mai stato a favore della censura. Le compagnie private hanno il diritto di scegliere da che cosa trarre profitto, così come io posso scegliere di non avere la mia musica a supporto di una piattaforma che dissemina informazioni dannose“.
Nel frattempo soprattutto su Twitter si sta diffondendo l’hashtag #CancelSpotify (o anche #BoycottSpotify e #SpotifyDeleted). Con questi slogan molti utenti stanno dando prova della loro decisione di annullare l’abbonamento alla piattaforma, o comunque di volerla boicottare, proprio perché a favore della posizione di Young. Insomma, un terremoto che non promette di placarsi presto.
Fonti: GQ, BBC, Billboar
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