Comunemente, quando viene citato La Sirenetta, si pensa immediatamente alla pellicola della Walt Disney del 1989.
Nell’immaginario collettivo La Sirenetta è Ariel, una bella ragazza dai capelli rossi che stringe un patto con la Strega del Mare per avere l’occasione di passare del tempo con il principe Eric.
Tuttavia questa fiaba dal lieto fine che ha accompagnato intere generazioni durante l’infanzia è tratto da un racconto molto cupo firmato da Hans Christian Andersen.
Pubblicata per la prima volta nel 1837 nella raccolta di racconti dal titolo Eventyr, fortalte for Børn III, La Sirenetta è una delle opere più famose dello scrittore.
Talmente famosa che a Copenghan, il 23 Agosto 1913, venne mostrata al pubblico una statua dedicata proprio a questa creatura marina.
La Sirenetta secondo la Disney
Nel lungometraggio animato di casa Disney, Ariel disobbedisce agli ordini del padre, il Re Tritone, e sale in superficie per spiare gli umani.
Si innamora così del principe Eric e decide di salvarlo dal naufragio della nave su cui viaggiava: Eric ha solo una fugace visione della sua salvatrice, prima che Ariel si immerga di nuovo.
Dopo un litigio con Tritone, Ariel decide di andare da Ursula, la Strega del Mare, chiedendo di diventare umana.
La strega accetta, in cambio di un pagamento molto particolare: ruba ad Ariel la sua voce e le detta le condizioni dell’incantesimo.
La sirenetta dovrà farsi baciare dal principe, con un bacio di vero amore, prima che il sole tramonti sul terzo giorno.
Così Ariel ottiene le gambe e può tentare di vincere il cuore del suo amato. Quando sembra sul punto di riuscirsi, Ursula decide di intervenire.
Il suo scopo, infatti, è quello di veder fallire Ariel per poterla usare come merce di scambio per la corona di Re Tritone.
Ursula si tramuta in Vanessa e, con un incantesimo, spinge Eric a chiederla in sposa. Alla fine, però, tutto va per il verso giusto.
Eric capisce di amare Ariel e Tritone trasforma sua figlia in un’umana in modo che possa passare tutta la vita al fianco dell’uomo che ama.
Peccato che per La Sirenetta di Andersen non vada effettivamente così.
La Sirenetta, la storia originale: ostriche e affogamenti
Il punto di partenza della fiaba di Andersen è molto simile a quella della Disney. La Sirenetta – che nel testo originale non ha nome – vive nell’oceano con il padre e le sorelle.
Quando compie la maggiore età, come rituale, è spinta a cercare la superficie per vedere il mondo umano.
Ma La Sirenetta deve anche superare un’altra prova: sulla sua coda vengono posizionate otto ostriche che le mordono la pelle, causandole un dolore lancinante.
Quando cerca di chiedere il perché di una simile tortura, la nonna della creatura risponde che i morsi e il dolore sono necessari per sconfiggere l’orgoglio.
Inoltre, nel racconto di Andersen, le Sirene rispondono all’immaginario collettivo di omerica memoria.
Sono creature belle e piene di fascino, ma questo non significa che non siano anche decisamente pericolose.
Le sorelle della protagonista, infatti, si divertono a intrecciare i loro canti irresistibili di modo che i Marinai sentano il bisogno di seguirli, finendo con il morire annegati.
Un omaggio piuttosto palese alla tradizione dei poemi omerici, quando Ulisse si lasciò legare al palo della sua nave per non correre il rischio di cadere in trappola.
Un amore senz’anima
Secondo il racconto di Andersen, le sirene non hanno anima e, per questo, non sono immortali come gli esseri umani.
Hanno la possibilità di vivere fino a 300 anni, ma compiuto il loro tempo, le creature muoiono e si tramutano in schiuma di mare, smettendo di esistere.
Ed è questo ciò che la Sirenetta rischia quando accetta il patto con la strega del mare. La protagonista, infatti, non vuole solo l’amore del principe. Vuole diventare umana per avere un’anima.
La Strega del Mare, però, la mette in guardia: se non riuscirà a convincere il Principe a sposarla, lei morirà. Senza anima, sarà dissolta nel nulla.