Porno per pochi, porno per tutti: la Golden Age Of Porn
Strappa un sorriso malizioso, leggere l’anno in cui tutto ebbe inizio. Siamo nel 1969 e la Danimarca fu il primo Stato a rendere legale il cinema a carattere pornografico. E i venti del nord Europa arrivarono anche negli Stati Uniti praticamente subito. Il mercato nero a tre X americano era talmente florido che il contenimento era impossibile. Le istituzioni iniziarono a considerare una legalizzazione del porno, anche grazie alla nascita di molti movimenti hippy.
Insomma, lo sdoganamento del Porno era ormai cosa fatta, all’incirca. Ecco quindi che sul finire degli anni Sessanta, inizia una vera e propria età d’oro chiamata per l’appunto Golden Age Of Porn. Quindici anni in cui l’industria americana del cinema pornografico divenne tra le più prolifiche di sempre, aprendosi anche al mercato internazionale, con produzioni a basso costo che ottennero ricavi notevoli.
Da prodotti amatoriali per pochi, a produzioni cinematografiche per tutti nell’arco di mezzo secolo, con nomi altisonanti come Andy Warhol, tra i primi a mostrare scene di sesso esplicito con il suo Blue Movie. Niente più meri lavori su commissione ma libertà artistica nel mostrare l’atto sessuale non simulato, per la gioia degli spettatori. Un’evoluzione del peep show ottocentesco, sotto certi aspetti.
A creare una contesa con Blue Movie, troviamo Mona: The Virgin Nymph. Considerando l’ordine cronologico, Mona fu il secondo film a mostrare scene di sesso esplicito non simulato benché senza penetrazione. Tuttavia, a differenza del film sperimentale di Warhol, questi aveva una trama lineare e precisa. A chi spetta la medaglia d’oro, dunque? Poco importa, anche perché a distanza di due anni arriverà forse il film porno più famoso al mondo.
Una porta verde dal colore dorato
Tra i due litiganti, il terzo gode. Siamo nel 1972 e, poco prima dell’uscita di Gola Profonda, i fratelli Mitchell dirigono uno dei primissimi film porno ad avere un’ampia distribuzione nelle sale: Dietro La Porta Verde. Circa sessantamila dollari di budget ampiamente recuperati già nella prima settimana, con un milione di incasso. A reggere la scena troviamo Marilyn Chambers, la protagonista del Rabid di Cronenberg diretto cinque anni dopo.
Un grande flashback dove due camionisti raccontano la storia della porta verde e di quel che accade dietro di essa. Varcata la soglia, assistiamo ad una riluttante Gloria salire su un palco dentro una sala piena di gente e costretta a far sesso con vari persone, tra cui Johnny Keyes, pugile di colore che “inaugura” la prima scena di sesso interrazziale di sempre, secondo Porn Studies di Linda Williams (Duke University, 2014, p. 299).
Questo spettacolo scalda gli animi di tutti che inizieranno a far sesso in un’orgia infinita, fino ad un finale a dir poco particolare. Un’eiaculazione di ben sette minuti interamente girata a rallenty, corredato con luci psichedeliche. Un tocco autoriale che mostra la brillantezza dei Mitchell dietro la macchina da presa.
Ma non solo, visto che sfruttarono a proprio favore una campagna marketing della P&G che vedeva la presenza del volto della Chambers per un sapone. Un “puro al 99 & 44/100%” che diventò “impuro“, scatenando proteste vibranti da parte della P&G e la curiosità di molti spettatori, tanto da rendere il film un vero e proprio cult che nel tempo ha ricevuto menzioni anche dagli Iron Maiden in Hooks In You e dai Lake Of Tears con l’omonimo brano.
Deep Throat, o La Vera Gola Profonda
Ben oltre un semplice e classico film porno, Gola Profonda è stato un vero e proprio caso che è riuscito a diventare un cult in pochissimo tempo, spostando addirittura le masse al cinema grazie ad una distribuzione sempre più grande. Cosa abbastanza rara visto che nel 1972 i cinema a luci rosse erano sempre poco frequentati, ma non per il film firmato Gerard Damiano.
La storia è pressoché famosa. Linda Lovelace non riesce a trarre soddisfazione durante i rapporti sessuali, causa malformazione che le ha fatto spuntare il clitoride in fondo alla gola. Un’ora di film che riscosse un successo a dir poco ampio, soprattutto al botteghino.
A fronte di una spesa di “soli” 25.000 dollari, il film arrivò ad incassare in tutto il mondo circa cento milioni di dollari. Diventati poi seicento con le vendite in home video. Numeri pazzeschi, considerando sia l’epoca che il genere a cui appartiene. Inoltre, è proprio grazie a Gola Profonda se il genio di Tobe Hooper riuscì a dar vita a Non Aprite Quella Porta.
Parte degli incassi, infatti, furono utilizzati per creare la Bryanston Distributin, società che produsse e distribuì non solo film a carattere pornografico ma anche di altri generi. In fin dei conti, menzionando ancora Freud, la psiche umana si divide in Eros e Thanatos, pulsione di vita e di morte. Porno e horror.
Aleggia un grandissimo “però” intorno al film di Damiano, che già all’epoca fece discutere non poco. In Gran Bretagna il film fu bandito per circa dici anni e negli Stati Uniti, alcune città vietarono le proiezioni a causa dell’oscenità mostrate. Tuttavia, una sentenza newyorchese diede il via libera ai cinema. Finita qui? Neanche per sogno.
Harry Reems, l’attore protagonista, fu incriminato nel Tennessee per “cospirazione nella diffusione e distribuzione di materiale osceno“, come recita Wikipedia. Inutile dire che questa fu una perfetta pubblicità per Reems che trovò ampio successo e sostegno da parte sia dello showbiz che dai comuni cittadini. Tuttavia, niente e nessuno potrà cancellare la storia di Linda Lovelace, anche per quello che accadde dopo il film.
Nelle varie biografie, la vera protagonista di Gola Profonda, ha raccontato aneddoti terrificanti sulla produzione del film. In Out Of Bondage, l’attrice scrive come fu minacciata con una pistola di eseguire gli ordini di suo marito Chuck Traynor. Proprio la figura di Traynor è sicuramente la più discussa. Dai racconti della Lovelace, emerge infatti come questi la obbligava con la violenza a praticare le scene di sesso. Il motivo? Un assegno di 1250 dollari per “aver prestato la moglie“.
Inoltre dichiarò di essere stata ipnotizzata dal marito proprio per renderla mansueta e facilitare l’esecuzione degli ordini. Addirittura, nel 1986, disse davanti alla commissione anti-porno istituita da Regan che guardare quel film equivale ad assistere ad uno stupro. Insomma, stando alle sue parole, fu completamente plagiata dall’ex marito per beceri scopi di lucro.
1973, odissea nel porno
Il 1973 è un anno sicuramente molto delicato per l’industria del cinema porno. Il New York Times dedicò a questo crescente fenomeno ben cinque pagine di analisi, arrivando a conclusioni molto nette. Secondo Ralph Blumenthal, il cinema porno avrebbe invaso il pubblico generalista al punto da costringere l’industria hollywoodiana a rivedere i suoi piani.
L’apparente e diretta conseguenza arrivò 1973, anno in cui la Corte Suprema Statunitense ridefinì il concetto di “osceno” e affermando come questo non poteva essere protetto dal Primo Emendamento sulla libertà di espressione. In tal modo, ci fu una stretta su cosa poteva essere vietato e cosa no, lasciando uno spazio di manovra molto ridotto.
Questa sentenza ebbe gravi ripercussioni iniziali sia sui film che sui cinema a luci rosse che andavano miseramente chiudendo. Molte furono le copie distrutte di film ritenuti osceni e le case di produzione iniziavano ad avere non pochi problemi, e di natura legale e di natura economica. Il porno rischiava quindi di morire dopo pochissimi anni dalla sua liberazione.
Tuttavia, questo ostacolo fu largamente aggirato grazie all’uso della parodia. Attraverso i classici stilemi narrativi di genere, le produzioni pornografiche potevano sfruttare il sesso esplicito come vera e propria espressione artistica funzionale alla diegesi. Un vero e proprio anno zero per il Porno, dunque, che trova dei capisaldi di genere, spalancando le porte del (porno)Olimpo di oggi.