Un occhio che riprende, un occhio che guarda. Un rapporto di azione e reazione che permea la nascita del cinema, settima arte che da sempre pone le sue basi su una delle più grandi pulsioni umane, quella di guardare. Dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad oggi, lo sguardo del cinema (e del regista) è oggetto di studi e d’incassi, attirando a sé cultori e spettatori, per un genere da sempre visto come un tabù e che solo adesso sta trovando un riluttante sdoganamento: il porno.
Sin dai suoi albori, il cinema ha da sempre calcato la sua mano sul voyeurismo intrinseco nell’essere umano. Questi, portato alle sue estreme conseguenze, dà vita alla soddisfazione della pulsione di vita, definita Eros da Freud. Nei primi del Novecento, in Austria, Johann Schwarzer dà vita a quello che possiamo definire come il primo esempio di pornografia cinematografica, Am Sklavenmarkt, tradotto “Al Mercato Degli Schiavi“. Tre minuti in cui un pascià prende decisioni sulle schiave, delle quali vengono mostrate le loro grazie.
Per arrivare al primo nudo integrale, bisogna compiere un piccolo balzo in avanti, tra il 1913 e il 1915, anni in cui sono apparsi i primi nudi integrali. Erroneamente, si pensa che la prima a posare completamente nuda per una macchina da presa sia stata Hedy Lamar.
Tuttavia, andando indietro di due anni, notiamo come il cinema italiano fu il primo a mostrare un nudo integrale per la prima volta. Idolo Infranto, infatti mostrava Francesca Bertini nei “panni” di una modella dentro lo studio di un artista. Panni che chiaramente erano riposti chissà dove. A onor del vero, la sequenza della Lamar era sicuramente più lunga e totalmente incentrata su di lei mentre correva nel bosco. Una diatriba che difficilmente troverà soluzione, ma poco importa. Il nudo nel cinema esisteva già da tempo ma era illegale da mostrare, almeno nei filmini segreti prodotti all’epoca.
Parallelamente, infatti, un vero e proprio mercato nero finanziava il cinema pornografico del primo Novecento. Giacché illegale, solo facoltosi ricchi potevano produrre film in pellicole andate quasi tutte perdute o comunque custodite da collezionisti privati. Il porno era ampiamente illegale e mal tollerato (almeno all’apparenza) dai più, al punto che il tabù era ampiamente radicato. Si pensi che fino agli anni Cinquanta, molti film mostravano marito e moglie dormire in letti singoli separati, seppur nella medesima stanza. Figuriamoci quindi riprendere e commercializzare l’atto della penetrazione.
Nonostante l’ampio commercio del XX secolo, la disapprovazione verso tali gesti osceni era tale che molti attori si camuffavano quanto possibile proprio per non essere riconosciuti e quindi mal giudicati. A differenza delle attrici, prostitute di strada che facevano il loro lavoro con l’aggiunta di essere riprese. Differenze sociali che meriterebbero una certa analisi ma non è certo questo il luogo adatto.