Semi dimenticato oggi, fu un piccolo caso ai tempi dell’uscita questo compendio di ribellismo in piccolo – incentrato una volta tanto non su un gruppo di giovani adulti, ma sulla confusione preadolescenziale di due protagoniste giovanissime.
Thorteen si ricorda soprattutto come film dell’esordio della brava Catherine Hardwicke, in capo a cinque anni finita nientemeno che ad orchestrare il debutto cinematografico della saga di Twilight.
Una parabola apparentemente bizzarra, ma utile a ricordare come, nei media a target teen, l’oggetto della denuncia morale e l’effettivo fruitore commerciale vadano molto spesso a coincidere.
Another Happy Day – Sam Levinson (2011)
Mille legittimi dubbi circondano di questi tempi la bontà registica di Sam Levinson, autore effettivamente discutibile a dire poco nel suo adagiarsi su temi e stilemi tra i più macchiettistici dell’indie americano contemporaneo.
La produzione più recente ha oramai delineato tutti i vezzi dell’autore, che da next big thing si è improvvisamente ritrovato messo in discussione; ma l’acclamatissimo esordio, arrivato dal nulla ormai quasi dieci anni fa, resta una buona bussola per orientarsi in quelli che saranno temi in fondo ricorrenti, anche nel successo della serie HBO.
King of Staten Island – Judd Apatow (2020)
Il re dei film “difficoltà di crescere in un paese di eterni adolescenti” è sicuramente Judd Apatow, ed è la figlia Maude a mettere indirettamente il marchio dell’abile produttore anche in Euphoria. Apparentemente lontani (commedia da una parte, dramma dall’altra), il filo Levinson-Apatow è più presente di quanto non sembri: la presenza della giovane aiuta ad alimentare l’impressione della serie HBO come sorta di filiazione intristita della poetica paterna.
Oggi definitivamente attrice, ritroviamo Maude Apatow anche nel quasi contemporaneo lavoro del padre – in un ruolo peraltro pressoché identico, al servizio dell’idolo generazionale Pete Davidson.
Malcolm & Marie – Sam Levinson (2021)
Presto per dire se Levinson e Zendaya saranno gli Hitchcock-Bergman dell’aristocrazia ennuie hollywoodiana, con un piede in Sorrentino e uno nel dibattito Twitter del momento. Certo, l’ultimo film della coppia non si è dato da fare per scardinare gli stereotipi, procurandosi ondate di odio (forse ingiustificate) e mettendo in discussione retroattivamente anche l’amatissima serie.
Piaccia o meno, è in Malcolm e Marie che si dipana la direzione in cui andranno gli autori del serial, ormai ufficialmente diventato troppo grande (in termini di popolarità come anche concettuali), e pronto al salto della fede nel mondo adulto.