Una delle prove più difficili a cui un attore è chiamato a rispondere è sempre quella di interpretare più personaggi nello stesso film. Spesso identici fisicamente ma con caratteri completamente diversi. Nel film di Jonze, Nicolas Cage è chiamato a questa sfida, interpretando lo sceneggiatore Charlie Kaufman, scrittore del film stesso, e suo fratello gemello Donald, personaggio immaginario che rappresenta la parte più intima dell’artista.
NicolasCage deve dunque rimbalzare da un personaggio, Charlie, timido, goffo, insicuro e impacciato nonostante la sua genialità, ad un altro, Donald, spigliato, divertente e sicuro di sé. Il risultato è eccellente: l’attore riesce a non confondere mai, neanche per un attimo, lo spettatore. Basta infatti uno sguardo alle espressioni sul suo viso per capire quale dei due fratelli stia in quel momento interpretando.
Charlie cammina ingobbito con lo sguardo basso, l’espressione triste, il tono di voce perennemente basso, le mani sempre davanti al corpo in protezione. Si sente un fallimento e viene portato in scena in modo così eccellente da farci pensare che quell’uomo sia solo un perdente, quando in realtà si tratta di uno dei più grandi sceneggiatori al mondo.
Donald invece è sempre sorridente, cammina sicuro e parla a tono alto. Spesso è al centro dell’attenzione, situazione dalla quale Charlie rifugge costantemente. Ogni singolo aspetto dell’interpretazione serve a identificare con un solo sguardo quale dei personaggi lo spettatore stia guardando.
Il ladro di orchidee è un assoluto compendio di bravura di Nicolas Cage che porta a casa una performance sulla carta davvero complicata ma che alla fine è divenuta un autentico cult.
3) Joe, David Gordon Green, 2013
Questo film gioca quasi nella sua totalità sull’interpretazione di Nicolas Cage che è chiamato ad un ruolo complicato da tenere nei giusti binari. Joe è infatti un uomo burbero dal cuore buono, con un passato complicato e violento, dal quale non riesce ad uscire. In alcune sequenze questa componente della sua personalità viene fuori, mettendolo spesso nei guai.
Come facilmente immaginabile, una parte del genere potrebbe in ogni momento trasformarsi nell’ennesima storia di persone normali che si trasformano in giustizieri. L’attore tiene invece il suo personaggio ben fermo e lo conduce in una performance che evidenzia il lato spirituale ed etico di un uomo complesso.
L’amore paterno per il giovane Tye, attorno al quale ruota tutta la vicenda, è sempre ben in evidenza, non lasciando mai allo spettatore l’impressione che Joe sia in realtà un eroe; egli è un uomo normale con una vita normale che vuole aiutare una persona a lui cara.
Una parte che forse fino a qualche anno prima Nicolas Cage avrebbe caricato troppo, rendendola eccessivamente carica, ma che con la maturità di oggi ha interpretato in modo perfetto, senza sbavature, regalandoci uno dei personaggi più sfaccettati e complessi della sua carriera. Preparatevi a commuovervi a ricredervi.
2) Via da Las Vegas, Mike Figgis, 1995
È bene ricordare che Nicolas Cage ha anche vinto un Premio Oscar grazie ad uno dei ruoli più difficili e borderline della sua carriera. L’attore interpreta Ben, un uomo distrutto che desidera solo bere fino a morire. Tuttavia l’incontro con la prostituta Sera darà una svolta alla sua vita che rimarrà in ogni caso contraddistinta dal costante e massiccio abuso di alcol.
Cage viene chiamato a dare vita ad un uomo costantemente ubriaco. Potreste pensare che questo sia terreno fertile per il suo overacting, ma così non è. Ben ride poco e i momenti “divertenti” si contano sulla punta delle dita di una mano.
In ogni scena, l’unica cosa che proviamo osservando la sua insesorabile autodistruzione è pena; l’occhio costantemente semichiuso per effetto dell’alcol, l’andatura perennemente caracollante e una quasi totale incapacità di parlare correttamente per più di pochi minuti. Ogni singolo elemento della caratterizzazione del protagonista è perfetto e veicola un unico messaggio: Ben vuole morire.
L’attore tiene un livello di performance davvero notevole mostrandoci la sofferenza di un essere umano ormai senza speranza nè obiettivi. La vicinanza con la ragazza gli porta una gioia così effimera e breve che a stento lo spettatore se ne accorge. Ben nonostante l’amore della giovane, non vuole salvarsi, rimane convinto della strada scelta e continua a bere.
Le scene nella quali si trova in in crisi astinenza, sono rese in maniera talmente violenta e reale da un Nicolas Cage in totale stato di grazia, da darci un profondo senso di disgusto e pietà. Che l’Oscar sia stato meritato o meno non sta certo a noi dirlo, ma Via da Las Vegas resta una prestazione maiuscola di un attore eccellente.
1) Pig, Michael Sarnoski, 2021
Dopo una vita passata ad essere accusato dell’Overacting più assoluto, nel 2021 Nicolas Cage tira fuori una prestazione così intima, personale e minimalista che non poteva che essere in cima alla nostra classifica. La storia racconta di Rob, un’ex chef rinomato che da anni vive nei boschi da solo con un maiale. Quando questo gli viene rubato, egli partirà alla sua ricerca, svelando gli intenti più intimi e profondi dell’opera. L’animale non è infatti altro che un espediente narrativo, un macguffin.
Il film racconta di un uomo dilaniato dal dolore che si è arreso alla vita. Ci porta fin dentro l’animo di una persona senza più scopi che decide di attaccarsi all’ultima cosa che gli rimane, il maiale. Nel suo viaggio, Rob sarà costretto a tornare nei luoghi della sua vita precedente e a fare i conti con il suo doloroso passato.
Una trama che effettivamente non suona originale nè intrigante. La grandezza di questo film sta tutta nella performance di un Nicolas Cage che comunica senza parlare, veicola il dolore di Rob solamente con gli occhi e non scade mai nella parodia di sé. Ogni movimento è controllato, ogni parola centellinata. Il tutto per dare vita ad uno dei personaggi più commoventi della storia recente del cinema. Se arrivati a questo punto nutrite ancora dubbi sulla bravura di questo grande attore, date uno sguardo a Pig, non potrete che ricredervi.