L’arte di far ridere è una delle più difficili in assoluto. La comicità non ha vere formule, oltre a poter esistere in tantissime forme. La capacità di far ridere si può allenare ed affinare, ma molti nascono particolarmente dotati, e Rowan Atkinson (con la sua maschera Mr. Bean) è senza dubbio uno di questi.
Atkinson veste i panni dello sbadato Bean per la prima volta negli anni ’80, quando, mentre si stava laureando in ingegneria all’Università di Oxford (!), ma sarà a partire dal 1990 che, attraverso la serie in onda sulla televisione inglese, raggiungerà l’incredibile successo.
Oggi, dopo 5 anni di messa in onda, varie stagioni della serie animata e 2 film all’attivo, il personaggio di Bean sembra essere andato in pensione (o almeno Atkinson lo desidera, come ha dichiarato lo scorso anno). Far ridere, dice Atkinson, non è più facile. Diremmo, piuttosto, che non lo è mai stato.
Un personaggio (a)tipico
Il personaggio di Bean rappresenta veramente un’unicità nel panorama della comicità contemporanea. Bean è al tempo stesso una caricatura dell’uomo medio inglese (come può esserlo, per il nostro paese, Fantozzi) ed un simbolo universale, comprensibile a tutti, senza bisogno di conoscere le terre d’Oltremanica.
Una sorta di paradosso che non si spiega se non attraverso alcune scelte veramente particolari e molto differenti dalla maggior parte della comicità di oggi. A ben vedere esiste un filo che lega i personaggi di Paolo Villaggio e Rowan Atkinson. Entrambi interpretano uomini insicuri, del ceto medio, attraversando la loro società come outsiders fra gag divertenti e riflessioni sul proprio Paese.
Fantozzi, però, ne è totalmente assoggettato, accentuando la critica alla società che è il fulcro del lavoro di Villaggio. Mr. Bean si muove su altri percorsi (sicuramente meno politici), creando danni e irridendo spesso l’autorità. Ha una forza distruttiva, di disturbare l’ambiente circostante (diversa dalla sfortuna atavica del ragioniere Ugo).
Atkinson ha attinto a piene mani dalla comicità del cinema muto (ma anche molto dal Monsieur Hulot di Jaques Tati), creando gag visive piuttosto che verbali. In una TV ed un cinema sempre più verbosi, l’attore ha fatto una scelta coraggiosa, ma quanto mai azzeccata.
Togliere la parola a Mr. Bean (o quasi) significa forzatamente limitarlo, ma proprio con questa caratteristica l’attore inglese è riuscito a trovare la sua unicità, attraverso l’accentuazione del corpo e del viso (differentemente, ad esempio, da Buster Keaton, l’uomo che non sorrideva mai).
In questo c’è ovviamente tutto il talento di un eccellente attore troppo spesso relegato al ruolo che lo ha reso celebre nel mondo, e che, purtroppo piuttosto raramente, ha dato prova delle sue qualità in ruoli differenti. La sua capacità espressiva è stata fondamentale nel creare la maschera di Bean, dal suo iconico volto e le sue proverbiali smorfie.
Oltre a renderlo unico, però, lo ha reso (forse inizialmente inavvertitamente) universale. I gesti e le espressioni di Bean sono comprensibili a tutte le latitudini, senza bisogno di conoscere l’Inghilterra, né tantomeno la sua lingua (caratteristica che lo ha fatto apprezzare molto anche ai distributori, poiché la serie non necessitava di traduzione).
Nonostante l’età, Mr. Bean non sembra invecchiato di un giorno (come dimostra, fra le altre cose, la performance durante la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi londinesi del 2012). Le sue gag, slegate dal momento storico, fanno ridere esattamente come 30 anni fa, quando inserivamo le VHS nei videoregistratori.
È davvero sorprendente notare come il personaggio continui a parlare (metaforicamente) a tanti tipi di pubblico diversi, contemporaneamente legato e slegato al momento. Se Fantozzi è l’espressione dell’uomo comune negli anni del boom economico in Italia, Bean si aggira più liberamente fra i decenni che ha attraversato. Non è identificato con una particolare generazione o situazione storica.
Che si tratti di rivedere alcuni dei propri momenti preferiti o scoprirne di nuovi (del resto, chi l’ha visto integralmente in quegli anni?), il personaggio di Rowan Atkinson è ancora di un freschezza incredibile.
Diremmo anzi, senza osare troppo, che manterrà la sua freschezza fra altri 30 anni, e che rimarrà nella storia insieme agli altri grandi personaggi comici. Probabilmente combinandogli un danno dei suoi.