Peter Bogdanovich, apprezzatissimo regista molto prolifico negli anni ’70, è morto all’età di 82 anni per cause naturali nella sua casa di Los Angeles, così come ha detto sua figlia Antonia a The Hollywood Reporter. Il cineasta arrivò alla ribalta mondiale nel 1971 con L’ultimo spettacolo, dramma in bianco e nero ambientato in una città del Texas che ha ottenuto otto nomination agli Academy Awards – tra cui il riconoscimento per la regia e la sceneggiatura non originale.
Bogdanovich è uscito dal progetto anche con un nuovo amore, l’attrice Cybill Shepherd, la modella che aveva fatto esordire in quel film dopo averla vista sulla copertina della rivista Glamour. Ciò ha portato alla rottura del suo matrimonio con la scenografa nominata all’Oscar e frequente collaboratrice Polly Platt, dalla quale ha avuto le figlie Antonia e Sashy.
Ha continuato a realizzare altri due film con la Shepherd: il decoroso adattamento del Daisy Miller di Henry James nel 1974 e il musical Finalmente arrivò l’amore l’anno successivo che vedeva anche Burt Reynolds cantare e ballare allegramente sulle melodie di Cole Porter. Ma entrambi hanno fallito, poiché molti a Hollywood – che solo pochi anni prima lo avevano elogiato per aver ridato energia all’industria – si sono rivoltati contro di lui.
Oltre che come regista, Peter Bogdanovich si è fatto apprezzare anche come attore. In particolare lo ricordiamo nel ruolo dello psicoterapeuta Elliot Kupferberg ne I Soprano. Il suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa risale al 2014 quando diresse Tutto può accadere a Broadway, dramma con Owen Wilson, Imogen Poots, Kathryn Hahn, Will Forte e Jennifer Aniston.
La sua carriera ha chiuso il cerchio nel 2019 quando ha contribuito a portare alla luce L’altra faccia del vento, film di Orson Welles girato tra il 1970 e il 1976.
Davvero un grande artista. Riposa in pace.