Dante’s Inferno: La Divina Commedia secondo Visceral Games [ANALISI]

Abbiamo deciso di parlarvi di Dante's Inferno, autentico cult di Visceral Games troppo spesso dimenticato e che dovreste davvero recuperare

dante's inferno
Condividi l'articolo

Siamo nel 2010 e i Visceral Games, freschi del successo di Dead Space, decidono di lanciarsi in un progetto a dir poco ambizioso: un gioco action e violento basato sull’Inferno, prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri. Ed ecco che dalle loro menti nacque Dante’s Inferno, gioco destinato a divenire autentico cult ancora oggi amatissimo. Siamo qui oggi per parlarvi dei motivi per i quali, secondo noi, questo gioco merita tutto l’amore che ancora oggi i fan provano per lui.

La Trama

Partiamo da qualche accenno di Storia. Sebbene il nostro protagonista si chiami Dante, non ha nulla a che vedere con il sommo Poeta. Il nostro è infatti un crociato che combatte sotto il comando Riccardo I d’Inghilterra contro le armate di Saladino nel XII secolo con un enorme croce rossa cucita sul petto. Tuttavia viene pugnalato alle spalle e muore. In uno scontro epico riesce a sconfiggere la Morte in persona rubandogli la falce e con questa torna a Firenze. Qui scoprirà che la sua amata Beatrice e suo padre Alighiero sono morti.

L’anima della giovane apparirà al nostro Dante spiegandogli di essere dannata per causa sua e verrà portata nell’Inferno da Lucifero. Al nostro guerriero non resta dunque altro da fare che lanciarsi nelle profondità infernali, farsi guidare da Virgilio e lottare per salvare la sua amata armato della falce della Morte e della Croce Benedetta che la stessa Beatrice gli aveva regalato tempo addietro.

Come potete vedere la trama di Dante’s Inferno prende spunto per quanto riguarda i nomi dei personaggi dell’opera di Alighieri ma se ne discosta totalmente in modo da creare un intreccio che possa rendere plausibile tutte le azioni che il nostro compirà nell’arco del gioco. Tuttavia i ragazzi di Visceral sono stati davvero certosini nel loro studio della Divina Commedia ricreando in modo accurato i vari gironi, popolandoli dalle anime dannate adatte ai vari luoghi e riuscendo a non distaccarsi mai dalla retta via (è il caso di dirlo) che il Sommo Poeta ha mostrato loro.

Il fatto inoltre che spesso appaiano citazioni prese direttamente dalla grande opera e che la maggior parte degli NPC sia presa direttamente dalla storia originale non fa che aumentare la sensazione di fusione totale tra gioco e testo che la Software House voleva creare.

I Boss e le Ambientazioni

Il lato artistico di questo Dante’s Inferno è sicuramente il punto di forza assoluto del gioco. Ogni singolo elemento è curato nei minimi dettagli per rispettare i canoni sia letterari che videoludici che i ragazzi di Visceral avevano in mente. Ogni girone è infatti creato pensando a quali dannati avrebbe dovuto ospitare e i peccati dei quali si sono macchiati. I colori utilizzati, i design degli elementi di gioco e dei nemici. Tutto rimanda alla mente alle descrizioni fatte dal poeta nel suo testo. Non troverete mai due ambientazioni uguali in tutto il gioco, sebbene si tratti di un viaggio in un unico luogo, l’Inferno.

Ovviamente questo tipo di cura messa nei dettagli è elevata alla massima potenza se si parla dei Boss, i custodi dei vari gironi e che devono unire in un unico design tutto quello che abbiamo visto in un determinato livello. Parliamo ad esempio di Cleopatra, nemico finale del Girone della Lussuria. Si tratta di un enorme donna voluttuosa, senza abiti e sensuale. Tuttavia è anche un demone infernale e dunque dai suoi seni fuoriescono delle creature pronte ad ucciderci.

Inoltre può evocare solo soffiando Marco Antonio, spietato luogotenente di Giulio Cesare che abbandonò tutto per amore della sua regina. Nel gioco è rappresentato immensamente più piccolo e debole in confronto a Cleopatra, citazione alla storia dei due amati e alla Commedia stessa. La regina d’Egitto prima di morire prova inoltre a sedurci con la sua Lussuria, rimanendo fedele al suo personaggio fino alla fine.

Stesso discorso per il Boss finale Lucifero che troviamo immerso nel lago ghiacciato, il Cocito, così come il Sommo Poeta ce lo aveva descritto. Egli è l’Angelo Caduto e tenta di utilizzare Dante per tornare in Paradiso. Cosa che, ahilui, non accadrà. Insomma, tutto in Dante’s Inferno è curato in modo maniacale, segno di un amore profondo che gli autori provano per l’opera di Alighieri.

Il Gameplay

Capitolo finale e doveroso sul gameplay. Inutile nascondersi: che questo Dante’s Inferno abbia attinto a piene mani dai giochi action più amati al mondo, da God of War a Devil May Cry è evidente e indiscutibile. Moltissimi dei pattern di attacco, delle animazioni e delle combo sembrano essere quelle che potremmo vedere fare a Kratos o a Dante (l’altro Dante). Tuttavia sarebbe intellettualmente disonesto non ammettere che ci sia anche molto della farina del sacco dei Visceral Games.

Innanzitutto la biforcazione che le abilità del nostro protagonista ottengono a seguito delle nostre scelte è un elemento totalmente assente negli altri giochi citati. Nel corso dell’avventura potremmo infatti decidere se punire i dannati con la falce o assolverli con la croce. In base a ciò che decideremo di fare le nostre capacità e tecniche cambieranno in una direzione o nell’altra. Questo conferisce una profondità al gameplay notevole e dà importanza alla volontà del giocatore.

Inoltre la possibilità di incastonare reliquie per avere attacchi particolari o l’utilizzo massiccio dell’attacco a distanza distacca abbastanza il gioco dal pool al quale ha attinto a piene mani. I nemici attaccheranno spesso in gruppo e dunque starà a noi capire quale tattiche utilizzare al meglio per affrontare le varie difficoltà che di volta in volta ci troveremo di fronte.

Gli enigmi ambientali e il platform risultano essere una componente fondamentale del gioco. Entrambi questi elementi sono di buona fattura, non eccessivamente difficili nè troppo banali. La sfida infatti offerta da Dante’s Inferno è per tutta la sua durata massiccia ma mai ingiusta; sempre perfettamente bilanciata.

Conclusioni

Sebbene siano passati molti anni, Dante’s Inferno è ancora un gioco ottimo, divertentissimo e godibile. Perfettamente legato all’opera dalla quale trae ispirazione, riesce a catapultare il giocatore in un mondo che fin da ragazzino ha letto nei libri di scuola ma che mai, probabilmente, avrebbe pensato di trovare così divertente.

Uno di quei cult che andrebbero conosciuti da tutti, amati e apprezzati. Un vero peccato che sugli scaffali non sia mai arrivato il sequel, annunciato nella cut scene finale del gioco con un, purtroppo poco profetico, to be continued. Se non lo avete mai provato correte a recuperarlo, non ve ne pentirete.

Segutieci su La Scimmia Gioca, La Scimmia Fa!