Don’t Look Up: Recensione del film Netflix di Adam McKay con Leo DiCaprio
Al cinema e dal 24 Dicembre anche su Netflix il nuovo film di Adam McKay con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence: Don't Look Up, brillante dramedy alla fine del mondo. La nostra recensione.
Un cast letteralmente stellare al servizio di una cometa killer. Tra i più grandi classici nella Storia del Cinema di Fantascienza troviamo in effetti un gran numero di asteroidi e meteoriti in rotta di collisione con la terra. Ora Adam McKay sceglie di rileggere, o meglio stravolgere questo motivo ricorrente in un film corale che parla evidentementeal presente.
Basta infatti invertire i termini cometa e pandemia, o magari cometa e climate change, surriscaldamento globale, ed ecco che quest’opera esilarante, dal sapore picaresco e surreale, muta istantaneamente i suoi contorni, assumendo subito un gusto più amaro.
Come in Melancholia di Lars Von Trier, l’attesa dell’impatto che potrebbe distruggere ogni forma di vita sulla terra si trasforma in una potente metafora, il catalizzatore che rivela uno spettacolo di varia umanità .
Don’t look up si muove però al confine tra tragedia e risvolti demenziali, rivelando la nostra società come una fiera di profittatori, complottisti e politici corrotti, mentre due ingenui, sconosciuti astronomi del Michigan, del tutto impreparati a non essere creduti, dovranno combattere un’assurda guerra per la verità .
Don’t Look Up: La trama
La dottoranda in astronomia Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) fanno una straordinaria scoperta: una cometa in orbita all’interno del sistema solare. Il primo problema è che si trova in rotta di collisione con la Terra. Il secondo è che nessuno sembra prenderli davvero sul serio.
Se Madame President è più preoccupata dalle elezioni di medio termine, gli scienziati tentano la carta The Daily Rip, seguitissimo programma tv del mattino condotto da Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry). Ma anche qui, l’opinione pubblica ossessionata dai Social Media sembra più interessata ai Meme e le teorie complottiste che alla realtà dei fatti.
Mentre il tempo e la cometa continuano a correre inesorabili, l’umanità si divide in due opposte fazioni, apparentemente troppe impegnate a combattersi per alzare lo sguardo al cielo.
Don’t Look Up: Recensione
Con La grande scommessa e Vice – L’uomo nell’ombra Adam McKay aveva creato due travolgenti dramedy basate su fatti realmente accaduti, per quanto così assurdi da superare la più fervida immaginazione.
Ora, dopo aver illustrato nel dettaglio la grande truffa dei mutui sub-prime e la conseguente, drammatica crisi finanziaria internazionale del 2007-2008, e dopo aver rappresentato l’inarrestabile parabola politica di Dick Cheney, vice Presidente degli Stati Uniti sotto l’amministrazione di George W. Bush, il regista sceglie una storia “basata su fatti realmente possibili”.
Naturalmente non c’è nessuna cometa Dibiaski in rotta di collisione sulla Terra. Eppure tutti i personaggi, tutte le evoluzioni della trama risultano insolitamente verosimili, a partire dall’hashtag #dontlookup, amaramente simile alla miriade di topic e teorie che abbiamo visto moltiplicarsi praticamente ogni giorno in questo biennio di pandemia.
Don’t Look Up: Un’apocalisse che parla al presente
Più oltre, il personaggio interpretato dalla solita splendida Meryl Streep ci ricorda come non basti sognare la prima Presidente donna nella Storia degli Stati Uniti d’America. Bisogna anche che questa donna non sia un’idiota sesquipedale, e che per affrontare la campagna elettorale non sia diventa completamente schiava dei suoi finanziatori.
Tra questi finanziatori c’è poi un altro personaggio chiave di questa dramedy ambientata alla fine del mondo. Mark Rylance, ovvero Isherwell, una sorta di ibrido tra Mark Zuckerberg, Bill Gates e Steve Jobs, il terzo uomo più ricco del mondo, intenzionato a trarre perfino dalla prospettiva dell’apocalisse il massimo profitto.
Non sarà un caso che anche nel mondo reale, nel tempo presente, la crisi dei minerali necessari alla costruzione dei chip degli smartphone sia un problema tremendamente serio. E che in questo scenario, esista davvero una forte tensione tra Stati Uniti e Cina, che non intende condividere questi materiali con aziende estere.
La tragedia nella commedia parla allora nostra società , ad una umanità apparentemente sempre più schiava dell’opinione, incapace di elaborare informazioni e notizie, ragionare in termini di verità e fatti. Una società dove le ragioni dell’economia predominano chiaramente su quelle della vita stessa.
Se siete in cerca del vostro film di Natale, Don’t Loop Up è al cinema e da oggi anche sulla piattaforma Netflix. Non ve lo perdete.