Matrix Resurrections, la Recensione del film con Keanu Reeves
Matrix Resurrections sta arrivando. Preparatevi all'ennesima rivoluzione firmata Wachowski. Un film teorico, carico di significati come non mai e soprattutto meraviglioso. Ecco la nostra recensione. Nelle sale a partire dal primo gennaio 2022.
Attesa, curiosità e soprattutto perplessità. Da un primo sguardo alle reazioni della notizia nonché alla release dei trailer, sono state queste le emozioni che Matrix Resurrections ha suscitato negli spettatori. Purtroppo o per fortuna, nell’era di sequel e reboot, il film di Lana Wachowski si rivela come una meravigliosa sorpresa che si candida già ad essere film dell’anno venturo. E solo perché in Italia saremo gli ultimi a vederlo rispetto al mondo intero.
Matrix Resurrections, la trama
Vedere un Keanu Reeves nei panni di Neo, ha lasciato molte perplessità. Difficile raccontare la trama senza cadere nel più classico dello spoiler. Quindi, basti sapere che Neo è vivo e che deve essere salvato per poter salvare Trinity. Il resto, lo dovrete scoprire da voi. Dopodiché, preparatevi ad una successione di eventi che lascerà a dir poco stupiti. Come vuole la tradizione della perfida matrice.
Matrix Resurrections, la Recensione
Il rimarcare l’importanza che ha avuto nel genere fantascientifico (e non solo) un film come Matrix è chiaramente soggetto di un paradosso. Se da un lato può apparire inutile, giacché è sotto gli occhi di tutti, dall’altro è pur sempre necessario, dal momento che i capolavori sono tali (anche) quando impongono una vera e propria rivoluzione di un immaginario.
L’ascesa di Thomas Anderson, un impiegato dalla doppia vita che suo malgrado è l’Eletto, in una parabola quasi cristologica, ha segnato un vero e proprio anno zero per ciò che concerne il cinema. La CGI che incontra il bullet time, le citazioni tanto care al postmoderno, la filosofia di Platone, ma soprattutto la percezione di sé stessi e un nuovo modo di leggere il cognitivismo.
Qualche anno dopo arrivarono i due sequel, tanto bistrattati forse perché fraintesi o al di sotto di aspettative. Due film che comunque meriterebbero un approfondimento revisionista a parte, ma non è questo il luogo né il momento, nonostante molti collegamenti e di contenuto e di teoria.
In questa sede è doveroso però osservare come anche questo sequel ha subìto a suo modo un trattamento analogo ma preventivo. Anche e soprattutto a causa di un’epoca in cui il sequel e il reboot è una prassi. Così come il fatto che nella grande maggioranza dei casi, risultano essere quantomeno raffazzonati fanservice senza né capo né coda.
Insomma, la paura di vedere in Matrix Resurrectionsnon altro che una mera forzatura di rilanciare un franchise era tanta. E forse questo Lana Wachowski lo sapeva. Era molto facile distruggere la creatura creata insieme alla sorella Lily agli albori del nuovo millennio. Molto più difficile invece sfornare un film teorico e carico di molteplici significati. Eppure, ce l’ha fatta.
Matrix Resurrections è un’opera ampiamente metacinematografica. Una scelta ponderata, l’unica possibile per poter guardare dentro sé stessi e discutere il passato per ragionare sul presente e sul futuro, tanto del franchise quanto del cinema in generale. Emblematica in tal senso due sequenze specifiche.
In una prima, troviamo un vero e proprio loop che coinvolge Keanu Reeves e la sua “nuova vita“. Poco dopo, una messa in scena per la resurrezione, già menzionata nel titolo del film. Non aggiungeremo nulla di più, se non un suggerimento, quello di seguire con attenzione le parole e le immagini che si susseguiranno.
Due momenti del film che di fatto si erigono come vero e proprio manifesto filmico di Matrix Resurrections. La sua dichiarazione di intenti, in cui la saga viene decostruita per poi diventare qualcos’altro. Una vera e proprio sublimazione.
In altre parole, forse ancor più complesse, Matrix Resurrections sfrutta il postmoderno per decostruire il suo postmoderno. Attraverso autocitazioni, il film della Wachowski scompone il suo immaginario parlando direttamente allo spettatore e stringendo un vero e proprio patto.
Chiedeva Morpheus a Neo, in maniera retorica e dentro Struttura, “Cos’è Matrix?“. Ebbene, la domanda oggi si ripropone, con una risposta inevitabilmente diversa. Matrix oggi è altro, è l’illusione della scelta, il rifugio nella nostalgia per un finto e illusorio comfort, nuovi media, nuova arte. I tempi sono cambiati e c’è bisogno di guardare al futuro. Il tutto, con buona pace di chi guarda al futuro con sdegno.
Scordatevi dunque di assistere ad uno spettacolo visivo e rivoluzionario come accadde nel 1999. Il che chiaramente non significa che il film sia meno spettacolare, tra combattimenti e paesaggi tanto distopici quanto inquietanti. Matrix Resurrectionsnon può e non vuole applicare una rivoluzione visiva ma una rivoluzione culturale, ponendo lo spettatore di fronte a quesiti ben specifici su ciò che è il cinema (e non solo) oggi. Anche con qualche momento di aperta polemica.
In conclusione, la discussione resta apertissima. Non possiamo far altro che accettare questo messaggio e magari rifletterci su, insieme a personaggi che sono vere e proprie icone tra le icone, sempre magistralmente interpretati, anche dalle new entry.
Consiglio non richiesto: una maratona natalizia o di capodanno dell’intera trilogia, prestando attenzione soprattutto a personaggi apparentemente secondari.