Intervista a Maicol&Mirco, gli autori de Gli Scarabocchi omaggiati anche da Zerocalcare

Maicol&Mirco
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Se non avete ancora letto i lavori di Maicol&Mirco è molto probabile che vi stiate perdendo una delle opere più interessanti e creative degli ultimi anni.

Gli Scarabocchi – di cui BAO Publishing sta pubblicando l’opera omnia in varie raccolte – è un fumetto che non rimane chiuso nei generi, che non ha una chiara classificazione e che, quasi con orgoglio, sfugge alle griglie di mercato.

Sull’iconico sfondo rosso che contraddistingue tutta l’opera – omaggiata, anche nella serie di Zerocalcare Strappare Lungo i Bordi – si sviluppano personaggi stilizzati, degli scarabocchi appunto, che con la lingua tagliente e la libertà concessa loro dagli autori si interrogano sul senso dell’esistenza senza curarsi dello status quo o del “politicamente corretto”.

Nati prima sul web, Gli Scarabocchi hanno trovato una casa in BAO Publishing che, dal 2018 con ARGH, raccoglie le vignette, ora ciniche ora estremamente divertenti, in delle eleganti Opere Omnia.

Maicol&Mirco
GLI SCARABOCCHI 5 – NO!, edizione di BAO Publishing

Il quinto volume della raccolta – NO! – è arrivato in libreria lo scorso 4 novembre ed è arricchito dall’introduzione di Andrea Delogu, nota scrittrice e conduttrice televisiva.

Sempre Andrea Delogu sarà presente anche alla presentazione di NO! che si terrà a Roma il 18 Dicembre alle 17 presso il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz.

Proprio in occasione dell’evento e dell’uscita di NO! abbiamo intervistato Maicol&Mirco sugli Scarabacchi, la morte, il senso della vita e dell’arte.

MaicolMirco presentano NO a Roma con Andrea Delogu 18 dicembre13717

Intervista a Maicol&Mirco

Vorrei cominciare proprio dall’inizio. In apertura di ogni volume degli Scarabocchi c’è un avviso in cui si legge che i personaggi «godono di libero arbitrio». Come si rapporta una frase del genere al tuo modo di lavorare? Sei un artista che ha bisogno di fare una scaletta oppure aspetti con la penna in mano in attesa che siano i personaggi a svelarti dove vogliono andare?

MM- Nella vita comandiamo poco, nei fumetti nulla. Gli Scarabocchi sono il primo caso di fumetto auto-gestito. I nostri personaggi hanno squattato il nostro studio, invaso il nostro cervello, imbrogliato il nostro editore. Sono loro a vivere le avventure che vogliono, a dire quello che vogliono, a vivere e morire come vogliono. Maicol&Mirco hanno solo la funzione di meri notai, ci limitiamo a mettere nero su bianco – anzi nero su rosso – le loro avventure. Per questo se le nostre storie vi offendono o infastidiscono, prendetevela con loro, i protagonisti senza cuore delle nostre strip.

La scelta di creare gli Scarabocchi è in qualche modo legata al bisogno di parlare liberamente di determinati temi in determinati modi? Mi spiego: in generale c’è l’idea che uno scarabocchio sia qualcosa di scomodo, qualcosa che nessuno vuole vedere o di cui si vuole prendere il merito. Usare un personaggio scomodo per dire verità forse troppo scomode è stata una scelta ponderata?

MM- Usiamo le parole di un nostro personaggio: “Nella vita si può scegliere cosa leggere, ma non cosa scrivere.” A monte del nostro immaginario non c’è mai stata una pianificazione. Un “cosa dire” e un “come dirlo”. Ci siamo limitati a dar vita (e quindi purtroppo morte) a dei personaggi che prima semplicemente non esistevano. Poi è successo quello che è successo: è successo di tutto e il contrario di tutto. Abbiamo liberato un universo. Se buono o cattivo impossibile per noi stabilirlo. Siamo troppo coinvolti.

Allo stesso modo, l’idea dello scarabocchio è molto legata anche al caso. Lo scarabocchio è
qualcosa che facciamo quando siamo distratti, qualcosa che avviene – un po’ come la vita – mentre siamo occupati a fare qualcos’altro. Che peso ha il caso e in generale la casualità in tutta l’opera Omnia?

MM- Lo scarabocchio è quando smetti di rappresentare la realtà per quello che sembra e la rappresenti per quello che è.  Quando semplicemente metti il pilota automatico nel tuo raccontare.

GLI SCARABOCCHI 5 NO p9
Gli Scarabocchi 5 – NO!, edito BAO Publishing

In Argh c’è una vignetta che recita: «Chi nasce fumetto non muore mai». La morte è un tema ricorrente nella tua opera: qual è il tuo rapporto con essa? E per citarti, secondo te è più corretto dire che stiamo vivendo o che stiamo lentamente morendo?
MM- In effetti Gli scarabocchi è la prima Opera Omnia di un autore ancora non morto, ma “morente”. I nostri personaggi raccontano la vita, ma la vita – come sostiene un altro nostro saggio personaggio – è solo la morte in borghese. Molti autori si illudono di raccontare solamente la vita, ma non fanno altro che raccontare così anche la morte, magari anche solo per sottrazione.

Le tue vignette sono piene di un umorismo nerissimo. Ma il punto è questo: fanno ridere. Allo stesso tempo, però, se ci si sofferma meglio a emergere è uno stato di paura costante, di precarietà. Insomma, come facciamo a vivere in mezzo a tutti questi casini? Come fai a equilibrare questo aspetto quasi filosofico con l’umorismo?
MM- Tutto fa ridere. anche l’orrore. basta prendere le dovute distanze. Nelle nostre storie le distanze sono prese dal fatto che nei nostri personaggi, così appena accennati e pieni di vuoti, è impossibile riconoscere il volto e il dolore di un caro amico o parente. Così può liberarsi tranquillamente il meccanismo comico, scevro dai nostri dolorosi legami. Un amico che cade su una buccia di banana e si fa esplodere la testa non fa ridere. Uno scarabocchio che cade su una buccia di banana e che si fa esplodere la testa fa ridere.

In tutta l’opera serpeggia un senso di nichilismo, un’ambizione a rendere vano anche quello che, culturalmente, viene percepito come bello e poetico. Come, ad esempio, le stelle che sono state messe per farci cadere nelle buche. Lo scopo è condividere una paura radicata in tutti gli esseri umani ofare a pezzi degli stereotipi culturali che sono sempre più lontani dalla realtà?
MM- Questo davvero andrebbe chiesto ai nostri personaggi. Purtroppo non rispondono mai.

Nel corso di tutta l’opera Omnia ogni tanto l’autore fa capolino tra i suoi personaggi: a volte come un dio creatore, a volte come un intruso o un guardone. Se è vero che un autore parla sempre un po’ di sé nelle proprie opere, queste incursioni sono più un atto di coraggio per mostrarsi apertamente o un altro modo per dimostrare che, alla fine, niente è davvero reale?
MM- Tornando alle risposte precedenti: sono i nostri personaggi a costringerci ogni tanto a comparire nelle loro storie. Pensavamo di essere noi ad aver trascinato loro nella nostra realtà, invece sono stati loro a trascinare noi nei loro fumetti. Se guardi troppo a lungo in un fumetto, poi quel fumetto guarda dentro di te.

Tutti gli Scarabocchi sembrano in qualche modo cristallizzati nell’attimo della loro vignetta,
come se esistessero ed esaurissero nel rettangolo che gli concedi. Eppure, leggendo tutta l’opera insieme c’è una sorta di fil-rouge, una specie di trama. Perciò se dovessi ipotizzare un’evoluzione dei tuoi personaggi da Argh a No, che tipo di evoluzione sarebbe?

MM- Effettivamente è davvero così. Tutta l’Opera Omnia de Gli Scarabocchi è semplicemente un enorme e chilometrico fumetto travestito da una infinita serie di strip. Lette tutte assieme danno vita a una macro-storia. Una macro-storia fatta di migliaia di avventure e sventure, ritmate e scandite da quattro semplici lettere: F I N E

Non hai mai avuto «paura» che sulla tua opera potesse cadere qualche giudizio censore? Che le tue parole potessero essere in qualche modo usate contro di te?
MM- Cazzi dei nostri personaggi. Al limite ci limiteremmo a tirarli fuori di prigione disegnando loro una lima in una torta.

L’uso di una tua vignetta in Strappare lungo i bordi ha fatto sì che la tua opera arrivasse anche a chi, magari, non ti conosceva o aveva visto solo qualche vignetta su Facebook. Come ti sei sentito quando hai visto che molti reclamavano quella tua vignetta specifica vista nella serie di Zerocalcare? E pensi che questo entusiasmo possa in qualche modo andare di pari passo col fatto che, finalmente, anche un certo mondo intellettuale si è aperto al concetto che anche i fumetti sono,
di fatto, un’opera d’arte?

MM- I fumetti purtroppo sono un’opera d’arte. Impossibile nasconderlo più. E come tutte le forme d’arte sono soggette a una serie di regole. Dentro queste regole però ci sono anche cose buone: come l’affettuoso omaggio di Zerocalcare. Che ci rende ancora più rossi.

Maicol&Mirco
Gli Scarabocchi 5 – NO! – BAO Publishing