Spider-Man: No Way Home, la Recensione senza spoiler
Poteri, responsabilità e scontri con sé stessi. Non un "semplice" cinecomics. La recensione SENZA SPOILER di Spider-Man: No Way Home, al cinema dal 15 dicembre.
Finalmente uno dei film più attesi del 2021, se non il più atteso. Stiamo parlando di Spider-Man: No Way Home, il grande ritorno dell’Uomo Ragno firmato Tom Holland che, come già tutti sanno, si ricollega direttamente agli eventi post schiocco di dita di Thanos.
I colpi di scena che si susseguono sono tantissimi, ben oltre l’immaginabile. Questa recensione, già avvisiamo, sarà priva di ogni possibile spoiler che potrebbe condizionare la visione ma soprattutto il pieno godimento dei colpi di scena, vero pezzo forte di questo No Way Home.
Spider-Man: No Way Home, la Trama
Il malefico Mysterio, prima di perire sotto I colpi dell’amichevole ragno di quartiere, aveva svelato l’identità di Peter Parker. Un disastro non da poco, contando l’essenza intrinseca del supereroe. Peter decide così di alterare la realtà provando a sistemare le cose, affidandosi al Dottor Strange. Tuttavia, la soluzione è peggio del problema visto che si apre il temibile multiverso. E con sé, nemici a dir poco pericolosi.
Spider-Man: No Way Home, la Recensione
Come detto prima, in questa recensione verranno accuratamente dribblati tutti i possibili spoiler di Spider-Man: No Way Home. Cosa non certo facile poiché il colpo di scena è l’elemento su cui si fonda il film diretto da Jon Watts, regista che ha la qualità di aver mantenuto questa trilogia su livelli in costante crescendo.
Un regista che ha chiaramente assimilato l’importanza dell’Uomo Ragno oggi, adattando il supereroe in un contesto più contemporaneo ma senza mai snaturare il personaggio. Complice anche la brillantezza nella scrittura di McKenna oltre che la classica supervisione produttiva di Kevin Feige.
Nel precedente Far From Home, Spidey doveva capire l’importanza di rilevare il ruolo di Iron-Man negli Avengers, riadattando il senso della massima “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Un classico film di formazione supereroistico nella sua miglior tradizione che trova pieno sfogo ed esaurimento in questo Spider-Man: No Way Home.
Se prima Peter doveva capire di essere un supereroe, qui invece deve diventarlo. Deve capire sé stesso e il suo potere, combattendo il nemico dentro di sé per poter sublimare in un vero Supereroe, con la maiuscola.
Tutto nasce da un capriccio e prosegue nel capriccio di un adolescente, così come nel precedente film. Perché Peter Parker, prima di essere Spider-Man è un adolescente. Con le sue paure, i suoi dubbi, le sue naturali ribellioni. E la sua ricerca di libertà e di normalità, soprattutto. Il collage, l’amore e l’amicizia. Cose che lui non può avere come tutti gli altri. Ma il suo posto nel mondo non è come quello di un ragazzo comune.
Ci prova a suo modo Stephen Strange, trovando però uno scontro nella dimensione a specchio, una delle migliori sequenze del film. Tra palazzi che si piegano, ricordando inevitabilmente Inception di Christopher Nolan, e improbabili fughe su Canyon a spirale, staccare gli occhi dallo schermo è pressoché impossibile.
Ormai però non è più notizia l’accuratezza del comparto visivo a cui la Marvel ci ha sempre abituato. Anche nei film più deboli, l’intero MCU ci ha sempre donato momenti visivi da far sgranare gli occhi. E quando capita, anche un film da seguire con una certa intensità, come nel caso in questione e che risponde al nome di Spider-Man: No Way Home. Infatti, un altro punto di forza del film è proprio quel del ritmo.
Le oltre due ore di durata scorrono senza mai indugiare né rischiando di far sbadigliare lo spettatore, anche il “non fan” dei cinecomics. Ora per sequenze stupefacenti (o amazing, è proprio il caso di dirlo), ora per colpi di scena adrenalinici, il film corre verso il finale senza mai annoiare nella sua continua azione.
Un pregio, quest’ultimo, dovuto anche alla varietà di registri che Watts riesce a gestire dall’inizio alla fine. Si passa dal dramma alla commedia senza una soluzione di continuità e soprattutto senza risultare straniante nello spettare. I generi che il film adotta confluiscono l’uno nell’altro anche quando di fatto si trovano agli antipodi, come nella lunga e spettacolare sequenza finale, dove ci sarà un vero e proprio turbinio di emozioni e citazionismo a tutto tondo, quasi da manifesto postmoderno.
Difficile dire se questo è il miglior film sull’Uomo Ragno di sempre, ma è certo che questa trilogia è sicuramente all’altezza di quella firmata Sam Raimi e, ancor di più, tra i migliori prodotti del Marvel Cinematic Universe. E non scordatevi i fazzoletti, qualche lacrima potrebbe scegliere. Se di gioia o di tristezza, non ve lo diremo mai.