La 39° edizione del Torino Film Festival è ormai cominciata e sta entrando nel vivo per quanto riguarda la sua sezione competitiva. La selezione, che ricordiamo includere esclusivamente opere prime e seconde, è il cuore pulsante della rassegna torinese. Film come sempre di ottimo livello da tutto il mondo competono per aggiudicarsi il nuovo trofeo del TFF ed i 18.000 euro in palio.
Dopo la scorsa edizione interamente trasmessa online si torna finalmente in presenza. In questo articolo troverete un trafiletto dedicato ad ognuno dei film in concorso, con una breve analisi ed un altrettanto breve giudizio. Potete trovare tutte le informazioni ed il programma completo all’indirizzo ufficiale del Torino Film Festival.
Solido coming of age argentino, sullo sfondo della crisi sociale ed economica della regione. Il personaggio di Jimena cresce di fronte a noi, passando dall’anonimo a sviluppare una vera e propria coscienza di classe. Gli echi del cinema di Loach sono ben evidenti nella parte finale del film, in un crescendo che porta ad una conclusione amara quanto convincente.
Une jeune fille qui va bien, di Sandrine Kiberlain
Esordio alla regia per l’attrice Sandrine Kiberlain con Une jeune fille qui va bien, già selezionato alla semaine de la critique di Cannes. Kiberlain porta in scena un film coraggioso, che guarda al periodo dell’occupazione nazista della Francia attraverso gli occhi di una spensierata ragazza ebrea che sogna di diventare attrice.
In una escalation di dramma, che rimane sullo sfondo fino al finale, la scelta della regista francese risulta a tratti azzeccata, convincendo soprattutto grazie alle ottime interpretazioni degli attori, ma alcune scelte (su tutte quelle musicali) non convincono appieno. Resta uno dei film più solidi in concorso, sulla scia dei temi e delle atmosfere di un Jojo Rabbit meno comico e più romance comedy.
Alexandre, un istruttore presso la dogana canadese esperto nell’uso delle armi da fuoco, torna nella città natale dopo essere stato giudicato affetto da dipendenza sessuale. Dopo aver fatto amicizia con una pilota islandese, arrivata in Canada per partecipare a una gara automobilistica, viene preso di mira dalla polizia locale che sta indagando sul caso di alcuni disegni e graffiti a esplicito sfondo sessuale apparsi in luoghi pubblici che lo ritraggono.
Le bruit des moteurs è un’opera prima con spunti interessanti, ma che si perde in un tempo troppo dilatato e a cui manca una direzione chiara. Il film passa da dialoghi quasi stranianti ed un certo gusto ironico a momenti di riflessione sulla vita di Alexandre, sempre più allo sbando e risucchiato da questa serie di eventi.
Un piccolo villaggio saccheggiato nella notte, una famiglia costretta a fuggire. I due figli più grandi, Kyona e Adriel, vengono separati dai propri genitori e affrontano soli la strada dell’esilio. Iniziano quindi un viaggio eroico che segna per loro il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alla ricerca di ospitalità e tranquillità , nella speranza di trovare un rifugio e la loro famiglia. Attraversando un continente diviso da guerre e persecuzioni, i due fratelli sopravvivono a sfide incredibili prima di giungere in un nuovo mondo, finalmente liberi.
Ottimo esempio di film sperimentale che combina un impianto visuale ad una narrazione per nulla scontata.
Between Two Dawns, Selman Nacar
Dopo un grave incidente a un operaio dell’azienda di famiglia, Kadir è costretto a prendere una decisione che avrà un forte impatto sui suoi progetti, sulla vita dei suoi cari e su quella della moglie dell’operaio rimasto ferito. Le cose si metteranno sempre più male fino ad un amaro epilogo.
Between two dawns è uno dei film più completi e maturi di questa selezione del Torino Film Festival. Il tema del lavoro, della famiglia e delle tradizioni, del rapporto fra capo dell’industria ed operaio sono tutti trattati con perizia. Equilibrata anche la regia di Nacar, che si muove sicuro fra i vari nuclei narrativi.
Uno dei film più interessanti di questa edizione del TFF.