Sono passati ormai 25 anni da quando, in Giappone, vennero lanciati sul mercato Pokèmon Rosso e Verde, i primi due titoli di una saga che avrebbe cambiato per sempre il mondo del gaming e dell’intrattenimento. Per omaggiarla abbiamo dunque deciso di stilare la classifica di quelli che, per noi, sono i 10 migliori titoli mai usciti con protagonisti gli amati mostriciattoli tascabili.
I 10 migliori giochi Pokèmon di sempre, i criteri
Abbiamo dovuto ovviamente stilare delle linee guida per poterci approcciare ad un lavoro del genere. Di giochi Pokèmon ne sono arrivati sul mercato a decine e dunque fare una scelta non è stato assolutamente facile. Tuttavia abbiamo deciso di basarci su criteri ben precisi. Innanzitutto abbiamo deciso di lasciar fuori i remake per evitare situazioni di forte ridondanza e per premiare dunque solamente i titoli originali, consci del fatto che spesso nei rifacimenti, Game Freak inserisce elementi ex novo che possono migliorare o peggiore il gioco di partenza.
Inoltre abbiamo deciso di parlare di titoli non solo facenti parte della serie principale, ma anche spin-off vari, quando meritevoli. Infine, come sempre, il gusto personale. Pokèmon è un brand che ha segnato il cuore di milioni di bambini che sono cresciuti con loro. Dunque è impossibile che due persone abbiano la stessa identica classifica. Vi invitiamo dunque a dirci quale sarebbe stata la vostra lista dei sogni. Fatta questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
10) Pokèmon X e Y (2013)
Si tratta del primo gioco che sfruttò a pieno la tecnologia resa possibile dall’allora nuovissimo Nintendo 3DS. Fu uno dei titoli che maggiormente riuscì a migliorare il gameplay del passato rimanendo fedele alle origini, riuscendo a conquistare sia i fan di vecchi appassionati che le nuove leve alla prima esperienza con le Pokè Ball.
Kalos, la regione ideata per questi giochi e ispirata alla Francia, è una delle migliori mai create e in particolar modo la capitole Luminopoli rappresenta uno degli apici dell’architettura della storia dei giochi Pokèmon. Rimarchevole anche l’introduzione delle Megaevoluzioni che diedero il via a quel processo di cambiamento nel gameplay dei giochi sfociato infine in tutta una serie di meccaniche non troppo apprezzate dal pubblico ma che all’epoca ottennero un gran successo.
Davvero notevoli anche le introduzioni per quanto riguarda le creature nel pool dei Pokèmon. Tra gli starter vediamo infatti Froakie la cui evoluzione, Greninja è divenuto ben presto una delle creature più amate non di questa generazione, ma dell’intera storia del franchise. Davvero stupendi anche i leggendari di copertina, Xerneas e Yveltal che mettono la ciliegina sulla torta ad una già ottima generazione. Sebbene la trama sia, come spesso accade a questi giochi, abbastanza scontata e banale, Pokèmon X e Y non potevano che essere in questa classifica.
9) Pokèmon Sole e Luna (2016)
Se vogliamo trovare i giochi che, più tutti, hanno provato ad osare nella serie principale del mondo Pokèmon, non potremo che scegliere Sole e Luna. Gli allenatori infatti si troveranno a vagare nello splendido arcipelago di Alola non più a caccia di medaglie ma bensì tentando di completare tutte le prove che le varie isole mettono a disposizione.
I capipalestra sono sostituiti dai Kahuna, potenti allenatori che ci metteranno di fronte a nemici poderosi. In questo gioco sono stati introdotte le Boss Fight che si combatteranno contro Pokèmon decisamente oversize e dalle statistiche incredibilmente maggiorate rispetto alla versione base della stessa creatura.
Una volta terminata una zona non porteremo più a casa le classiche medaglie ma bensì dei cristalli Z in grado, quando asseganti a dei Pokèmon, di evocare potentissimi attacchi. Spariscono inoltre le fastidiose MN, sostituite dalla meccanica del Chiamapassaggio. Insomma un’autentica rivoluzione copernicana nel mondo Pokèmon che ha portato una ventata d’aria fresca ad un franchise che rischiava di copiare sè stesso.
Menzione finale, ma doversa, alle forme Alola dei Pokèmon. Si tratta di cambiamenti della forma, del colore o delle capacità di diverse creature che hanno permesso di ridare linfa anche a mostriciattoli che i giocatori conoscevano ormai da quasi 20 anni.
8) Pokèmon Snap (1999)
Si tratta di uno de primissimi spin-off della serie principale e il primo gioco ad aver ottenuto un successo importante oltre ai titoli principali. Il Gameplay di questo Pokèmon Snap, pubblicato per Nintendo 64, varia totalmente rispetto a quello visto in Rosso, Blu e Verde e a quello che avrebbe poi contraddistinto tutti i vari giochi della saga principale. Non bisognerà infatti catturare i mostriciattoli tascabili, bensì fotografarli tutti, in una sorta di safari interattivo.
Erano addirittura 63, sulle 151 esistenti, le specie di Pokèmon che era possibile incontrare nelle varie zone di gioco e con i quali era possibile interagire attraverso cibo o palle fumogene che rendessero più facile fotografarli. Memorabile l’incontro con quello che era la creatura finale del gioco, Mew, che forniva un livello di sfida decisamente superiore rispetto a quello oggettivamente basso dell’intera esperienza.
Un gioco che, seppur nella scarsa longevità, è stato in grado di creare un notevole seguito cult che ha portato alla recente produzione di un reboot, e che ha ha avuto il merito di aprire la strada a tutti gli spin-off che da lì in poi si sarebbero succeduti. Non adatto sicuramente a chi fa delle lotte la propria ragion d’essere nei giochi Pokèmon ma assolutamente immancabile per tutti gli amanti dei lavori artistici di Ken Sugimori e soci.
7) Pokèmon Stadium (1999)
Se invece la cosa che avete sempre amato dei giochi Pokèmon è la sfida e l’adrenalina derivata dalle lotte, sarete sicuramente dei fan accaniti di Stadium, uno dei simulatori di sfide all’ultima mossa più amati di sempre. Nella versione giapponese erano presenti solamente 40 specie. Tuttavia in quella Occidentale, chiamata Stadium 2, vennero implementate tutte e 151 le creature fino a quel momento create.
Il gioco ottenne enormi apprezzamenti da un pubblico fino a quel momento abituato a lotte statiche nei titoli della serie principale e che si trovò davanti a modelli in tre dimensioni che modificavano le loro movenze in base alla mossa che avrebbero dovuto eseguire. Il tutto all’interno di un’arena, simile a quelle viste nell’anime, con tanto di voce narrante del telecronista che raccontava gli eventi. Quest’ultimo, sebbene provvisto di poche frasi ripetute all’infinito, dava un senso di immersione nella lotta che per molti anni sarebbe rimasto ineguagliato nella storia dei giochi Pokèmon.
Stadium ebbe il merito di fare da collante e di tenere viva l’attenzione del pubblico che aveva appena fatto la conoscenza delle prime due generazioni di mostriciattoli tascabili e che non sapeva ancora se quel brand avrebbe avuto fortuna o meno. Un gioco assolutamete imprescindibile e che, col senno di poi, può essere considerato uno degli spin-off più importanti per il futuro del mondo Pokèmon.
6) Pokèmon Diamante e Perla (2006)
La quarta generazione Pokèmon, la prima ad essere lanciata su Nintendo DS, ebbe il merito di consolidare e cementare il successo ottenuto dalle precedenti tre. Dal punto di vista grafico, anche grazie all’upgrade dell’hardware di gioco, Diamante e Perla fecero fare un salto in avanti notevole ai giochi precedenti dando la possibilità di eplorare a fondo la regione di Sinnoh, ispirata alla zona giapponese dell’Hokkaido e che artisticamente è una delle migliori mai create da Game Freak.
Per quanto riguarda il gameplay, in questa quarta generazione sono state inserite moltissime nuove mosse e abilità dei Pokèmon, gettando le basi per quello che diverrà da lì a qualche anno una delle componenti principali dell’esperienza videoludica inerente ai mostriciattoli tascabili. Parliamo ovviamente della competitivà e di un gioco che, ad alti livelli, diviene sempre più terreno fertile per giocatori esperti che si sfidano in veri e propri mind game.
Infine non si può assolutamente ignorare che in questo gioco è presente una delle sfide più iconiche dell’intera storia del brand, una di quelle che hanno segnato almeno 3 generazioni di giocatori. Si, stiamo parlando di Camilla, la fortissima campionessa della Lega Pokèmon che, tra creature fortissime, IA sopra media e una colonna sonora da brividi, è protagonista di quella che per molti fan è la lotta per eccellenza.
5) Pokèmon Rubino e Zaffiro (2002)
La terza generazione ebbe l’arduo compito di confermare le altissime aspettative generate dal successo globale delle prime due. Tuttavia riuscì, con l’introduzione di meccaniche che non sarebbero mai più state abbandonate, a non solo accontentare i vecchi fan, ma avvicinò un numero esponenziale di nuovi appassionati al brand.
Parliamo di lotte in doppio, le nature, ovvero sia quelle caratteristiche peculiari di ogni singolo Pokèmon che rendono differenti anche due creature perfettamente identiche, le abilità proprie di ogni mostriciattolo, le condizioni atmosferiche che influenza l’esito delle battaglie. Si tratta di elementi che oggi sono imprescindibili per chiunque ami i giochi della Game Freak ma che senza questa generazione e le trovate geniali in essa contenute, forse non esisterebbero.
Anche la trama che vede le due enormi creature di copertina, Kyogre e Groudon, lottare per mantenere l’equilibrio dell’Universo è una di quelle storie che oggi vediamo in tantissime opere diverse, ma che all’epoca furono rivoluzionarie, specie per un mondo come quello dei Pokèmon. Difficilmente troverete un fan dei mostriciattoli tascabili che non ha questa generazione nel cuore. Provare per credere.
4) Pokèmon Bianco/Nero 1 e 2 (2010-2012)
Bianco e Nero, titoli di quinta generazione, tentarono di dare una ventata di aria fresca non indifferente alla ormai folta schiera di giochi Pokèmon. Difatti si tratta dei primi giochi ad avere un seguito diretto che, per motivi di continuità logica, abbiamo deciso di trattare contemporaneamente, sebbene si tratti a tutti gli effetti di titoli diversi.
Questi due giochi, che introdussero addirittura 156 nuove creature, furono i primi e forse gli ultimi a dare una rileva importante alla trama, tanto da non riuscire ad esaurirla in un unico titolo. Durante l’avventura facciamo infatti la conoscienza di personaggi profondi e sfaccettati, come Nardo, Ghecis e, soprattutto N., leader del Team Plasma. Questo ragazzo dalla lunga chioma verde introduce un dubbio morale ed etico che forse molti giocatori hanno tenuto nascosto nel loro inconscio per molti anni. Egli infatti ritiene che sia ingiusto che i Pokèmon siano schiavizzati dagli uomini e sogna un mondo nel quale esseri umani e mostriciattoli tascabili vivano in armonia senza bisogno delle Pokè Ball.
Si tratta forse dell’unico villain della storia del franchise con motivazioni solide e comprensibili. Anche il plot twist finale che rivela Ghecis come eminenza grigia della storia funziona e bene oltre a dare basi solide a quella che sarà la trama dei sequel nei quali dovremmo affrontare l’ira proprio di Ghecis.
Sebbene il gameplay non presenti enormi novità limitandosi ad ampliare e perfezionare le meccaniche introdotte in precedenza, il gioco diverte, intrattiene e regala per la prima volta un senso di necessità ad ogni passo del giocatore. L’apice narrativo di un brand che è riuscito al suo interno a mixare perfettamente un gioco divertente non snaturandosi mai con elementi di sceneggiatura davvero inediti per il franchise e mai più toccati nel futuro.
3) Pokèmon Go (2016)
Apriamo il podio con un titolo fuori dalla saga principale ma che ha avuto un’importanza vitale nella storia recente del brand. Se è vero infatti che in moltissimi si sono appassionati al mondo Pokèmon agli inizi degli anni ’00, è altrettanto vero che il target di riferimento del brand, col tempo, è sempre stato focalizzato sui bambini. Con l’arrivo di Go nel 2016 si ebbe una nuova esplosione della Pokèmon Mania così violenta e repentina da riportare anche gli adulti nel mondo di Pikachu e soci.
Questo avvenne perchè il gioco fu creato intelligentemente sfruttando le caratteristiche della società moderna. Arrivò infatti gratuitamente su Smartphone, fece leva sulla socialità divenuta smodata e, infine, utilizzò una tecnologia che fino a quel momento era stata solamente sfiorata e con scarsi risultati.
La realtà aumentata infatti, divenuta ormai una prassi abbastanza comunque nei videogiochi, fu sdoganata al grande pubblico con questo gioco ottenendo col passare del tempo decine e decine di cloni dei più svariati brand. Il poter trovare Pokèmon nel mondo reale, ben fatti, poterli catturare e collezionare, ha toccato corde così profonde dell’animo dei vecchi fan da riuscire a utilizzarli come strumenti per portare l’amore per il brand anche a chi non ha mai avuto confidenza con questo mondo. Medaglia di bronzo assolutamente meritata.
2) Pokèmon Giallo (1998)
La prima generazione, lì dove tutto è iniziato. I giochi che hanno cambiato la storia del medium, l’arrivo di quelle creature che sarebbero entrate nell’immaginario collettivo mondiale. Senza Blu, Rosso e Verde (qui la nostra recensione approfondita) e senza il coraggio di portare anche in Occidente un gioco del genere, oggi non avremmo una delle saghe più leggendarie di sempre.
Tuttavia abbiamo deciso di premiare il capitolo bonus della prima generazione, ovvero sia il Giallo, per alcune semplici ragioni che chiunque è stato bambino alla fine degli anni ’90 sa perfettamente. Innanzituttto avere la possibilità di giocare con Pikachu, Pokèmon amato da tutti grazie al successo dell’anime, fu una trovata tanto semplice quanto efficace. Tutti volevano imitare Ash. Infatti Game Freak studiò anche la meccanica che permetteva alla prima creatura della squadra di seguirci nel mondo di gioco. Potevamo addirittura parlare con il nostro topo elettrico e lui rispondeva. Un sogno per chi non faceva che fantasticare con gli occhi aperti di diventare un allenatore vero.
Infine, parlando prettamente di gameplay, in Pokèmon Giallo avevamo la possiiblità, senza scambi, di aver tutti e 3 gli starter. Calcolando il livello ai quali sono arrivati i giochi oggi, l’evoluzione della tecnologia grazie ad internet e il moltiplicarsi delle creature, potrebbe sembrare una cosa da poco. Ma per chi è cresciuto in quel periodo avere questa possibilità fu a tutti gli effetti un sogno divenuto realtà. Un gioco leggendario che non poteva che essere sul nostro podio.
1) Pokèmon Cristallo (2000)
Se la prima generazione ebbe il merito di far esplodere la Pokèmon Mania nel mondo, la seconda ebbe il ben poco invidiabile compito di dimostrare che quanto visto con Blu, Rosso e Giallo non era un fuoco di paglia ma bensì una realtà solida che sarebbe rimasta nel tempo. Certamente un’impresa non da poco ma che venne portata a casa dai ragazzi di Game Freak grazie ad una generazione leggendaria, unica ed inimitabile.
Una trama avvincente, delle nuove creature splendide, un gamapley che andava rinforzando quello ormai solido e iconico dei primi giochi creando lotte e battaglie, come quella contro Lance, che per sempre sarebbero rimaste nel cuore di ogni giocatore. Tuttavia la nostra medaglia d’oro va al terzo gioco di questa splendida e immortale generazione, Cristallo.
Il motivo è presto detto. Innanzitutto la sottotrama riguardante Suicune e Eugenius è una delle migliori viste nella storia del brand. In universo ancora davvero povero di storie intriganti questa è la prima che verrà ricordata e seguita con attenzione. Tuttavia ciò che porta questo gioco al primo posto è il gameplay. In particolare la possibilità che viene data al giocatore, al termine della Lega a Johnto, di andare a Kanto e risfidare tutti i Capipalestra della prima generazione. Se non è questo un modo di fidelizzare milioni di giocatori e farli definitivamente innamorare del franchise, davvero niente lo è.
Che ne pensate? Siete d’accordo con la nostra classifica? Quali altri giochi avreste inserito? Ditecelo nei commenti.