Quando gli U2 interpretarono con ottimo tempismo la svolta alternative rock degli anni ’90
Achtung Baby degli U2, uscito il 18 novembre 1991, viene considerato ancora oggi come uno degli album più divisivi non solo nella carriera del gruppo irlandese, ma per certi versi nell’intera storia della musica. Un brusco cambio di rotta, lo si può definire, che vede la band di Bono e compagni abbracciare le sonorità del nuovo decennio con un balzo evolutivo inaspettato.
La band abbandona le atmosfere heartland rock e americaneggianti espresse in The Joshua Tree (1987) e Rattle and Hum (1988), per spostarsi su un suono rock più angolare, incisivo, e strettamente chitarristico. Non cambia però solo lo stile di chitarra di The Edge. Cambia la voce di Bono, spesso insinuante più che piena e urlata. E cambia la produzione, affidata a due giganti come Brian Eno e Daniel Lanois.
Vero è che il brano più celebre dell’album rimane quella One Love che dopo tanti anni si profila sempre più come ballad melensa ed inessenziale; ma in fondo sono gli altri brani a rivelare davvero gli spunti interessanti. A cominciare da Mysterious Ways, la canzone più riuscita dell’album, e l’intrigante e ritmata The Fly.
Anche l’elettrificante Ultra Violet (Light My Way) fa la sua parte, assieme allo stupendo rock elettronico alla New Order di Even Better Than the Real Thing e al tocco unico e conclusivo di Love Is Blindness. Tutti brani che aiutano la band di Dublino a compiere quel difficile passaggio oltre la decade che rischiava di tenerli prigionieri per sempre: gli anni ’80.
In linea con il loro impegno nell’interpretare il sentimento dei mutamenti politici e sociali alla fine della Guerra Fredda, i quattro non possono esimersi dall’esprimere il senso di liberazione derivante dal crollo del Muro di Berlino; e, proprio nel 1991, dalla caduta dell’URSS. Si tratta di un anno di cambiamenti non solo nel mondo della musica, ma è la musica che poi in gran parte li rispecchia.
Sempre il ’91, infatti, è ‘anno dell’esplosione del grunge e dei Nirvana: il “nuovo” rock, lontano dai fronzoli degli anni ’80. Più diretto, conciso, “sporco” ed essenziale. Gli U2 non sono e non saranno mai i Nirvana (per fortuna); ma Achtung Baby è il loro sagace commento inseritosi in quell’intero contesto di cambiamento. Che, a distanza di tanti anni, risuona ancora dell’eco di una creazione importante.