Dall’anteprima romana alla Festa del Cinema avevamo un’idea già chiara dell’esordio Netflix di Zerocalcare. Da soli due episodi sapevamo già che Strappare lungo i bordi ci avrebbe conquistato senza alcuna riserva. Due puntate non erano forse sufficienti a sbilanciarsi in un giudizio troppo entusiastico. A posteriori diremmo però piuttosto che lasciavano solo margine al crescendo di un’operapraticamente perfetta.
Così alla fine di Strappare lungo i bordi abbiamo la certezza di aver assistito ad una delle sorprese più inattese della grande N, e forse al miglior prodotto uscito quest’anno sulla piattaforma. Una dolceamara graphic novel che guadagna tutta la potenza dell’audiovisione, firmata da uno Zerocalcare da lode.
Una dovuta precisazione agli avventori: godetevi questo gioiello fidandovi di un semplice consiglio. Gustatevi ogni risata e ogni silenzio credendo semplicemente a ciò che più che un suggerimento, è una raccomandazione. Non è questione di spoiler o rivelazioni, ma semplicemente di vivere quest’esperienza così unica senza leggere nient’altro che queste poche righe di introduzione. Per tutti gli altri che invece sentono di voler condividere questo frammento di vissuto, prosegue la recensione di Strappare lungo i bordi, come un’ideale seconda parte alla nostra preview.
Te lo ricordi qualche anno fa quant’eravamo soli?
Il nostro primo incontro con la serie è stato un saggio folgorante di una comicità irresistibile, che ci ha fatto ridere fino alle lacrime. Ritroviamo lo Zerocalcare che ormai amiamo, abile mattatore che visita cliché e luoghi comuni trasformandoli attraverso la spigolosa poesia borgatara in luoghi sempre nuovi.
Chi conosce Zero sa però che prima o poi quel fuoricampo perpetuo prende il sopravvento, trasformando l’odissea di una coscienza armadillica in un diario intimo ed esistenzialista. Proseguendo nella visione scopriamo quindi che quella trama orizzontale di cui avevamo pochissimi elementi non è che una variazione su LaProfezia dell’Armadillo, opera di Zerocalcare che aveva già avuto una seconda, non proprio fortunata, vita cinematografica.
Così in questa terza iterazione Camille diventa Alice, ma Zero è sempre lo stesso. Ed è il suo monologo interiore ad accompagnarci in una traiettoria precisa ed inevitabile, tremendamente umana e vera.
Sempre rinchiusi dentro a un garage e tutto il mondo fuori
Ciò che rende davvero incredibile Strappare lungo i bordi è la modulazione millesimale del registro, che si ripiega nel dramma partendo da presupposti completamente diversi. L’unico dubbio che ci rimaneva dai primi due episodi era se il ritmo così serrato fosse funzionale alle durate di un’intera stagione. Ribaltando completamente le aspettative non solo Zero ci toglie qualsiasi perplessità, ma ci dimostra una via decisamente diversa.
Difatti, pur non mancando trovate comiche davvero geniali, a poco a poco il tono cambia, sottraendo in maniera quasi impercettibile da quella scrittura così brillante e scanzonata. Un gradiente di tensione che disegna una parabola perfetta, e che immancabilmente arriva a quell’appuntamento con il tempo di cui, progressivamente, prendiamo consapevolezza.
Un’orchestrazione magistrale che ridistribuisce gli equilibri in Strappare lungo i bordi, spostando l’attenzione sulla relazione tra Zero e Alice fino a che questa non diventa il nucleo di tutta l’opera.
Mi sembra tutto giusto: Zerocalcare e Gli amori difficili
L’avventura di Zero e Alice potrebbe essere tranquillamente uno dei racconti brevi del capolavoro di Italo Calvino. Un amore difficile, inespresso, fatto di distanze e inseguimenti, ma soprattutto di incomunicabilità. Un amore fatto di rimorsi, di dolorosi atti di coscienza e, soprattutto, di un’imponderabile tenerezza.
Una dolcezza che ha il peso di un bacio non dato, di un sentimento non dichiarato, della caduta sullo strambo sgambetto del destino. E se anche questi possono sembrare tòpos visti e rivisti, l’amore tra Zero e Alice è in realta una delle storie più belle tra quelle mai viste su grandi e piccolo schermi.
Non solo perché proprio nel tratteggiare questo amore c’è una dimostrazione lampante di una grande padronanza delle strutture della narrazione audiovisiva, in cui le inquadrature e il montaggio, e non ultimo il sonoro, si caricano di significati inesprimibili in altri modi. Le sequenze centrali del quinto episodio da questo punto di vista sono esemplari, ancor più della magnifica conclusione.
È però sempre il genio di Zerocalcare a fare la differenza. A tramutare un finale pieno di melòs e inevitabilmente commovente nella chiave di lettura di una storia irrisolta. Riesce così a farci rileggere con un rapido rewind tutto quello che si perde tra le righe dell’ovvio, e donarci quelle verità di cui tutti siamo labilmente consapevoli.
/ca·tàr·si/ /ca·tàr·ro/
Perché Strappare lungo i bordi non è solo incredibilmente bello; e anche, e soprattutto, vero. Ha la capacità di parlare con un’immediatezza e una purezza che rende così trasparenti quelle verità da renderle quasi ingestibili.
Qualcuno diceva che in un’opera d’arte la bellezza non è che un passaggio verso la verità. Lo stile audiovisivo prorompente che ci offre la serie presta il fianco ad un linguaggio universale. In un mondo che ci costringe a Strappare lungo i bordi della nostra identità, per definirci e offrici agli altri nella maniera più netta e precisa, dovremmo ricordarci ogni tanto che tutti i pezzi di carta so’ boni pe’ scaldarsi.