L’arrivo della nuova stagione di Rick & Morty è salutato sempre come uno degli eventi più attesi e appaganti della stagione invernale di Netflix. Un appuntamento ormai fisso, che ogni volta si rinnova nel segno di un caos che si amplia a dismisura, completamente fuori dal controllo di ogni logica formale e contenutistica.
La follia sfugge ormai anche alle regole dettate dallo scienziato più eccentrico del multiverso conosciuto e non. Da sempre pregio assoluto delle avventure di Rick e Morty, la totale anarchia delle loro avventure forse è arrivata al massimo punto di espansione. E giunti ormai alla sregolatezza più completa, gli autori sembra abbiano sentito come il bisogno di fare marcia indietro.
Di rifugiarsi in una sorta di effetto nostalgia, nella ricerca di una sferzata emotiva che è sempre mancata nella policroma tavolozza della serie animata. Così la quinta stagione di Rick & Morty si può tranquillamente dividere nei primi 8 episodi, assolutamente canonici, e nel finale. Nella forma di una doppia puntata, assolutamente inedita all’interno dello show, Rick & Morty sono lanciati nel futuro della saga attraverso lo sguardo verso il passato.
Rick nel passato, Morty nel futuro
Due direttrici parallele, in cui i nostri due eroi guadagnano un po’ di tridimensionalità. Non che sia necessario in un’opera di questo tipo, intendiamoci. Rick & Morty funziona da sempre per l’immediatezza e la stravaganza con cui veniamo lanciati nell’ennesima avventura dell’improbabile duo, e non di certo per la complessità della loro caratterizzazione.
È innegabile però che gli anni passino, e che passino anche per il giovane Morty ormai pienamente adolescente. Se non lo è evidentemente nell’aspetto, vediamo la sua crescita nel modo in cui certi temi vengono trattati. La pubertà e la sessualità di Morty, e il suo incontro con l’altro sesso, sono temi come mai prima ricorrenti in questa quinta stagione.
Ma forse è tutto lo show ad essere maturato, ed è evidente dalla nuova sensibilità con cui il politicamente scorretto di Justin Roiland e Dan Harmon affronta la realtà. Nei tanti dettagli disseminati nella sceneggiatura Rick & Morty diventa un filtro della contemporaneità dalla trama molto più fine.
L’America dell’eccesso e del paradosso non è più un bersaglio idealizzato della satira tagliente dello show. Viene messa a nudo nei passaggi più delicati della sua storia recente, senza mai perdere la carica dissacrante di uno stile di animazione completamente anarchico, ma guadagnando piuttosto molteplici livelli di lettura.
Rick & Morty, ovvero la destrutturazione della pop culture
Conosciamo ormai benissimo il tramite prediletto alla parodia della realtà. Ed è sicuramente uno dei motivi del successo incontrollabile della serie animata: la sua capacità di visitare e rivisitare generi, forme narrative, cult e classici nel segno di una caustica destrutturazione.
Non ci sorprende più vedere il più classico del thriller d’azione ambientato alla Casa Bianca rivisitato attraverso un body horror che ha come protagonisti dei tacchini mutanti. Rick & Morty pesca dai repertori in maniera praticamente irrazionale, senza alcun apparente criterio; eppure proprio in questo episodio abbiamo la conferma di una precisa tendenza. Ovvero, di non vedere nella cultura pop un semplice bagaglio di citazioni, ma un frutto rappresentativo di quella società assurda che gli sta dietro.
Le avventure meta-testuali di Rick & Morty arrivano quindi agli eccessi più totali. Dalle fondamenta della fantascienza contemporanea di 2001-Odissea nello spazio, fino alle critiche all’industria dell’intrattenimento sempre più spinte, passando da un omaggio a Neon GenesisEvangelion molto più sottile di quello che sembra. Come sempre il gioco di parole nei titoli delle puntate nasconde spesso un discorso molto più complesso nei contenuti.
Sguardi ad oriente
L’episodio Gotron Jerrysis Rickvangelion sembra infatti avere poco a che fare con la leggendaria saga ideata da Hideaki Anno. Molto più affine al linguaggio dei mecha di quanto non sia Evangelion, in realtà sotto la carrozzeria dei Gotron si nasconde un perpetuo monologo interiore. La voce dei pensieri più profondi è la vera protagonista di questo episodio, che omaggia quindi la cifra più caratteristica di Evangelion.
Una puntata che si svela essere una chiave di lettura del percorso scelto per concludere questa nuova fase della serie. Non sarà di certo un caso se le ultime due puntate si fondano su più di un riferimento alla cultura giapponese, e alla gloriosa tradizione dei manga e degli anime.
Così troviamo, più interludio tra i due episodi che sigla vera e propria, un opening anomalo ad aprire il finale vero e proprio. Una magnifica parodia che raccoglie a piene mani dall’animazione giapponese, e che ci dimostra ancora una volta il talento totalizzante degli autori.
Rick & Morty nel futuro
Non c’è molto spazio per Rickmurai Jack, che si limita ad essere l’ennesima folle trasfigurazione dell’anti-eroe per eccellenza. Così la sensazione che abbiamo nell’ultimo episodio è che si sia chiuso davvero un cerchio. Il citazionismo diventa auto-citazionismo, e il registro si ripiega in un sentimentalismo quasi inspiegabile, rivolgendosi al fan di ormai vecchia data e colpendolo dove non si sarebbe mai aspettato.
Al culmine di quella che, nel bene e nel male, è probabilmente la stagione più delirante dell’intera serie, Rick & Morty assume una colorazione più livida, dove per qualche scena scompare completamente il caotico delirio per lasciare spazio ad un flashback nel background finora inesplorato di Rick.
Una struttura ben precisa: Morty è ormai un giovane pienamente cosciente del suo rapporto anomalo con il nonno, che invece con una vena di malinconia svela il proprio dolente passato. Un chiasmo che attraversa tutta la stagione, che nella logica di continua addizione e moltiplicazione della situazioni ha trovato una nuova via per rinnovarsi.
Se non sappiamo quindi quale sia il futuro della serie a partire da questo nuovo punto fermo, su una cosa non abbiamo dubbi. Rick & Morty ribadisce di essere una delle serie più importanti del decennio, capace di svecchiarsi e reinventarsi senza mai tradire la propria identità. Non possiamo quindi che volerne sempre di più.