Se qualche settimana fa avessi sentito qualcuno parlare di un nuovo lavoro dei Porcupine Tree, beh, la reazione più ovvia e istintiva sarebbe stata una grassa e sarcastica risata. A quanto pare, però, l’inaspettato non va mai preso eccessivamente sotto gamba.
Proprio parlando di Porcupine Tree quell’inaspettato ha deciso di bussare, anzi, sfondare la porta una settimana fa con l’annuncio, dopo dodici anni di silenzio artistico, di un nuovo lavoro. Annunciato lo scorso primo novembre, sarà Closure/Continuation a proseguire, anzi, continuare la narrazione dei porcospini.
Cosa avrà spinto Steven Wilson e soci a riprendere in mano un progetto apparentemente ma mai ufficialmente morto e, soprattutto, non nido pacifico privo di screzi? C’è chi vede in questo ritorno un’idea del funambolico batterista Harrison, chi un tentativo del vecchio buon Steven di mettere una pezza sul suo fallimentare ultimo prodotto solista.
Quel che sia la verità, ciò che conta è che tra qualche mese il mondo del progressive potrà tornare a godere di un nuovo lavoro dell’albero dei Porcospini e, soprattutto, in un nuovo tour mondiale
Occasione da non perdere quest’ultima specie per i fan di più giovane età (come me) che, tempo tiranno, hanno avuto la sfortuna di scoprire le opere di Steven Wilson e soci solo qualche anno l’apparente chiusura dei lavori portata con sé da The Incident.
Smettendo però di parlare della “musica dal futuro” (di cui abbiamo già avuto un assaggio con il singolo Harridan) e concentrandoci su ciò che già abbiamo a disposizione non vi sarebbe occasione migliore per andare alla scoperta delle punte di diamante della discografia del complesso inglese.
Una discografia densa, fantasiosa, unica nel suo genere e dal supermassive peso specifico. Difficile, insomma, non incappare in qualche opera unica affondando la testa in ciascuno dei dieci album prodotti dalla band.
Proprio per questo, essendo estremamente difficile (e forse anche inopportuno) andare a formulare una top 10 di album o canzoni, andiamo a prelevare, in ordine cronologico, da ciascun album la sua personalissima “pietra miliare”, alla scoperta del DNA di una delle band più eclettiche del prog contemporaneo.