Damon Albarn si fa ispirare dai paesaggi islandesi per il suo nuovo album da solista, ma l’ispirazione non basta per un disco eccellente
Damon Albarn è una leggenda: su questo non ci piove. Lo storico musicista, ormai passati i cinquanta, ha segnato la storia della musica (inglese e non, rock e non) più o meno in ogni modo possibile. Prima con i suoi Blur, band incredibile la cui eridità smisurata dev’essere ancora riscoperta appieno.
Poi con i Gorillaz, la prima celebre virtual band e progetto cangiante e multicolore che ha consentito all’artista di dare libero sfogo a tutto il suo estro creativo. Questo senza contare il supergruppo The Good, The Bad & The Queen e diverse altre espressioni musicali che rendono Albarn un musicista di primo piano a livello mondiale.
Forte di tutto ciò, il cantante è libero, nella sua attività da solista, di lasciarsi andare a motivi che contrastano grandemente con buona parte della sua attività. The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows è un album che si pone fin dall’inizio come realizzazione programmatica di un’unica forma artistica: la poesia.
Poesia tradotta in musica, naturalmente, e che in quanto tale non può che appoggiarsi su toni dolci e delicati, ricercati e rarefatti al tempo stesso. Ci sono un po’ di Thom Yorke e un po’ di Mark Holland, in questo nuovo disco di Albarn; un’espressività musicale intimista che ignora ogni aspettativa e si concentra sulla purezza di costruzione di atmosfere uniche pregne di influenze ambient e jazz.
Tutto bellissimo. Peccato che riesca a metà. Il disco è sicuramente interessante e va ascoltato da chi è in cerca di pace ed ispirazione. Ma, per un artista della levatura di Albarn, è un peccato che non regali quasi nulla più di questo. Tra le canzoni, infatti, l’unica almeno in parte intrigante (con forti accenti in stile Gorillaz) è la penultima, Polaris.
Un fallimento? Una debacle? Bè, no. Ormai Albarn ha conquistato la sua posizione salda nell’olimpo della musica e dischi come questi, siano visti come capricci en passant o sviste di carriera, difficilmente potranno intaccarla. Diciamo che l’album in questione può essere visto come un momento particolare o raffinato nell’attività del nostro Damon, e preso quindi a sé stante. Di tutto il resto, non cambierà nulla.