Che fine hanno fatto i Blue? [VIDEO]

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I Blue sono stati una delle boy band di maggior successo ad inizio millennio. Amatissimi, bellissimi, famosissimi. Dove sono finiti oggi?

Se avete vissuto la scena musicale di inizio anni ’00, non potete non ricordarvi di loro: i Blue. Anche se non vi piacevano le boy band e il pop da classifica dell’epoca, ingenuo, leggero e “mieloso” com’era, il fenomeno di questi quattro ragazzi non vi sarà passato inosservato sotto il naso (e nelle orecchie).

Non celebri quanto i Take That, i Backstreet Boys o gli NSYNC, i Blue ottengono comunque un enorme successo ad inizio millennio. I fan (e le fan) si sciolgono con le loro canzoni d’amore, davanti alle loro coreografie e alle loro armonie vocali così sagacemente posate su basi pop/R&B accuratamente studiate per catturare un suono giovanile e tradizionale al tempo stesso.

I quattro ragazzi (Antony Costa, Lee Ryan, Duncan James e Simon Webbe) si formano in seguito all’incontro dei primi due nell’ambito di un progetto boy band messo in piedi da Simon Cowell. Se questo nome vi dice qualcosa il motivo è semplice: si tratta dell’uomo che di lì a pochi anni lancerà X Factor.

Il progetto non prende l’abbrivio ma i due ragazzi compongono in fretta una formazione a quattro assieme ai restanti membri (introdotti di lì a poco). Nel 2001 esordiscono con l’album All Rise. L’immagine accattivante (e attraente) dei quattro, in piena era boy band, consente loro di arrivare al successo molto presto. Ricorderete le loro hit: una su tutte, One Love (qui sotto).

Altri loro brani celebri del periodo sono If You Come Back, Too Close, Fly By II, U Make Me Wanna e il duetto con Elton John sulle note di Sorry Seems to Be the Hardest Word. Gli italiani si ricorderanno molto bene anche di Breathe Easy, singolo del 2004 poi ricantato in italiano su testi di Tiziano Ferro con il titolo A Chi Mi Dice.

C’è da dire che anche se il successo arride al quartetto inglese la critica boccia regolarmente le loro uscite. Anche il pubblico un po’ più adulto e che sa guardare oltre le charts poco può leggere nella loro musica al di là di un pop dozzinale e di maniera. I loro singoli di metà decennio iniziano a performare meno bene in classifica e, forse anche per questo, i quattro decidono di sciogliersi.

Se non avete mai più sentito parlare di loro da allora, non è un caso. Tentano la carriera solista più o meno contemporaneamente, esordendo tra il 2005 e il 2006; ma Simon Webbe è l’unico a proseguirla per più di un album. Nel 2011, dopo vari progetti, decidono infine per una reunion. Ma le cose sono già cambiate: la scena musicale non è più la stessa e per le boy band non c’è più spazio.

Lo testimonia lo scarso successo (rispetto ai precedenti) del loro album di ritorno, Roulette. Le cose peggiorano ancora: nel 2015 la Sony decide di rompere il contratto con loro a causa delle scarsissime vendite (4000 copie in una settimana…) di Colours, ad oggi il loro ultimo album ufficiale.

Sono ancora attivi? Di fatto sì, il quartetto è in attività e suona dal vivo, anche se in scarse occasioni. Sembra che ogni tentativo di registrazione di un nuovo album venga continuamente respinto dai discografici, molto poco intenzionati a dar loro una nuova occasione. Di fatto, i Blue non hanno saputo sopravvivere alla loro epoca e alla loro stessa nomea di “bellocci”.

Ancora oggi le loro canzoni più ascoltate in streaming risalgono ai primissimi anni ’00 e tutto ciò che hanno fatto nell’arco degli ultimi quindici anni viene pressoché ignorato. Il destino di un gruppo masticato e risputato dagli insensibili meccanismi dell’industria della musica pop. Per tutti gli altri, noi compresi, un ricordo vivo ma anche sbiadito di un’era passata.