L’edizione 2021 di X Factor parte all’insegna della polemica
X Factor 2021 sta per cominciare, ma da parte del pubblico e degli appassionati del programma già sorge la polemica: come mai così poche donne tra i concorrenti? Infatti, solo due sono le figure femminili tra gli artisti in gara: Vale LP, nella squadra di Emma Marrone, e Nika Paris, portata sul palco da Mika.
Potete ripassare qui l’elenco completo dei concorrenti. Come possiamo vedere, si tratta di un cast quasi completamente al maschile, con largo spazio a band rock di stampo classico e carismatici performer solisti. Il problema è che già mesi fa aveva colpito l’annuncio dell’eliminazione delle categorie, cosa che sembrava promettere in effetti una situazione molto più “arcobaleno”.
Invece, nonostante nel 2021 non siano stati mantenuti limiti relativi a genere, età o formazione, il risultato è stato molto più “monocromatico” di quanto chiunque si auspicasse. Ma i giudici si difendono, giustificando le proprie scelte in sede di provini e selezioni in buona fede e imputando la natura del cast di quest’anno semplicemente all’aver voluto privilegiare l’arte su ogni altra cosa.
Emma Marrone su queste accuse di sessismo dice (riporta il Corriere della Sera): “Una polemica forzata. Abbiamo avuto la possibilità di fare scelte su basi artistiche e così è stato. Non mi piace parlare di quote rosa: è anacronistico perché vuole sottolineare che le donne sono la parte debole della società”.
“Ragionare in questi termini significa che non ci sarà mai la parità e non arriveremo mai a una società veramente aperta, inclusiva e senza gabbie per nessuno”, aggiunge Emma. Invece Manuel Agnelli dice: “Gli artisti sono stati valutati come persone, senza distinguere tra uomini e donne, e per il loro talento.
“La trasmissione poi non deve dimostrare di avere aperture di nessun tipo, perché lo ha sempre dimostrato nei fatti. Credo che queste scelte tra l’altro siano la dimostrazione della libertà di cui tutti noi godiamo all’interno del programma. Se ci avessero imposto delle quote non saremmo qui a commentare giudizi che sono, ripeto, unicamente basati sul talento“.
Mika commenta con un laconico: “È un peccato, ma ogni anno è diverso e può succedere che vada così”. Sulla questione si è pronunciato anche Nils Hartmann, senior director di Original Productions Sky Italia: “Il talento non discrimina, quest’anno è andata così, l’anno prossimo magari ci saranno 10 donne”.
Il problema è che X Factor, come qualunque prodotto di intrattenimento popolare (compresi film e serie tv) ricade nella rischiosa area grigia del politically correct odierno. Come dimostrano movimenti quali Cancel Culture, scelte che fino a qualche anno fa erano considerate normalissime oggi possono essere tacciate di discriminazione in malafede e perciò biasimabili, specie dai commentatori sul web.
Tracciare una linea netta tra ciò che si può “ancora dire” e ciò che “non si può dire più” non è sempre così semplice. Contenuti evidentemente sessisti e razzisti vanno apertamente denunciati, certo, ma cosa fare quando la polemica riguarda sfumature più sottili? Ossia, casi nei quali non è così semplice prendere posizione?
L’anno scorso, per esempio, con il grande successo de La Regina degli Scacchi qualcuno si lamentò dicendo che il millenario gioco sarebbe “razzista”, poiché a scacchi come sappiamo muovono sempre prima i bianchi. La polemica si spense quando qualcuno fece notare che in altre varianti orientali del gioco sono invece i neri a muovere per primi. Ma abbiamo reso l’idea.
Nel caso di X Factor, c’è da dubitare che le scelte siano state operate in base a motivazioni di natura sessista. Prima di tutto, basta ricordare chi sono i giudici: non esattamente noti esponenti della destra conservatrice. E poi, ragioniamo su un po’ di stastistiche: in tanti anni di trasmissione, le “quote rosa” non hanno mai suscistato perplessità.
Su quindici edizioni, cinque delle vincitrici sono state donne, ma senza contare quelle poi divenute famose anche senza aver vinto: Giusy Ferreri, Gaia (a Sanremo nel 2021) e Noemi. Le concorrenti donne non sono mai mancate (anche perché, appunto, dal 2010 al 2020 è esistita una categoria specificamente dedicata a loro), e anche tra i giudici le presenze femminili si sono sempre garantite.
C’è poi un altro problema: se chiunque, uomo, donna o LGBTQ+ può dimostrare talento, è vero anche il contrario. Affidandoci ai giudici dobbiamo credere che chi è stato escluso dalle selezioni non lo è stato per via del proprio sesso, ma semplicemente perché non in possesso appunto, del famoso “X Factor”. Decisioni arbitrarie, che suscitano polemiche ma da regolamento vanno rispettate.
Insomma, in questo bailamme è molto difficile adottare dei criteri che garantiscano un perfetto equilibrio nella composizione del cast, categorie o no. E, del resto, l’ultima parola non è detta: lo prova il caso dei Maneskin. Magari da qui a qualche anno Vale LP e Nika Paris saranno superstar internazionali, e il resto dei concorrenti maschili finiranno nell’oblio. Chi lo sa?