Belfast: Recensione del film di Kenneth Branagh presentato a #RomaFF16
Se ne parlava come uno dei migliori film della Festa del Cinema di Roma 2021 e noi non possiamo che confermare. La recensione di Belfast di Kenneth Branagh, uno dei film favoriti agli Oscar 2022.
Presentato al Toronto Film Festival, dove ha vinto il premio del pubblico, e ora in anteprima europea alla Festa del Cinema di RomaBelfast di Kenneth Branagh, ritratto della capitale nord-irlandese all’inizio degli anni ’60, vista attraverso gli occhi di un bambino, che poi non sono che gli occhi dello stesso Branagh.
Ineluttabilmente le aspettative erano alte, già che da tempo si parlava di Belfast come uno dei titoli di punta di quest’edizione, nonché uno dei grandi favoriti per gli Oscar 2022. Eppure, dopo la visione, non possiamo che confermare. Insieme a C’mon C’mon di Mike Mills si tratta di un’opera struggente, capace di raccontare un altro cinema, lontanissimo dalla massa dei prodotti di consumo.
Belfast possiede in effetti la grazia di un film fuori dal tempo, che in fondo nasce già classico. Sarebbe davvero stupefacente non vedere presto la sua candidatura agli Oscar, per altro con altissime possibilità di vittoria nelle categorie Miglior film, Miglior regia o Migliore sceneggiatura originale.
Belfast: Trama
Buddy (Jude Hill) ha nove anni e vive a Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord, mentre l’Ulster inizia a sperimentare violente tensioni e scontri sempre più frequenti tra protestanti e cattolici, polizia, filo-britannici e secessionisti.
Il bambino è stato praticamente cresciuto da sua madre (Caitríona Balfe) mentre il suo papà (Jamie Dornan) lavora come manovale in Inghilterra, cercando di tornare il più spesso possibile. Buddy poi è legatissimo ai suoi nonni (Judie Dench e Ciarán Hinds), persone umili e incredibilmente dignitose, che non hanno mai avuto un bagno in casa, ma conoscono la generosità, l’amore e il sense humour.
Per quanto non capisca esattamente perché cattolici e protestanti, perfino quelli che hanno sempre vissuto nella stessa strada, abbiamo iniziato a lanciare molotov o erigere barricate. Sa però che suo padre, protestante, non intende partecipare agli scontri né finanziare la falange armata.
Intuisce che la sua famiglia abbia dei debiti, ma come sua madre trova inconcepibile l’idea di vivere in un posto che non sia Belfast. Presto però dovranno prendere tutti insieme la più difficile tra le decisioni, scegliendo tra la città che è la loro casa e un futuro diverso a Londra.
Belfast: Recensione in anteprima
Non sarà forse un caso che tre dei migliori film presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021 siano girati in bianco e nero. Forse in contrasto con le derive più commerciali del cinema d’intrattenimento. Forse guardando ancora alla purezza, l’ardore e la curiosità della cinematografia sperimentale degli anni ’60.
In realtà, queste tre opere scelgono di declinare il bianco e nero in chiave profondamente diversa. Passing di Rebecca Hall sceglie un bianco e nero fortemente contrastato. C’mon C’mon di Mike Mills al contrario esalta tutte le sfumature dei grigi di un bianco e nero morbido, contemporaneo. Idealmente al centro c’è infine Kenneth Branagh, che sembra cercare l’aura di un classico hollywoodiano.
Il film si apre su una magnifica veduta aerea del porto di Belfast. Poi le immagini scivolano magicamente nel bianco e nero e così lungo il viale dei ricordi, mentre la memoria personale del regista bambino si tramuta in un racconto che ha insieme l’incanto della fiaba e la verità del racconto di formazione.
La prospettiva di Buddy non si limita alla scelta di posizionare la macchina da presa ad altezza bambino. Lo sguardo bambino rivela piuttosto l’insensatezza della violenza, l’impossibilità di accettare la povertà e la prospettiva di una vera e propria guerra civile come le ragioni per abbandonare la sua città, la sua vita, quella compagna di scuola di cui è follemente innamorato.
Dopo essersi affermato negli anni ’90 per le sue reinterpretazioni di William Shakespeare (da Enrico IV de 1989 a Come vi piace del 2006, passando per il grande Hamlet del 1996) e il successo dei suoi adattamenti da Agatha Christie, nonché super villain interpretato per Christopher Nolan in Tenet, Branagh firma il suo film più intimo e insieme un autentico classico contemporaneo.
Un film che commuove senza indulgere sui tasti del melodramma né dei sentimenti epidermici, attraverso la bellezza dell’immagine e della scrittura, dell’incredibile interpretazione del cast al completo, partendo dal piccolo Jude Hill, mentre da spettatori sembriamo ritrovare lo stesso stupore e la meraviglia di Buddy che ama il Cinema e il grande schermo.
Non stupisce che un grande attore come Branagh possegga una speciale sensibilità nella direzione degli attori. Il resto è opera dell’inarrivabile Dame Judi Dench, della star di OutlanderCaitríona Balfe e perfino di Jamie Dornan, che possiamo forse considerare definitivamente riscattato dall’infelice parentesi come Christian Grey dalle Cinquanta sfumature.
Si parlerà presto di candidature agli Oscar per Belfast? Restiamo in ascolto.