I Duran Duran tornano alla grande con una versione aggiornata del loro collaudato stile new wave
Siamo nel 2021 e la prima cosa da ricordare parlando del nuovo album dei Duran Duran è che la band inglese è attiva dal 1978; mentre il loro primo album omonimo usciva nel 1981, esattamente quaranta anni fa. Una band già mitica da decadi, una istituzione del rock e pop inglesi, sopravvissuta ben oltre quella moda musicale definita New Romantic.
Oggi i Duran Duran tornano con il loro primo album di inediti dal 2015: nel ’21 è il tempo di FUTURE PAST. Un disco futuristico? Per certi versi, ma non più di quanto poteva esserlo certo synthpop anni ’80, come quello da loro stessi proposto in alcuni dei loro più celebri successi.
Ecco il fatto: FUTURE PAST è un disco riuscitissimo; un grande ritorno per il quartetto. Ma non perché sia un album innovativo: al contrario. In realtà in questo album i quattro fanno quello che hanno sempre fatto. Cioè una new wave con tocchi synth e funk che lascia largo spazio alla voce potente di Simon Le Bon e dà grande importanza a ritmo e atmosfere.
Il punto è che mentre i Duran Duran hanno prodotto un album che potrebbe benissimo suonare, nel 2021, come un loro lavoro di inizio carriera, la scena musicale ha compiuto una sorta di gigantesca inversione a u, recuperandoli lungo la via. In altre parole, FUTURE PAST suona bene perché nell’ultimo periodo gli anni ’80 sono stati riscoperti da un mainstream in cerca di innovazione ma anche piegato dalla nostalgia di tempi migliori.
Così, il paradosso: canzoni come INVISIBLE, ANNIVERSARY e BEAUTIFUL LIES (tutte in caps lock, come in pieno revival 80s) suonano moderne e coinvolgenti perché è la musica che è tornata indietro, non sono i Duran Duran che sono andati avanti. Per certi versi, anzi, loro sono rimasti fermi dov’erano.
Detto questo, chiaramente FUTURE PAST non è il disco dell’anno. Si tratta di un album sicuramente energico e vivo per una band di sessantenni; nonché sicuramente piacevole per i fan storici del gruppo e di certo digeribile anche per un pubblico contemporaneo. Insomma, un ottimo nuovo lavoro, considerando che parliamo di veri e propri reduci degli anni ’80.