Quentin Tarantino: La masterclass alla Festa del Cinema di Roma #RomaFF16

La Festa del Cinema di Roma sceglie Quentin Tarantino per il Premio alla carriera 2021, consegnato da Dario Argento. Ecco cosa ci ha raccontato il regista nella sua fantastica masterclass, mentre ripercorre la sua storia d'amore col Cinema.

Quentin Tarantino
ROME, ITALY - OCTOBER 19: Director Quentin Tarantino receives the Lifetime Achievement Award during the Quentin Tarantino close encounter during the 16th Rome Film Fest 2021 on October 19, 2021 in Rome, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for RFF)
Condividi l'articolo

Il 19 Ottobre 2021 Quentin Tarantino si unisce ufficialmente alla Festa del Cinema di Roma per ricevere il Premio alla carriera, consegnato per altro da uno dei suoi maestri, Dario Argento. Prima, il leggendario regista di Pulp Fiction e Kill Bill ci ha regalato un Incontro ravvicinato e una fantastica masterclass.

Dopo la prima conferenza stampa (al link il nostro report completo), con il Direttore di Roma Film Fest, Antonio Monda, Tarantino inizia a ripercorrere la sua lunga storia d’amore col Cinema, cominciando proprio dal primissimo film che ha casualmente colpito l’immaginazione di Quentin bambino.

“Il film si chiamava Deadlier than the male (Più micidiale del maschio, Ralph Thomas 1967). Avevo appena 5 anni, non ricordo benissimo il film e non capivo esattamente cosa stessi guardando ma ricordo che rimasi stregato da una scena abbastanza sadomaso, c’erano due ragazze che legano e sequestrano un tizio che poi salta fuori da una finestra.”

“Quando ero più grande e ho iniziato a collezionare film, in particolare tantissimi gangster movie in stile Bond degli anni ‘60 a un tratto ho rivisto questa scena e ho pensato cazzo! È il fottuto film, il primo film che abbia mai visto!”

La seconda domanda di Antonio Monda centra uno degli aspetti più interessanti del linguaggio cinematografico di Quentin Tarantino. Ha vinto due Oscar per la Migliore sceneggiatura. Ma lui si considera più scrittore o più regista?

“Ho sempre avuto un’alta opinione di me stesso, soprattutto per la scrittura dei dialoghi. All’inizio della mia carriera mi consideravo più uno sceneggiatore che scriveva per fare film. Poi, seguendo la mia Musa, ho capito di essere uno sceneggiatore ma anche un regista in grado di catturare l’essenza dello sceneggiatore”. 

Tarantino girerà presto una scena in puro stile Spaghetti Western

Se in conferenza stampa i giornalisti hanno tentato inutilmente di strappare a Quentin Tarantino qualche esclusiva anticipazione sul suo prossimo progetto (Kill Bill 3? Vedremo. È una possibilità”), nel corso della masterclass il regista confessa che, se trovasse la giusta idea, sarebbe davvero felice di girare a Roma negli studi di Cinecittà.

L’unica vera anticipazione riguarda la sua intenzione di girare una scena in puro stile Spaghetti Western. Ovvero, una scena in cui tanti attori di nazionalità diverse recitano nella propria lingua e capiscono soltanto che devono attaccare perché l’altro interprete ha finito la sua battuta. Ma quanto al contesto di questa sequenza, ancora non vuole svelarci nulla.

Quentin Tarantino
Quentin Tarantino riceve il Premio alla carriera della Festa del Cinema di Roma dalle mani di un emozionatissimo Dario Argento (Ph: Getty Images for RomaFF16)

La scrittura dei personaggi e il rapporto con gli attori

Una clip da Jackie Brown è l’inizio di una interessante discussione riguardo il rapporto di Quentin Tarantino con i suoi attori. In sceneggiatura aveva già in mente Robert De Diro? E in genere, tende a scrivere avendo già un attore in mente.

“Assolutamente non avevo in mente Robert De NiroBridget Fonda. Scrivere per un attore preciso ha vantaggi e svantaggi. Per esempio, in Bastardi senza gloria avevo immaginato Hans Landa come un vero genio linguistico, capace di parlare qualunque lingua. Un altro attore mi avrebbe limitato, sarebbe stato impossibile da interpretare. Invece ho trovato Christoph Waltz, che era perfetto.”

“Quando non scrivo per un attore si tratta semplicemente di me e del foglio di carta, il personaggio può andare liberamente in qualunque direzione. Al tempo stesso, dal versante opposto, quando ho pensato di lavorare ancora con Christoph per Django sapeva già cosa poteva fare. Quando scrivo per Samuel L. Jackson dopo Pulp Fiction ho la sua voce in mente.

“Scrivere per un attore ti consente di esaltare le sue qualità ma può finire anche per limitarti.” Conclude Tarantino, ricordando anche di aver scritto la sceneggiatura Kill Bill pensando a Warren Beatty come Bill, personaggio che ha cambiato radicalmente quando è stato chiaro che l’attore avrebbe rinunciato e il regista scelse David Carradine.

LEGGI ANCHE:  Michael Parks, alla scoperta dell'attore preferito di Quentin Tarantino

“Bill era più un villain in stile Bond. Ma avevo letto l’autobiografia da David Carradine e ho pensato: questo sarebbe un fantastico Bill! David era diverso, più stile Cowboy dell’Est, e così il personaggio qualcosa che non avrei mai immaginato scrivendo per Warren Beatty.”

Tarantino: una carriera iniziata con un curriculum bugiardo

A quanto pare non si tratta di una leggenda metropolitana. Quando il giovane Quentin ha iniziato a tentare una carriera di attore, poteva contare su un curriculum veramente scarso, tanto da inventarsi un paio di clamorose bugie, così intelligenti e ben congegnate che nessuno se ne accorse.

I titoli incriminati erano nientemeno che Zombie di George A. Romero e King Lear di Jean-Luc Godard.

“Ho puntato Zombie di Romero, perché nella gang di motociclisti c’era un tizio che poteva effettivamente essere me. Per Godard, invece, ha fatto un terrificante Re Lear con Molly Greenwall. Ho pensato di inserire quello. Credo nessuno l’abbia visto o comunque abbia resistito per più di cinque minuti!”

Quando ho girato Le Iene avevo sempre la stessa manager e così s’è cominciata a diffondere questa voce, tanto che nella guida di Larry Bolson si parla del ‘giovane Tarantino’ e c’è scritto che, se si guarda bene, compare nel film. La storia è finita che lo stesso Romero mi ha contattato chiedendomi se fossi pronto per un personaggio e subito ho accettato. Così, un po’ mi sono riscattato dalle mie bugie!

“Quando ho deciso che sarei diventato un regista? Beh, ci ho messo 8 anni a convincere gli altri che lo fossi. Ma poi ho realizzato che amo troppo i film per essere un attore. Non volevo solo comparire nel film, volevo che fosse il mio film.”

“Let’s do a Sergio!”. “Facciamo un Sergio!”

“Fare una classifica con i dieci migliori film di sempre è fottutamente ridicolo, così di volta in volta rispondo d’impulso. Non si può prendere sul serio una richiesta del genere. Ma certo al primo posto c’è sempre Il buono e il brutto e il cattivo di Sergio Leone. è il mio film preferito, non si può dire perché uno è il tuo film preferito.”

L’influenza di Sergio Leone è così radicale che sul set, quando il regista deve girare un “extreme close up” (primissimo piano) dice semplicemente alla troupe “Let’s do a Sergio”. “Facciamo un Sergio”.

“La cosa che ho sempre amato degli explotation movies prodotti in Italia negli anni ’70 è che era tutto larger than life, più grande della vita. La violenza, il sesso, la musica, il sangue, tutto era esagerato, teatrale, operistico.” aggiunge poi Quentin Tarantino, uno dei più grandi estimatori del Cinema italiano al mondo.

LEGGI ANCHE:  Quentin Tarantino, il suo New Beverly Cinema riaprirà a dicembre

“Ennio Morricone? Un gigante”.

È il momento di parlare della collaborazione tra Tarantino e Ennio Morricone, uno dei suoi miti, per la colonna sonora originale di The Eightful Eight.

“Era da tanto tempo che usavo la sua musica. In generale mi piace scegliere personalmente i brani della colonna sonora perché in fondo significa anche comporla. Poi Ennio Morricone mi ha fatto sapere che avrebbe voluto scrivere della musica originale per me. Così gli ho mandato la sceneggiatura di The Eightful Eight tradotta in italiano”.

Quando sono arrivato a Roma per consegnare il David di Donatello a Ennio sono stato a pranzo con lui e sua moglie Maria. Aveva ricevuto un’informazione sbagliata e credeva che dovessi ancora girare il film. Così mi disse di non avere più il tempo per comporre una intera colonna sonora, ma che aveva in mente un tema.

“Mi disse che poteva darmi 10 minuti di musica, ma c’era molto materiale inutilizzato dalla colonna sonora de La cosa di Carpenter, e che avrei potuto usare quello. Alla fine mi disse che scrivendo il tema poteva arrivare a 20 o 25 minuti di musica originale, che attraverso gli arrangiamenti potevano arrivare a 40. Poi avremmo potuto usare i brani de La cosa. Ero felicissimo.”

“Lavorare con lui era lavorare con un gigante. Un gigante.”

Seguire questa masterclass per un amante del Cinema di Quentin Tarantino è stato come un travolgente giro di giostra. Un racconto costellato di aneddoti, dall’invenzione del Big Kahuna Burger e le Red Apple Cigarettes alla coreografia della celeberrima scena del twist, creata con John Travolta che aveva effettivamente partecipato a quel genere di contest.

Fino al sangue di Leo Di Caprio in Django, una incredibile prova che ha visto l’attore ferirsi realmente con un bicchiere e continuare tranquillamente a recitare fino alla fine della scena, mentre la troupe restava col fiato sospeso.

Alla fine, sotto una pioggia di applausi Quentin Tarantino riceve il Premio alla carriera della Festa del Cinema di Roma dalle mani di un emozionatissimo Dario Argento. E noi non possiamo che ringraziare Roma Film Fest, che anche quest’anno con gli Incontri ravvicinati regala emozioni uniche, impossibili da dimenticare.