Cyrano è la trasposizione cinematografica della variazione musical della celebre commedia teatrale di Edmond Rostand. Il film porta la firma di Joe Wright, che ha portato sul grande schermo lo spettacolo di Erica Schmidt, e ha come protagonista, nei panni del burbero spadaccino, Peter Dinklage. Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival, Cyrano è in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Uscirà nelle sale italiane il 22 gennaio 2022.
Trama
La storia è quella di Cyrano de Bergerac, poeta e spadaccino con lo spirito di un eroe romantico, ma calato nella Francia del diciassettesimo secolo. Dopo una serata a teatro è convinto che la sua amica Roxanne sia pronta a confessargli l’amore che da sempre sperava ricambiato. La sua amata invece gli confesserà di essere stata rapita dallo sguardo di un avventore visto per la prima volta proprio la sera prima, e che entrerà nello stesso reggimento di Cyrano.
L’affascinante Christian non possiede le qualità intellettuali di Cyrano, che diventerà l’autore nell’ombra delle sue missive d’amore. Inizierà così un improbabile triangolo amoroso fatto di lettere, segreti, bugie, di guerra e di morte, e con l’inevitabile conclusione già inscritta nell’esistenza di chi vive soltanto un paio d’ore sperando in un applauso e dopo muore.
Cast
Peter Dinklage: Cyrano de Bergerac
Haley Bennett: Roxanne
Ben Mendelsohn: De Guiche
Kelvin Harrison Jr.: Christian
Trailer
Cyrano: recensione
Cosa aggiungere potrebbe un narratore a quanto già narrato dall’attore; a me non resta altro che sparire, fare un bell’inchino e poi svanire. Come Cyrano che confessa e muore ai piedi del suo grande eterno amore, anch’io finito il mio cammino mi accascio e vado verso il mio destino, che è quello di chi inizia e già finisce, sboccia e dopo un attimo appassisce, di chi vive soltanto un paio d’ore, sperando in un applauso e dopo muore.
In pochi non riusciranno ad associare a queste righe in rima baciata il monologo finale di Aldo in Chiedimi se sono felice. In fondo è merito anche dello struggente finale della trilogia originale di Aldo, Giovanni e Giacomo se il Cyrano de Bergerac fa così parte del nostro immaginario. Eppure il loro meta-teatro non era la prima volta che l’ossessione per lo spadaccino cercava di farsi cinema.
Dai primi esperimenti nel 1900 e nel 1908, fino al ben più noto Cyrano de Bergerac del 1990, che valse a Gerard Depardieu una nomination come migliore attore protagonista agli Oscar, sono numerosi i tentativi di trasformare in film il dramma d’amore di Cyrano. Ad oggi, probabilmente, il film-musical di Joe Wright rappresenta la migliore versione cinematografica di quest’opera immortale.
Il regista di The Darkest Hour torna per l’occasione alle radici del suo cinema, rivisitando il genere del dramma in costume pur raccogliendo tutta la sapienza e l’esperienza maturata nei sedici anni che lo separano da Orgoglio e pregiudizio. E in effetti la sua regia è l’ingrediente che rende possibile una formula davvero vincente.
Joe Wright direttore d’orchestra per Cyrano
Cyrano è uno di quei film in cui si avverte lo sforzo registico di armonizzare ogni elemento e ogni componente, perseguendo una visione che si costruisce dispiegando ogni possibile forza artistica. L’opening del film ne è un saggio magistrale. Il cinema si fa teatro, in una vera e propria ouverture dove la Commedia torna al suo luogo originale. La direzione della brulicante massa attoriale dà vita ad una perfetta coreografia che si fa specchio di tutte le contraddizioni insite nella mondanità parigina pre-rivoluzionaria.
Così i palchetti superiori vengono abitati da duchi e conti, dipinti in tutta la loro esecrabile ripugnanza dai soli trucchi e costumi. La platea si agita sotto di loro, pronta ad assistere allo spettacolo di un attorucolo di bassa lega. E con un singolo movimento di macchina, un ampio dolly a salire, Cyrano fa la sua comparsa, pronto a sfidarlo e a squalificarlo dal mondo del teatro, così offeso dalla sua presenza.
Manca solo il primo, magico, incontro tra Roxanne e Christiane, che Wright orchestra incastonando qualche campo e controcampo di sguardi nel numero musicale iniziale. È una sequenza praticamente perfetta, che si articola come un unico, precisissimo gesto. Wright ha davvero la bacchetta di un maestro in questo film, che come una partitura ha bisogno di qualcuno che la guidi per prendere vita. Ed è dalla partitura musicale che Cyrano non può prescindere, e che anzi rappresenta un suo punto di partenza essenziale.
Il musical di Erica Schimdt e il film di Joe Wright
Moglie di Peter Dinklage, direttrice del prestigioso New York Theatre, è lei l’autrice del musical ispirato alle vicende di Cyrano. Il punto di partenza sono quindi le musiche per questo allestimento off-broadway, ricche di momenti di buona inventiva e, soprattutto, di una solida drammaturgia musicale. Pur non essendo sostenute nel film da performance vocali sempre all’altezza, creano una struttura portante molto funzionale alla narrazione. L’utilizzo dei reprise di alcuni brani chiave funge da collante emotivo, lega le caratterizzazioni dei personaggi e le espande attraverso la musica.
A Joe Wright quindi non può essere riconosciuto nessun merito, in questo ambito, se non di aver scelto una partitura di buona fattura e di averla saputa rispettare e adattare. Gli equilibri del cinema sono diversi da quelli del teatro, e molti musical falliscono dove manca la proporzione tra i numeri musicali e le scene. Cyrano trova invece una quadratura davvero perfetta, in cui le parentesi musicali non si rendono mai invadenti ma, al contrario, sorreggono la forma.
La loro inserzione non è mai banalizzata, e ogni innesto è anticipato da arrangiamenti strumentali che svelano una certa raffinatezza nel leggere e interpretare musicalmente la corte e gli eroi della Francia del diciassettesimo secolo. Un mondo sfarzoso e paradossale, bersaglio prediletto dal poeta e spadaccino, sempre pronto a sbeffeggiarlo con prodezze linguistiche estreme, e all’occorrenza di spingersi più in là con qualche fendente ben assestato.
L’assolo di Peter Dinklage
L’attore è perfetto per il ruolo, andando a sostituire al proverbiale naso che pare modellato con lo stucco la sua fisicità così unica. Una fisicità non nascosta, anzi esasperata. Degni di lode il regista e il direttore della fotografia, che tra inquadrature soggettive e oggettive trovano sempre la misura ideale per restituire la singolarità di Dinklage, e trasformare la scena intorno a lui attraverso la macchina da presa.
Non è però alla sua sola statura che si riduce il suo ruolo; al contrario, è soprattutto nel suo controllo dell’espressione mimica e vocale che il Cyrano, beffardo canzonatore, prende forma. Dinklage si conferma un attore capace di trovare sempre una dimensione naturale all’interno del ruolo che veste, lo spazio necessario per una prova che si fa espressione di tutte le sue migliori qualità. E anche se tra queste non rientra il canto, in Cyrano troviamo davvero una performance che meriterà, probabilmente più di un riconoscimento.
La sua recitazione è talmente naturale e trasparente da non oscurare i comprimari del triangolo d’amore. Le prove di Haley Bennett e Kelvin Harrison Jr. non brillano della stessa intensità di Dinklage, eppure il sistema dei personaggi è perfettamente in equilibrio. C’è una grande sinergia quindi anche tra i tre protagonisti, che dà vita a potenti sferzate emotive e momenti di grande cinema.
Cyrano è uno dei film della stagione
E poiché il destino è scritto in nel cammino di chi inizia e già finisce, l’ultimo appassionato slancio di Cyrano si chiude in ciò che meno di tutti assomiglia ad un palcoscenico, ed è per questo più teatro di tutti i possibili. Un teatro senza fondale, senza sipario, senza il formicolare del pubblico. Un teatro di sola architettura e luce, dove i due protagonisti trovano lo spazio ideale per la confessione di Cyrano.
Sono i titoli di coda a fare da sipario, lasciandoci con la certezza di aver assistito ad un piccolo miracolo. Uno dei film della stagione è l’eterna ed ineluttabile parabola di un ardente spirito romantico. Un classico che si rinnova continuamente, e che nel film di Joe Wright ha trovato una delle sue massime espressioni.