Venom: La Furia di Carnage, la Recensione del film con Tom Hardy

La recensione del ritorno del famelico simbionte, Venom: La Furia di Carnage. Un sequel divertente ma poco convincente.

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Ritorna al cinema il tumultuoso simbionte legato all’universo di Spider-Man firmato Sony, con Venom: La Furia di Carnage. Memorabili le problematiche produttive del primo film. Tagli e censure che hanno modificato l’assetto violento affinché potesse essere più appetibile per tutti. Il risultato fu un quasi completo disastro.

Cambio di regia, dunque, affidando la macchina da presa ad Andy Serkis, e aggiunta di Woody Harrelson nel ruolo del villain di turno. Un piccolo rimpasto che però non ha prodotto gli effetti sperati, sebbene l’asticella si alzi rispetto al primo film.

Venom: La Furia Di Carnage, la Trama

Eddie Brock ormai convive con il suo Venom in maniera vagamente serena, finché qualcosa tra i due si spezza. Parallelamente, il buon Tom Hardy nelle vesti del protagonista, riesce ad incassare uno scoop che rilancia la sua carriera da reporter. Ed è proprio qui che inizieranno i veri problemi, anche a causa di Cletus Kasady, serial killer nel braccio della morte che riesce a fuggire per mano di Carnage.

Venom: La Furia Di Carnage, la Recensione

Chi sperava nel miracolo firmato Serkis, per questo Venom: La Furia Di Carnage, forse potrebbe anche gridarlo. Appare evidente che la svolta rispetto al primo, martoriato, film c’è stata. Eppure qualcosa scricchiola pericolosamente sin dall’inizio, soprattutto nella sceneggiatura.

La struttura rimane pressoché invariata, ricalcando di fatto il film supereroistico d’azione con tutti i suoi crismi e stilemi del caso. Con l’aggiunta di un approfondimento del rapporto tra Venom e Brock, ampliando la componente da buddy movie lasciata in superficie nel primo film.

Proprio qui troviamo forse il maggior pregio di Venom: La Furia Di Carnage. Si osserva più da vicino il rapporto antitetico tra i due, nemici-amici che convivono quasi forzatamente, alla ricerca di un equilibrio “di coppia” quantomeno difficoltoso. Uno vorrebbe mangiare cervelli umani, l’altro vorrebbe avere una vita normale. Eppure, paradossalmente, l’uno senza l’altro non può andare avanti.

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Onde evitare di scadere nel banale, il film firmato da Serkis amplifica al massimo questa dicotomia, alternando il grottesco di Venom con un dramma fin troppo forzato di Eddie Brock. Il risultato strappa molto più di una risata, nonostante alcuni imperdonabili scivoloni.

Tutto scorre liscio tranne quando Venom non cessa la sua funzione di contraltare dissacratorio e abbozza una forma sentimentale che scade nel patetico. Poco male finché si ritorna in carreggiata e si conclude il film (senza far spoiler e scusandoci per il turpiloquio) con un sonoro “Ma vaffanculo” in risposta ad un momento finale forzatamente emotivo. Che volendo, anticipa anche la reazione dello spettatore, per come è costruita la sequenza.

In tal senso, merita un plauso l’interpretazione di Tom Hardy, abile da solo nel saper gestire dialoghi che di fatto sono veri e propri monologhi. Ogni emozione del personaggio, sia essa di rabbia o di frustrazione, viene mostrata perfettamente. Facile immaginare che il lavoro protratto dall’attore di Bronson non sia stata cosa affatto facile.

Discorso analogo anche per il villain di turno, Woody Harrelson, la cui bravura è indiscutibile, ancor più quando si tratta di inscenare un pazzo serial killer come Cletus Kasady. Sebbene un trucco quantomeno rivedibile, la follia omicida viene perfettamente restituita dall’inizio alla fine. Nulla di strano, soprattutto se si parla del protagonista di Assassini Nati.

Ma è proprio qui che sfortunatamente iniziano gli scricchiolii di cui sopra. Se da un lato il rapporto simbiotico tra Hardy e Venom viene approfondito e caratterizzato, quello tra i due villain (in uno) viene completamente tralasciato e ridotto ai minimi termini. Possiamo intuire che Carnage sia tale poiché “contaminato” dall’innata (ma anche indotta) follia di Cletus.

Tutto il resto però viene completamente tralasciato o vagamente abbozzato senza mai scendere in dettagli fondamentali per la caratterizzazione di questo doppio villain. E non basta la bravura di un attore come Harrelson a colmare questi vuoti fondamentali per dare un senso ed una quadratura ad un villain che ha comunque un certo fascino come Carnage.

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Dal microuniverso legato al personaggio antagonista, si passa quindi al macrouniverso della sceneggiatura di questo divertissement di un’ora e mezza circa. Purtroppo, gli eventi che si susseguono nella storia navigano nel mare del pretestuoso. Il rapporto di causalità tra azione e reazione è scritto in maniera forzata, abusando fin troppo della sospensione dell’incredulità.

Chiaramente non dovrebbe esserci alcuna pretesa di fronte a Venom: La Furia Di Carnage. Parliamo pur sempre di un cinema che ha intenti precisi e volti più al divertimento e alla spettacolarizzazione, discretamente esaltate anche dalla regia di Serkis. Tuttavia non è cosa facile seguire il film senza porsi delle domande su ciò che accade e soprattutto sul come.

Sicuramente potrà esserci una discreta soddisfazione nello spettatore che, conscio di cosa andrà a vedere, troverà pane per i suoi denti. Ancor più dopo la classica scena post titoli di coda, che a suo modo riesce a risollevare il film, ponendolo di fatto come capitolo “di mezzo”. Non aggiungiamo altro per evitare spoiler, seppur prevedibili e già messi in rete da qualche buontempone, per usare un eufemismo ed evitare di scadere (di nuovo) nel turpiloquio.

Cast

  • Tom Hardy: Eddie Brock/Venom
  • Woody Harrelson: Cletus Kasady/Carnage
  • Michelle Williams: Anne Weying
  • Naomie Harris: Francis Barrison
  • Stephen Graham: detective Mulligan

Trailer