Un utente di TikTok ha svelato un dettaglio nel tiro alla fune visto in Squid Game che avrebbe potuto cambiare il senso del finale
Attenzione: questo articolo contiene spoiler di Squid Game
Squid Game, show Netflix del momento, racconta di una serie di giochi per bambini mortali ai quali partecipano 456 giocatori nel tentativo di vincere moltisimi soldi. Il terzo ai quali i concorrenti prendono parte è il tiro alla fune. I giocatori rimasti si dividono in squadre composte da 10 persone che devono affrontarsi in una sfida all’ultimo sangue.
In una di queste c’è Il-nam, Giocatore 001. È un uomo molto anziano che si scopre essere, alla fine della serie, la mente dietro a tutto. Prima che il tiro alla fune inizi, afferma di aver giocato molto da bambino a questo gioco e di aver usato una strategia particolare per assicurarsi di non perdere mai. Mentre la sfida si prepara a iniziare, tutti sono bloccati con un lucchetto alla corda, assicurandoli alla morte in caso di sconfitta. Tuttavia, siccome Il-nam è per l’appunto il responsabile del gioco e non può realmente essere in pericolo, non può essere bloccato alla corda in caso di sconfitta. Un utente di TikTok ha infatti notato che il suo bracciale che lo lega alla corda, non è bloccato dal lucchetto.
Questo dettaglio, all’apparenza insignificante, avrebbe potuto rivelare dunque che il Giocatore 001 fosse speciale e non corresse un reale pericolo. Sarebbe dunque stato facile capire che l’anziano uomo fosse una delle menti dietro al gioco e questo avrebbe potuto rovinare la sorpresa dell’enorme colpo di scena finale. Fortunatamente davvero in pochi se ne sono accorti ad una prima occhiata.
Secondo una teoria molto gettonata che ruota attoro a Squid Game inoltre, Il-nam non solo sarebbe appunto la mente dietro a tutto, ma potrebbe addirittura essere il padre biologico di Gi-hun, il protagonista della serie (qui i dettagli).
Cosa ne pensate di questo dettaglio? L’avevate notato? Avevate capito la vera identità di Il-nam prima della rivelazione finale? Ditecelo nei commenti.
