Giacomo Poretti, membro del celeberrimo trio comico insieme ad Aldo Baglio e a Giovanni Storti, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera parlando del suo nuovo libro, Turno di Notte. Si tratta di un’opera nella quale il comico racconta della sua esperienza come infermiere tra il 1974 e il 1985.
I ricordi più belli li ho in chirurgia plastica e traumatologia-ortopedia. C’era una tale carenza di infermieri che ti impiegavano subito a fare tutto, anche se non eri diplomato. Ma il reparto che mi ha segnato di più è stato medicina, con i pazienti di oncologia. Sono passato per prove di umiliazione mica male: l’infermiere deve occuparsi del corpo del malato, un corpo sporco, che suppura, che maleodora. Il tuo primo compito è pulirlo, e non è sempre piacevole. Certo, è più umiliante per l’ammalato. Quando sono stato io dall’altra parte e bisognoso di cure, pappagallo compreso, pensavo: “Ma sono stato attento e premuroso con i pazienti quando me lo chiedevano?” Perché prima glielo porti via e prima li togli dall’imbarazzo.