Il più famoso e rivoluzionario video dei Radiohead: Paranoid Android
L’anno è il 1997. I Radiohead stanno decidendo il loro destino, distanti da ogni altra band contemporanea, con il singolo Paranoid Android, brano ammiraglio di quell’incredibile cambiamento portato dall’album OK Computer. La canzone, spesso definita (impropriamente) come la “Stairway to Heaven” degli anni ’90, è un punto di svolta fondamentale per la band inglese.
E questo non solo per via della propria particolarità a livello compositivo, che la porta a figurare come esempio eccezionale di alternative mainstream ambizioso ma anche di grande successo. No, buona parte del merito va sicuramente al video della canzone: un video famosissimo, ma da molti forse mai realmente capito. Cosa che, di certo, lo rende ancor più affascinante. Di questo parliamo oggi.
Il protagonista del video è un personaggio di nome Robin (come testimonia la R sul suo berretto). Si tratta di una figura proveniente da una serie chiamata anch’essa Robin, creata dall’animatore svedese Magnus Carlsson e andata in onda originariamente in Svezia e in Canada. Qualcosa di pressoché sconosciuto in Italia, dove il personaggio è sicuramente più famoso grazie ai Radiohead.
Leggenda vuole che Carlsson, contattato dai Radiohead per occuparsi appunto del video di Paranoid Android, ne studi la realizzazione chiudendosi per dodici ore di fila nel proprio ufficio e ascoltando la canzone a ripetizione, prendendo appunti e tirando giù idee. In quel momento, la band non gli fornisce le liriche del brano ma solo la base musicale, perché non si vuole un video troppo “letterale”.
Sembra che Thom Yorke stesso voglia Robin come protagonista del video per Paranoid Android. Di lui il cantante dice che è un personaggio “Molto vunerabile, ma è anche violentemente cinico e molto forte e [che] si rialza sempre”. Non è difficile immaginare come Yorke riveda sé stesso in questo tipo di figura.
Robin potrebbe anche essere, in questo caso, la personificazione della musica e dell’etica artistica dell’intera band. Il personaggio vaga in un mondo animato ma spento, spettatore passivo di una serie di scene distopiche e parodistiche insieme. Più che una vittima, è una specie di figura condannata a sentirsi eternamente estranea rispetto a un mondo che, dal suo punto di vista, non ha senso.
Yorke dice: “Riguarda la violenza attorno a lui, che è esattamente come la canzone. Non la stessa specifica violenza come nel testo, ma tutto ciò che accade attorno a lui è profondamente preoccupante e violento; però lui si immerge nell’oblio. Lui è lì, ma non è lì. Ecco perché funziona ed ecco perché mi sconvolge ogni volta che lo vedo”.
Le immagini rappresentate non assumono quindi un significato specifico all’interno di una narrazione organizzata, ma sono più sprazzi irregolari di un mondo fatto di cinismo e brutalità. Tuttavia, le vicende riguardanti i tre protagonisti (Robin, il suo amico Benjamin e l’uomo politico senza nazione che funge da “antagonista”) si possono perlomeno inserire in uno schema dialettico.
Se Robin rappresentà l’ingenuità e la spontaneità, il politico porta in sé vizio e corruzione. Ecco perché quest’ultimo cerca di far scendere Robin dal lampione sul quale il ragazzo cerca rifugio dalla durezza della realtà. Vorrebbe riportarlo “con i piedi per terra”, laddove però la necessità di fuga di Robin premia lui e non il politico: quest’ultimo è infatti infine vittima della sua stessa perversione senza morale.
Robin, invece, riceve una sorta di sanzione divina, venendo salvato da un angelo. Un po’ la parodia di quel che ci si aspetta, nel mondo occidentale cresciuto ad immagini religiose, quando si sta dalla parte dei “buoni”. Benjamin, in tutto questo, sembra prendere la parte di nessuno e fungere un po’ paradossalmente da mediatore inattivo.
Tutte le altre immagini rappresentano un po’ i confini di questo mondo allucinante e allucinato. La prostituta che concede una “sbirciata”, la barista prosperosa e “disponibile”, le sirene a seno scoperto; l’angelo a bordo di un elicottero, l’uomo “caso umano” che ha una testa che gli cresce sulla pancia.
Si tratta di esagerazioni ed esacerbazioni di preconcetti e ideali che permeano la nostra società, segnalando l’inutilità finale delle idee concernenti sesso, religione, politica, fantasia. Paure, speranze, codici di comportamento e pregiudizi sugli altri vengono ridotti a zero mentre Robin attraversa la sua epopea come affronterebbe qualunque vicenda quotidiana.