A solo un anno di distanza dal rilascio di Like a House on Fire, gli Asking Alexandria tornano sorprendentemente sulle scene con See What’s On the Inside, settimo lavoro in studio prodotto dal complesso britannico.
Un album nato da necessità e occasioni, da possibilità negate e, di conseguenza, nuove vie proposte che hanno portato ad un lavoro che, nonostante il “brevissimo” periodo di produzione (per i canoni moderni), emerge con un’identità coesa, genuina e naturale.
Sospeso il previsto tour per Like a House on Fire a causa del Covid, Danny Worsnop e soci decidono quindi di non sprecare tempo e possibilità, ritornando in studio con un nuovo lavoro che vede la vita dopo ben due mesi di isolamento dal mondo circostante.
Un isolamento, quello affrontato dagli Asking Alexandria nello studio nei pressi di Franklin, che ha dato la vita ad un album intimo, sincero, ispiratissimo e scevro dalle “zozzure” di influence esterne che spesso deviano e distorcono l’ispirazione o, semplicemente, la rallentano.
Con See What’s On the Inside, infatti, gli Asking tornano ad indagare il lato più naturale e primordiale della loro musica, forse il più sincero e spontaneo, abbandonando le sperimentazioni dei precedenti lavori e tornando su di un alternative metal/metalcore compatto, emotivo e carismatico.
See What’s on the Inside – dove non arriva l’originalità ci pensa l’efficacia
Nonostante sia privo di trovate avveniristiche o sound particolarmente originali ciascun pezzo di See What’s On The Inside è dotato di un potenziale di ascoltabilità spiccatissimo, dando vita ad un lavoro che, senza sfociare nella banalità, riesce a rendere con efficace semplicità idee e musicalità.
Ne emerge così un lavoro carismatico e spinto, ricolmo di durezze e spigolosità, di chitarre granitiche ed enormi in un mix compatto ed estremamente punchy ma in grado di essere anche tremendamente aperto e trascinante nei momenti più emotivi ed intensi della tracklist.
Con pezzi come Alone Again il complesso britannico va a rispolverare i “maestri del passato”, proponendo un lavoro dalla chiara patina più “classicamente” metal riuscendo ad emergere con un pezzo ad ogni modo fresco, trascinante e sempre godibile.
A seguire l’incendiaria Faded Out continua sulla via della durezza, una rotta ottimamente battuta ancora una volta dalla rabbiosa e provocatoria penultima traccia: Fame.
E se agli antipodi sono piazzati alcuni dei pezzi più granitici e duri della tracklist, il cuore dell’album va a formarsi di momenti di estrema intensità e sensibilità con episodi più propendenti all’alternative metal o al melodic metalcore.
Con Find Myself ci si sofferma su una sorta di “power ballad” semplice ma raffinata. Dotata di impressionante carico emotivo ma non per questo spenta o ingrigita, capace così di mantenere alta l’intensità e l’energia della riproduzione.
Un’energia, quella di What’s On The Inside, che trova ancora conferma in episodi del calibro di If I Could Erase It e You’ve Made it This Far, prima di sfociare nell’esplosione climatica della toccante ballata e title track See What’s On The Inside.
Con questa nuova produzione gli Asking Alexandria portano nell’esperienza dell’ascoltatore un bagaglio composto da genuinità e sincerità, di freschezza e semplicità in un album che senza portare con sé virtuosismi ed innovazioni riesce e lasciare una potente impronta emotiva.
Un lavoro intimo e interiore, ragionato e probabilmente (visti i brevi compressi tempi di produzione) nato di impulso. Tutto ciò si riflette nell’enorme capacità di lasciare il segno comunicando, senza sbavature ed eccessi, scopi e messaggi, obiettivi e direzioni che la band britannica ha voluto esplorare.
Non poteva essere, effettivamente, un titolo come “See What’s on The Inside” più calzante. Alle volte non sono necessarie enormi acrobazie circensi per riuscire ad andare oltre, vedere “il dentro” delle cose e poi narrarlo. Basta semplicemente aprire gli occhi verso le cose più semplici, più reali.